mercoledì 17 agosto 2011

Il giardino che è la nostra vita di Geri Larkin

Geri Larkin pratica il buddhismo da quasi 30 anni e da 10 dirige un proprio centro di meditazione a Detroit; in più ha lavorato per anni in un vivaio: da queste due esperienze è nata l'ispirazione per questo libro, che io pensavo essere una sorta di manuale zen di giardinaggio o un testo di filosofia zen in chiave "verde".

L'immagine del giardino come correlativo oggettivo del proprio sé, come luogo da coltivare, curare, seguire e dei cui frutti godere, non è tra le più originali, ma è di sicuro tra le più suggestive e affascinanti.

Il giardino come spazio fisico dove ci si sporca le mani e si suda, dove ci si ferisce con spine e attrezzi taglienti e si combattono, giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, mille piccole e strenue battaglie: contro i parassiti, contro le infestanti, contro gli effetti nefasti degli elementi avversi.

Il giardino, anche e soprattutto, come spazio spirituale, luogo di epifanie di straordinaria, numinosa bellezza e di fragile e commovente splendore, in cui intessere, con pazienza e tenacia, un (si spera) sano e affettuoso legame con la terra su cui si cammina, in cui riconciliarsi con l'idea che la vita si nutre di morte e viceversa e in cui sentirsi attivi ed entusiasti cocreatori, insieme alla natura, di bellezza ed armonia.

Un po' tutto questo ho cercato in questo libro, invano.

Vi ho trovato, invece, pagine su pagine di aneddoti che secondo l'autrice dovrebbero essere particolarmente rivelatori e illuminanti, di fatti occorsi a lei o a qualche suo amico o conoscente, e che dovrebbero inconfutabilmente dimostrare che la vita è molto più bella e semplice se si cerca di essere sempre allegri, pazienti e gentili con gli altri e se ci si aspetta sempre il meglio da tutti e da tutto.

Un principio che in linea generale mi vede assolutamente d'accordo, ma che credo sia possibile esprimere in modo più articolato, complesso, profondo, e soprattutto senza quel tono sempre entusiasta, ingenuo, sopra le righe, semplicistico e ammiccante di molti testi americani di self-help/new age/spiritualità/fuffa varia etc etc che non sopporto proprio più.


Geri Larkin, Il giardino che è la nostra vita, traduzione di Gaia De Pascale, Ponte alle Grazie 2009.


13 commenti:

  1. Cara Papera, sto lavorandoin casa ,sudo molto perchè anche se è piuttosto fresco basta muoversi per perdere acqua , e così mi fermo un pochino al computer, quello che hai scritto te nelle tue aspettative sul libro new age mi sembra molto bello e vero , e come sempre molto ben espresso , anche piuttosto buddista sanza essere stucchevole , lasciamo perdere questa Geri Larkin e seguiamo la Papera senza giardino ma con le idee chiare.

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  2. D'accordo con Vitamina: abbasso Gerri Larkin (i facili entusiasmi raccontati - magari con i punti esclamativi - non mi piacciono), evviva la Papera !

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  3. Ricordo che una decina di anni fa ( o forse più ), alle otto di sera, l'attrezzatissima palestra che tuttora frequento dava la possibilità, a chi ne facesse richiesta, di seguire un corso di meditazione e yoga. Per curiosità,( ahimè ) volli provare... Ricordo ancora il maestro indiano, soprattutto lo sguardo di riprovazione a me diretto dopo solo qualche minuto dall'inizio della seduta. Ridevo come un'imbecille per smaltire il nervosismo ed il fastidio che avvertivo. Inutile dirti che non ho più provato a far niente a comando, neanche, e soprattutto, a meditare...
    Mi rimane comunque il dubbio che ad essere sbagliata sia io ( che ipocrita che sono! ), ma capisco perfettamente la tua insofferenza:-))

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  4. @ Vitamina e Grazia: la vostra (incosciente) fiducia in me mi commuove :-)

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  5. Eccomo di ritorno, è proprio vero che partire è bello quanto tornare, tornare anche a piccole belle abitudini, come venire a trovare te, per esempio.

