Chi frequenta il mondo della rete sa benissimo quanto sia facile dare vita a rapporti di vario genere con gli altri suoi frequentatori. Trasformare questi rapporti in legami autentici e significativi è evidentemente, invece, un altro paio di maniche.
È indubbio, però, che il tipo di relazione che può nascere tra due persone che non si conoscono, non si sono mai viste e che, almeno all'inizio, non sanno nemmeno che suono abbia la voce dell'altro sia singolarissimo, per certi versi assolutamente unico e inimitabile. Sociologi, psicologi, giornalisti, tuttologi e cialtroni vari hanno scritto pagine e pagine sul tema 'Le relazioni personali nell'era di internet'. Dunque non aggiungerò banalità a banalità.
Posso però dire che, quando una creatura abitatrice della rete entra nella mia vita e, dopo i primi scambi, ne diventa una piacevole costante, a me viene quasi subito il desiderio di darle una voce, in primis, e poi anche un volto. Mi piace anche di più ritrovarmela accanto, guardarla negli occhi, vedere come si muove nello spazio, come si siede su una poltrona, se quando parla si tocca spesso i capelli o gesticola con le mani, se sorride spesso, se ha rughe d'espressione.
Insomma, mi piace incontrarla in carne ed ossa.
Finora non sono state molte le persone che, partendo da un avatar o da un nickname, hanno acquistato davanti ai miei occhi materia e spessore, ma sono state tutte belle conferme: uomini e donne che non hanno mostrato in rete un'immagine 'ripulita' e insincera di loro stessi e il contatto con i quali non ha ingenerato in me alcuna piccola o grande delusione ma, al contrario, grande tripudio, e la sensazione nettissima e confortante di essere una persona per molti versi fortunata.
Qualche giorno fa, nel salotto di casa mia, si è materializzato un mio amico conosciuto su aNobii. Insieme alla sua compagna e alla Spia abbiamo trascorso il tempo di un pranzo.
Pranzo improvvisato (non era previsto) e per questo tanto più gustato e condiviso in un reale spirito di intimità e di rilassatezza.
La ricetta è questa, tratta da Nigella Bites della mia Nigellona (a proposito! A settembre uscirà in Inghilterra il suo nuovo libro. Ovviamente ho il dito già pronto sul tasto buy it nella libreria online dalla quale in genere mi servo).
Welsh-Rarebit Muffins (chi di voi fosse curioso e leggesse l'inglese potrebbe aver piacere a consultare la pagina di Wikipedia relativa a questo singolare piatto gallese, il welsh rarebit, appunto, di origine settecentesca, al quale Nigellona si è moooolto liberamente ispirata per la rielaborazione di questa ricetta, apparsa originariamente in un libro americano, The Joy of Muffins. Troppo complicato? In questo caso, passate direttamente agli ingredienti e lasciate le preoccupazioni filologiche a chi voglia perderci qualche minuto).
Dicevamo...
(per Jörg e Luisa)
Welsh-Rarebit Muffins
(per 12 muffins)
225 gr. di farina autolievitante
50 gr. di farina di segale (io ho usato una normale farina integrale)
1 cucchiaino di lievito
½ cucchiaino di bicarbonato
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaino di senape in polvere
125 gr. di formaggio grattugiato (nella ricetta originale è il Cheddar; io in genere colgo l'occasione per dare un senso agli ultimi istanti di vita di pezzetti di formaggio che languono nel mio frigo; di solito opto per formaggi abbastanza saporiti: del pecorino, per esempio, 'tagliato' con un po' di caciotta di mucca o di Asiago; mai provato il parmigiano; voi sbizzarritevi)
6 cucchiai di olio (vegetale nella ricetta originale, ed è quello che uso io; se vi fa orrore anche solo l'idea, provate con dell'olio di oliva leggero)
150 gr. di yogurt intero (greco nell'originale)
125 ml. di latte intero
1 uovo
2 cucchiai di salsa Worcestershire
Preriscaldate il forno a 200°.
Mettete in una ciotola capiente tutti gli ingredienti secchi.
In un bricco dosatore tutti gli ingredienti liquidi.
Versate questi ultimi nella ciotola di cui sopra, mescolate con una forchetta giusto per amalgamare (la mia amica Paolina dice che bisogna girare 7 volte, non una di meno e soprattutto non una di più), versate il composto grumoso nella teglia da muffins, eventualmente rivestita da pirottini di carta.
Fate cuocere per 20', trascorsi i quali tirate fuori velocemente la teglia, aggiungete un paio di gocce di salsa Worcestershire sul cucuzzolo di ogni muffin, rimettete sempre con velocità la teglia nel forno e aspettate altri 5'.
Non mangiateli appena sfornati (la temperatura sarà più o meno quella dei pomodorini di Fantozzi), ma non lasciateli raffreddare troppo. L'ideale è che siano ancora tiepidi (detto ciò, si riscaldano benissimo).
Anzi, l'ideale è che li mangiate insieme a qualche bella persona che fa parte della vostra vita, che ci sia entrata fin da subito in carne e ossa o sotto forma di parole su un monitor, sentendovi incredibilmente fortunati e privilegiati per aver incrociato la sua strada.
Enjoy!