mercoledì 12 ottobre 2011

Di inquietudini e stagioni e di una (ennesima) torta di susine

"E poi è normale che uno si senta tutto sottosopra, se persino le stagioni fanno un po' quello che vogliono", diceva un signore l'altro giorno per la strada.

Adoro ascoltare i discorsi della gente per la strada, benché a volte mi deprimano alquanto; e la Spia mi fa notare che spesso non faccio neanche finta di niente ma mi metto lì, tutta concentrata, ad ascoltare, come se fossi coinvolta nella conversazione e magari guardo anche le persone con grande attenzione ed annuisco o faccio delle smorfie ad esprimere la mia perplessità; per fortuna la gente è spesso fin troppo distratta per accorgersene.

Vi sentite anche voi sottosopra? 
Inquieti, un po' svogliati, malmostosi, inclini ad addormentarvi ogni due per tre e quasi ovunque, spesso ostaggio di imprecisate paturnie?
Io abbastanza, grazie.
Il problema, però, non è che le stagioni fanno quello che vogliono, poverette, al contrario; e temo che in futuro sarà sempre più "normale" ritrovarsi a metà ottobre ancora con i sandali. 
Ad alcuni potrà piacere questa proroga estiva; a me parla di cicli naturali sempre più stravolti, una prospettiva che non suscita in me alcun pensiero positivo.

Ma stamattina, mentre attraversavo la città in sella alla mia fidata bici rossa (e con l'occasione ve la presento, si chiama Agata), ho sentito che l'autunno è davvero arrivato.
C'era il cielo grigio, un'arietta quasi fredda e un'atmosfera da "ritorno alla normalità".

Allora ho pensato, sempre in sella ad Agata, che questa ricetta fosse meglio postarla oggi, perché ho l'impressione che di susine in giro non ce ne saranno più per  molto - e che peccato.
E dunque, senza farla troppo lunga, eccola la ricetta, presa da un libro acquistato a Bruxelles, in una di quelle bellissime librerie dell'usato dove potrei stare per ore ed ore (e dove in effetti sto per ore ed ore, quando mi è possibile), un libro dal titolo infelicissimo di Tutti frutti, di Nina Dreyer Hensley, Jim Hensley e Paul Lowe, edito dalla Marabout nel 2002 e che, come si evince dal titolo, raccoglie ricette esclusivamente a base di frutta: il classico libro Marabout, con foto garbate, styling chic-campagnolo, ricette rapide.

Questa è la prima che provo e il risultato mi è piaciuto molto.

****

Gâteau aux prunes

(per una tortiera di circa 24-25 cm di diametro)

6-7 susine, denocciolate
150 gr di burro
160 gr di zucchero (io ho usato, come al solito, il Golden Caster Sugar del commercio equo)
3 uova
60 gr di mandorle, tagliate non troppo finemente
1 cucchiaino di zucchero vanigliato
240 gr. di farina 0
2 cucchiaini di lievito per dolci
1 cucchiaino di cannella (non previsto dalla ricetta, ma ho scoperto che mi piace molto insieme alle susine)

Preriscaldate il forno a 180°.

Imburrate e infarinate una tortiera di circa 24 cm di diametro.

Mettete le susine nel robot da cucina e riducetele in purea.

Montate il burro con lo zucchero, aggiungete le uova una alla volta, la purea di susine, e il resto degli ingredienti.

In forno per circa 45-50': la prova dello stecchino vi aiuterà a capire quando la torta sarà pronta (lo stecchino deve essere asciutto).

Ecco qui o, per meglio dire, voilà, c'est tout.

Io la vedrei assai bene servita con la solita panna appena montata, ma è anche vero che io non faccio testo quando si parla di panna, la metterei un po' ovunque.

Enjoy!

19 commenti:

  1. Per quel che mi riguarda, dire inquieto e indignato è dire poco: mi hanno decisamente cotto il razzo!
    Però, mmmmm, che potenzialità consolatorie questa tua torta! :)

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  2. Ah ce l'avessi adesso, proprio adesso, un pezzettino anche piccolo. Un po' di dolce in questi giorni amari. Ciao.

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  3. Sì sì, ho tutto quello di cui parli nel terzo paragrafetto e ti dirò, mi spavento da sola. Forse ottobre è arrivato, forse no, non ancora (quest'anno scopro di tendere al pessimismo nero). Ho tanto bisogno di questa stagione ma già lo sai. E beh, come esempio di questa società malata, non bastano forse i servizi televisivi dove vengono intervistati bagnanti entusiasti chè possono rinforzare la loro tintarella?
    basta così. Un abbraccio caro,

    wenny

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  4. Un viaggio a Strasburgo ( si mangia deliziosamente, lì )mi ha iniziato alla frutta "calda" con cannella. Hai ragione, i due ingredienti sembrano davvero fatti per finire deliziosamente fra le labbra di chi sa apprezzare leggerezza, profumo e tepore...
    p.s.
    la mia bici innominata è bianca ed è da uomo. La comprai usata dopo che mi sottrassero quella da donna, appena acquistata.

