venerdì 29 maggio 2009

Julie & Julia di Julie Powell


Devo ammettere che mi aspettavo qualcosa di più da questo libro, la cui lettura, nonostante lo stile fin troppo brioso della Powell, mi è risultata spesso di una noia mortale.

Sarà che appunto l'autrice mi è sembrata anche troppo preoccupata di mostrarsi brillante e divertente (e ha spesso semplicemente confuso ciò che per lei corrisponde ad uno stile frizzante con una tendenza a volte esagerata e non necessaria alla volgarità gratuita), sarà soprattutto che mi aspettavo di trovare più Julia Child che Julie Powell nel libro, e sono stata, da questo punto di vista, delusa, tanto che il titolo, per me, avrebbe potuto benissimo essere 'Julie & Julie' oppure 'Julie (&, Sometimes, Very Little of Julia)'.

Se infatti trovo il personaggio di Julia Child di estremo interesse, con il suo personalissimo mix di esuberanza, energia positiva e volontà e la sua vena di folle eccentricità (a Parigi, dove il marito era stato mandato per lavoro, decise a 37 anni di imparare a cucinare e diventò quel che diventò), non posso dire altrettanto di Julie Powell, e me ne dispiaccio.

Non mi ha stupita il fatto che, proprio a poche pagine dalla fine, si racconti che l'allora 91enne Child, durante un'intervista, espresse tutto il suo dissenso circa 'il progetto' della Powell (che consisteva nella realizzazione, in un anno, di tutte le 524 ricette contenute nel celeberrimo Mastering the Art of French Cooking) e definì quest'ultima 'una villana rifatta e sboccata priva di serietà', o qualcosa del genere (non che ne volesse dir male, commenterebbe Woody Allen).

Tengo a precisare che sono molto contenta che la Powell abbia trovato, grazie a Julia Child e al suo straordinario esempio di vitalità ed entusiasmo, e grazie a questa folle idea di 'cucinare' un suo intero libro nell'arco di un anno, un motivo per abbandonare il suo squallido lavoro che la rendeva una donna frustrata e insoddisfatta e che, contestualmente, abbia anche raggiunto l'invidiabile risultato di fare soldi 'scrivendo in pigiama a Long Island City'. Mi spingo a dire che mi auguro abbia trovato anche qualcosa di più: un po' di felicità, e una maggiore autostima.

Ma se avesse evitato di raccontarlo a tutto il mondo con un libro come questo, ne sarei stata ancora più contenta.


Julie Powell, Julie & Julia. My Year of Cooking Dangerously, Back Bay Books, New York 2006.


6 commenti:

  1. Lo sto leggendo proprio in questi giorni. E' giusto un libro per addormentarsi meglio. Soliti luoghi comuni degli americani sugli europei, l'aneddoto scipito portato al rango di storia, i sospiri e i gridolini di gente che sostanzialmente non ha una beata fava da fare nella vita. Ne sono pieni i cataloghi, di libri come questo. Frustrazione, provincialismo e cliché che traboccano appiccicosi come marmellata da un barattolo rovesciato. Divertente perché loro credono di vedere "noi" da fuori, mentre siamo "noi" ad osservare "loro" come dentro un recinto di animali rari.

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  2. Ciao David,
    io non ricordo mi addormentassi meglio la sera, dopo aver letto (faticosamente) qualche pagina di questo libro. Mi addormentavo, spesso, in preda alle paturnie, prendendomela con me stessa per aver scelto una simile lettura, così inadeguata a depositarmi piacevolmente tra le braccia di Morfeo. Il libro del comodino, infatti, deve essere scelto con grande, grandissima cura. Ne va di una serena notte di sonno, una cosa molto importante (soprattutto alla mia età!).
    Grazie per essere passato!

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  3. Torno da dove sono venuto. E' che a volte questi bamboleggiamenti di stampo anglosassone mi fanno male al fegato.

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  4. Sì, hai ragione. È il tono lezioso e bamboleggiante, unito all'assoluta mancanza di sostanza e stile, ad essere 'doloroso' da sopportare.
    Torna quando vuoi.

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  5. Ieri sera ho visto il filme, che secondo me, a questo punto ricalca pienamente il libro. Naturalmente Maryl Streep è sempre strepitosa, ma non basta un nome così a dare spessore a un intero film. Il resto è noia.
    A proposito di letture serali, quanto hai ragione cara Duck. Un proverbio orientale dice che gli ultimi pensieri prima di dormire mettono radici in te durante la notte.
    Un abbraccio

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  6. @ Marilì: ah sì, la bravura di Meryl Streep non si discute (chi potrebbe farlo? mi chiedo), ma non è sufficiente, hai pienamente ragione.
    Bellissimo il proverbio orientale che hai citato. E verissimo.
    Un abbraccio anche a te

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