domenica 9 agosto 2009

Del sapersi sacrificare (un po') e di pomodori gratinati


Come ogni estate si fa un gran parlare, nei foodblogs, della poca voglia di cucinare, soprattutto di tenere il forno acceso, perché fa caldo e ci si sente svogliati, inerti, desiderosi di accasciarsi dovunque si possa essere raggiunti dal più tenue refolo di frescura.

Il forno acceso a me non dà noia. E' in cucina, e mentre è in funzione io sono ben libera di accasciarmi altrove, aspettando che suoni il timer topomorfico di nome Ernesto.

Certo, quando si preriscalda, si sta lì e si soffre un po', va bene. Ma è un disagio contenibile, almeno per me, soprattutto tenendo ferma la mente al risultato che si produrrà alla fine. Bisogna sapersi proiettare nel futuro, lo dicono tutti. Bisogna sapersi sacrificare per il bene, anche e soprattutto qualora non sia immediato ma richieda tempo e pazienza, lo dicono in tanti: è il problema del mondo contemporaneo, pare, dominato dall'ansia della soddisfazione immediata di qualunque bisogno o desiderio si imponga alla nostra attenzione (è incredibile come, partendo da un forno, io possa arrivare, senza fatica alcuna, a pontificare su praticamente qualsiasi argomento; è preoccupante, più che incredibile...).

Ho anche comprato di recente un libro francese sulla cucina a crudo, che ho letto in vacanza segnandomi un bel po' di ricette da provare, pensando che non ci sarebbe stato momento migliore di questa estate torrida per sperimentarle. Invece, poi, ogni volta che mi metto a pensare a cosa preparare da mangiare, finisco per scegliere sempre piatti da cuocere in forno.

Dietro questa mia predilezione c'è dunque la convinzione che, la maggior parte delle volte, quando si mette qualcosa in forno (a parte alcune preparazioni particolari) la si dimentica lì, mentre, quando si cuoce qualcosa sul fornello, viene richiesta una certa partecipazione attiva, che si tratti di mescolare ogni tanto o in continuazione.

Ecco, è questa necessità di stare in piedi davanti al fornello che mi inquieta, soprattutto in quest'estate calda e umida, in cui ancora più penoso mi sarebbe lo stare lì a rimestare, raggiunta da bollenti sbuffate di aromatici vapori.

Dunque, all'insegna del 'semplice (o pigro, dipende dai punti di vista) è bello', qualche tempo fa ho provato questi saporiti pomodori ripieni.

Non di riso, che non mi piacciono e non mi sono mai piaciuti (da piccola avrei mangiato solo i primi chicchi del ripieno, leggermente bruscati, e non riuscivo assolutamente a vincere il disgusto per il pomodoro stesso, sempre un po' acido, e reso molliccio dalla cottura... orrore), ma di pane grattato, pecorino, parmigiano ed erbe aromatiche.

Un attimo farli e un attimo mangiarli. Tra le due operazioni, circa mezz'ora di tempo da passare (possibilmente) svaccata sul divano, a leggere con i gatti una di quelle riviste femminili che ogni tanto mi compro per soddisfare una mia insana e vergognosa tendenza alla fatuità, ahimé dura a morire.

La ricetta è tratta da Twelve, di Tessa Kiros, di cui parlato a più riprese, e risulta come 'pomodori gratinati'.
La presento praticamente inalterata, ma per certi versi è solo una bozza: le varianti immaginabili sono parecchie, a partire dalla scelta delle erbe aromatiche e del formaggio.

Va da sé che non ho mai contato esattamente le foglie della menta o del basilico, così come sono sempre andata ad occhio per la quantità del prezzemolo (che più di una volta non ho messo, essendone in quel momento sprovvista); però a me fa sempre molto piacere trovarmi di fronte una ricetta scritta per filo e per segno: mi sento poi più sicura nel prendermi, eventualmente (e con cautela, ché sono pavida e fondamentalmente rispettosa di certa autorità), delle libertà nei suoi confronti.

per 6 persone:

6 pomodori grandi e maturi
3 cucchiai di prezzemolo tritato
1 spicchio d'aglio, sbucciato e tritato
10 foglie di menta
10 foglie di basilico
1 cucchiaino di origano secco
1 cucchiaio di parmigiano
1 cucchiaio di pecorino
1 cucchiaio e mezzo di pangrattato
8 cucchiai di olio di oliva

Preriscaldate il forno a 180 gradi.

Tagliate i pomodori a metà, svuotateli, tenendo da parte la polpa (e i semi, se volete; io li elimino) che sminuzzerete e metterete in una ciotola.

Disponete i pomodori in un piatto da forno, con la parte tagliata rivolta verso l'alto; salateli leggermente.

Nella ciotola con la polpa aggiungete gli altri ingredienti, 4 degli 8 cucchiai di olio, sale e pepe. Riempite con questo composto i pomodori e zigzagate con l'olio avanzato.

Fateli cuocere in forno 20-30 minuti e serviteli tiepidi, ma anche a temperatura ambiente sono ottimi (e se per questo, io li amo molto anche freddi di frigo, mangiati possibilmente in piedi, di fronte al suddetto elettrodomestico, in equilibrio con le gambe a fenicottero, ma capisco che a molti, in primis alla Spia, tutto ciò faccia orrore).

Enjoy!


4 commenti:

  1. Sì, è noto. Questi atteggiamenti da suocera mi fanno venire il palletico.
    Però sono contento che finalmente anche Ernesto abbia conquistato il suo quarto d'ora di notorietà internettiana. Se lo meritava, dopo anni di onoratissimo servizio!
    Spy

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  2. Hai ragione, a Ernesto era dovuto questo omaggio. E noi glielo abbiamo tributato!

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  3. Ernesto è meraviglioso, i pomodori, checché ne dica l'amico fotografo, hanno un'aspetto strepitoso ed io non vedo l'ora di cucinare con te!

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  4. Ernesto gongola in cucina... spero la notorietà non gli dia alla testa.
    Sì, sì, ci daremo alla pazza gioia e a sessioni culinarie pantagrueliche!

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