venerdì 24 agosto 2012

Calendario: Jorge Luis Borges, Buenos Aires, 24 agosto 1899

I giusti

Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che intuisce un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.

da La cifra, collana Lo Specchio Mondadori 1982, traduzione di Domenico Porzio.

giovedì 23 agosto 2012

Calendario : Edgar Lee Masters, Garnett (Kansas), 23 agosto 1869

mercoledì 22 agosto 2012

Calendario: Ray Bradbury, Waukegan (Illinois), 22 agosto 1920

Doveva esserci un miliardo di foglie sulla terra; egli vi passava a guado, dentro quella fiumana arida che odorava di chiodi di garofano e polvere calda. E gli altri odori! Ce n'era uno come di patata tagliata, che saliva da tutta la terra, aspro, freddo, bianco per avere su di sé la luna quasi tutta la notte. C'era anche un odore come di sottaceti svaporante da una bottiglietta aperta e un odore di prezzemolo sul tavolo di cucina, a casa. C'era un lieve odore giallastro come quello della senape in vasetto. C'era un odore come di garofani nel giardino della casa accanto. Montag abbassò una mano e sentì un'erbaccia protendersi come un bimbo a sfiorarlo. Sulle sue dita rimase un odore di liquerizia.
Si fermò ad aspirare gli odori della terra, e più respirava più assorbiva tutte le singolarità della terra. Montag non era vuoto. Ve n'era più che a sufficienza per colmarlo. Ce ne sarebbero sempre stati più che a sufficienza.

da Fahrenheit 451, Oscar Mondadori, 1978, traduzione di Giorgio Monicelli.


venerdì 3 agosto 2012

Dei gusti alimentari dei bambini, della maturità, di donne barbute del circo e di un insolito sorbetto

Ho trascorso qualche giorno con la sorella della Spia e sua figlia di 7 anni in un campeggio, vicino al mare.

Sono stati giorni per lo più sereni, animati dal contatto con la natura  (anche se aver paura di quasi qualunque forma di vita animale che possieda più di 4 zampe non è un punto di partenza dei più felici se si dorme in una tenda, accampati in una pineta; infatti non ho praticamente dormito), da incontri umani singolari, anche se effimeri, da riflessioni solitarie e no su molte questioni: l'infanzia, l'educazione, la maternità, la seduzione, l'autonomia, la famiglia, il potere aggregante e trasformatore della musica. Queste le prime che mi vengono in mente.

Ma più di tutte, la questione del cibo ha conquistato la mia attenzione.
Sarà perché in questo campeggio moltissimi erano i bambini, ho avuto la conferma di quanto si tratti, per molte famiglie, della Questione per eccellenza.
Per chi, come me, vi assista dall'esterno, i complicatissimi negoziati che madre e figlio trattano ad ogni pasto di fronte a un piatto sono un fenomeno affascinante e complesso.

Ho notato che i bambini sono terribilmente limitati e simili tra loro, in fatto di gusti alimentari: la pasta al burro pare vada per la maggiore, sempre e comunque, così come le patate, praticamente in tutte le preparazioni. La carne non riscuote unanime successo, nemmeno il pollo arrosto che, chissà perché, mi aspettavo avesse quotazioni altissime presso giovanissimi palati. Ben piazzate, però, le polpette.
I dolci, ovviamente, figurano ai primi posti della classifica: il cioccolato, in primis, e i gelati, ovviamente. 
Le torte di frutta si mangiano, ma solo martoriandole con efferate trivellazioni al fine di rimuoverne ogni minima particella di frutta, e trasformando il tavolo da pranzo in un mezzo delirio.

E che dire della generale diffidenza infantile nei confronti di tutto quel che è nuovo? 
Sono rarissimi i pargoli che messi di fronte a una forchettata di una pietanza mai assaggiata prima accettano - seppur titubanti - di fare un tentativo. Impossibile spiegar loro che si privano di un'esperienza che potrebbe anche essere gradevole.

Per contrasto, mi pare sempre più evidente che l'età adulta annoveri, tra i suoi molti doni, la capacità di accettare ed accogliere la complessità, intesa come pluralità: con gli anni aumenta il numero degli strumenti di lettura e comprensione del reale, si amplia il ventaglio e la varietà delle esperienze che si vanno accumulando, delle storie dalle quali ci si lascia avvicinare, toccare, attraversare e cambiare - o così dovrebbe essere, io credo.