    Mi sa proprio che è grazie a libri come questo che molti si allontanano da temi che invece, se trattati come meritano, sono davvero interessanti e rappresentano, almeno per me in questo momento, il succo della vita.
    Ciao cara Duck
    P.S. Secondo me, ammesso che tu non lo faccia già, dovresti proprio scriverlo tu un libro

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  6. @ Giacy.nta: mi hai fatto molto ridere! Io quell'ambiente l'ho bazzicato, e assai, una decina di anni fa, per qualche anno. È stata un'esperienza che mi ha dato tanto e che non rinnego affatto, anche perché mi ha fatto capire che ci vuole un attimo, in questi ambienti, per passare dall'entusiasmo al fanatismo e al settarismo. Quando l'ho capito, me ne sono andata.

    @ Marilì: bentornata! Dici che dovrei scrivere un libro? C'è già un aspirante scrittore in questa casa, e non sono io :-) Saluti affettuosi

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  7. Torno di nuovo perchè sento il bisogno , mi scappa proprio , di intervenire : anch' io vado a Yoga, yoga e ginnastica , ci insegna la Daniela, una ragazza di 45 anni che è passata attraverso questi ambienti "convinti" e ora pratica yoga scherzando e sdrammatizzando molto. Ci si diverte un sacco!

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  8. Come Giacynta anche la mia esperienza di yoga fu un disastro. Dopo sole due ore di un per me fallimentare corso di step, ho trovato la mia dimensione nel tai chi, fatto all'aperto, in mezzo alla natura, coi pioppi che friniscono discretamente sopra i miei movimenti lenti. La cosiddetta "ginnastica dei nonni" che servirebbe per mantenere l'equilibrio non ha evitato la mia rovinosa caduta. Ma non importa, la dimensione spirituale degli spazi naturali è per me qualcosa da perseguire e difendere. La tua descrizione del giardino è un pezzo di alta letteratura. Chapeau!

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  9. @ Vitamina: ma certo, è possibile praticare lo yoga senza necessariamente doversi trasformare in mistici asceti o adepti di chissà quale rigida setta. Tieniti stretta la tua Daniela!

    @ Nela San: il Tai Chi è piaciuto molto anche a me, quelle due volte in cui l'ho praticato. Peccato il centro fosse davvero troppo lontano da casa e avesse orari di apertura a dir poco eccentrici. Ma sento che la "ginnastica dei nonni", come la chiami tu, è forse quel che più si avvicina alla mia idea di disciplina fisica e spirituale e so che prima o poi riprenderò quel cammino. Saluti!
    (grazie per i complimenti, che - lo confesso - mi han fatto arrossire)

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  10. Ciao,a un mio commento precedente mi chiedevi quale libro avevo sui giardini da consigliare, eccolo:
    Lidia Zitara "Giardiniere per diletto contributo a una cultura irregolare del giardinaggio" Pendragon.
    Chiara

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  11. @ Chiara: grazie per l'informazione. Il libro mi è stato già consigliato da un'altra persona che ne parlava bene. Lo metto nella mia wish list senz'altro. Saluti!

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  12. Anche la mia esperienza con lo yoga non è stata delle più felici. È stata sufficiente una lezione per farmi capire che non c’era compatibilità tra me e la tizia di bianco vestita che recitava mantra e ringraziamenti a divinità varie…
    Il signor valigiesogni sta leggendo con molto entusiasmo “La vita segreta dei semi” e l’anno scorso lesse con altrettanto entusiasmo “La botanica del desiderio”. Magari, se ti capitano tra le mani in libreria, prova a vedere se possono essere di tuo interesse.
    Baciotti

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  13. @ Barbara: molte persone si fanno respingere dal lato "devozionale" dello yoga e anch'io, ai tempi in cui cominciai, rimasi piuttosto perplessa dalla necessità di dover eseguire delle tecniche cantando le lodi di Guru Ram Das o altri personaggi simili. Poi il mio maestro mi spiegò che i mantra lui li utilizzava soltanto come "aiuti", per sostenere certe tecniche che richiedevano particolare concentrazione e che nessuno mi avrebbe mai chiesto di convertirmi a qualche religione (io, che faccio fatica ad immaginarmi seguace di QUALUNQUE credo religioso) e a quel punto il fatto di invocare divinità o quant'altro non mi fece più nessun effetto.
    Grazie per i consigli librari! Sai bene che sono sempre molto ben accetti.
    Baci anche a te

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