Il che si traduce, anche dal punto di vista alimentare, in una maggiore disponibilità a tentare, a rischiare, a dare credito. La curiosità vince la paura e soprattutto la certezza, dettata dall'immaturità, di sapere già tutto di tutto, di aver abbracciato e compreso tutto il mondo dal proprio ridottissimo e individualissimo punto di osservazione.
Tutta questa pappardella perché la ricetta di oggi è decisamente insolita: si tratta del sorbetto di sedano e limone di Lisa Casali, tratto dal suo Ecocucina (Gribaudo, 2012).

Non sono una grandissima amante del sedano, ma uno dei produttori dal quale ci riforniamo di verdure con il nostro gas ne produce quantità ingestibili (lo ama molto, ci ha confessato durante una visita alla sua azienda agricola - non che non l'avessimo capito) e dunque ogni volta devo trovare il modo di smaltirlo: talvolta lo unisco all'insalata; per lo più lo congelo per fare il brodo - posso fare brodo per interi reggimenti da qui al 2020.

Quando ho letto questa ricetta, che tra l'altro usa ciò che spesso del sedano si scarta (le foglie e le parti apicali), l'ho voluta provare, animata dalla curiosità e anche da quella strana miscela di incredulità, repulsione e fascinazione che si può provare di fronte - che so - la donna barbuta del circo.

Fino a pochi anni fa non mi sarebbe mai venuto in mente di sprecare tempo ed energia per preparare una pietanza tanto insolita e, sulla carta, tanto poco appetibile per me - e mi riallaccio al discorso di cui sopra (che, sia ben chiaro, vale soprattutto per la sottoscritta, come quasi tutti i discorsi che faccio in questo blog).

E avrei fatto male.
Perché questo strano sorbetto è molto gradevole, rinfrescante e - almeno per me - digestivo.
Mi piace mangiarne qualche cucchiaino dopo pranzo: essendo di gusto deciso (ma questo dipende moltissimo dal sedano) a little goes a long way, come dicono gli inglesi, cioè ne basta poco per avere la propria soddisfazione: per me un bonus.

Due parole sul libro: è scritto in maniera scorrevole, è gradevole dal punto di vista grafico ed estetico, con dietro un progetto preciso e un'idea di cucina e di vita improntata ad un sano (e necessario) ridimensionamento e contenimento dei consumi e degli sprechi.
Lisa Casali sembra sapere quel che fa: ha un piglio sicuro, semplice, garbato, senza leziosità e bamboleggiamenti. Spiega con precisione l'idea di fondo del suo libro - che non potrebbe vedermi maggiormente d'accordo - citando fonti attendibili, sostenendo le sue posizioni con dati che han tutta l'aria di essere autorevoli e affidabili.

Per me, promossa a pieni voti!

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Sorbetto di sedano e limone (ho modificato leggermente la procedura)

3 dl di acqua
180 gr di zucchero di canna
100 gr di foglie e parti apicali del sedano (quelle che normalmente si scartano)
1 limone
1 albume

Mettete l'acqua e lo zucchero in un pentolino, portate a bollore e fate sobbollire per 5'.
Lasciate raffreddare.

Lavate e tritate il sedano: mettetelo dentro il bicchiere del frullatore insieme alla scorza grattugiata del limone.
Unite lo sciroppo di zucchero e azionate per 25"-30": per i miei gusti, meno si sentirà la granulosità delle foglie tritate e meglio sarà.

Aggiungete l'albume e azionate nuovamente il frullatore per altri 30".
Trasferite in un tupperware e mettete in freezer.

In teoria ogni 2-3 ore dovreste tirarlo fuori e dargli un'altra energica mescolata (con una frusta, elettrica o no). Io preferisco lasciarlo dentro il freezer tutta la notte e l'indomani mattina ripassarlo brevemente nel frullatore.

Quando volete consumarlo non c'è bisogno di tirarlo fuori con largo anticipo: 10-15 minuti sono sufficienti.

Enjoy!