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  5. Approvo il nome Agata per la bicicletta. Bella. Concordo sul fatto che le prugne stiano per finire, ma ti posso assicurare che, se ti butti sulle susine (per intenderci sono le tonde) quelle le troverai ancora per un bel pezzo. Si chiamano Angeleno. Fidati di chi ne sa qualcosa...bye&besos

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  6. @ Zio Scriba: son caduta dalla sedia leggendo il tuo commento. Ma come ti vengono?

    @ Alberto: eh, altro che torte ci vogliono qui... ma almeno non priviamoci delle cose buone su cui possiamo metter le mani.

    @ Wenny: nessun commento sui bagnanti entusiasti. Se l'ambizione principale delle persone consiste nel preservare o rinforzare la tintarella estiva c'è davvero di che avvilirsi. Un abbraccio

    @ Strasburgo: prossimamente parlerò di una macedonia calda invernale con le spezie che mi piace assai (ma bisogna aspettare che arrivino le arance). La bici innominata ha bisogno di un nome, Giacinta! Vedrai come sarà più contenta.

    @ Nela San: ad Agata in effetti sta benissimo il suo nome, praticamente l'ha scelto lei.
    Ora, questa storia delle prugne e delle susine io non l'ho mai capita. Stando ad alcuni prugne e susine sono la stessa cosa, prugna sarebbe soltanto il termine antico, susina quello moderno. Secondo altri trattasi dei frutti di due alberi diversi. Io per comodità (e una tendenza naturale alla sciatteria) le chiamo susine e chi s'è visto s'è visto, sperando nella clemenza altrui.
    Saluti!

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  7. Credo che susine e prugne siano due tipi di frutti differenti. Comunque poco importa: la torta è bellissima, consolatoria e , come ha detto qualcuno nei commenti che mi precedono, un dolce in grado di consolarci -parzialmente- del tanto amaro che abbiamo intorno. Ma ne riparliamo a Firenze o a Bologna, magari di fronte a un pezzo di torta.

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  8. Quando ci vedremo ti spiegherò la differenza. Perché c'è differenza...magari ne parliamo davanti ad una tazza di tè verde cinese (lo porto io) e a una fetta di torta di un frutto (che scegli tu). Bye&besos

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  9. ho avuto un cane di nome Agata, è stata la più intelligente tra tutti i miei cani.
    p.s. ottima torta

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  10. mi sa che mi piacerebbe molto.
    la prossima volta ci si vede per un te e me la fai?

    sul malmostoso, anzi più che altro triste, in questi giorni tanto tanto tanto

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  11. @ Grazia e Nela San: ho grande rispetto per la vostra sapienza e dunque mi fido di voi. Detto ciò, approvo la mozione: vediamoci!

    @ Dede: un nome bellissimo per una cagnona.

    @ Gaia: che posso dire? Essere allegri di questi tempi è davvero segno di una qualche forma di disconnessione dalla realtà. Per la torta, benissimo.

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  12. Diciamo che ...sì, le stagioni si sono guastate e questo autunno in ritardo è un segnale che non piace affatto nemmeno a me.
    Stuzzicante la torta. Come la vedi con le prugne secche? ..fattibile!? Dico prugne perchè le susine è da un pezzetto che non le vedo.
    Notte, a presto
    Sissa

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  13. @ Sissa: benvenuta! Prugne secche, perché no? Magari lasciate appena in infusione in un liquido aromatico (tè? acqua profumata da qualche liquore?)?

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  14. Qui le susine non ci sono più da un pezzo...(le mie doc sono finite a luglio!).
    Per sfogare le inquietudini mi diletto in sughi vari per polenta, più conforme alla grigiolina nebbia autunnale che ci avvolge...
    Un saluto ad Agata! Ciao!!

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  15. Ma che bel blog che ho trovato!!!
    Complimenti per la cura e la qualità delle tue ricette e creazioni
    Da adesso sono una tua google followers.... Se ti va, passa a trovarmi, sei la benvenuta.
    www.lamagicazucca.blogspot.com

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  16. Leggere di Agata mi ha fatto ricordare un mio amico siciliano, che non vedo più, ahimè, dai tempi dell’università. Un omone alto 1.93, grande e grosso, accanto al quale io sparivo. L’amico, Innocenzo, aveva una moto che si chiamava Guendalina (Guendi per gli amici) e un ombrello, alto quanto me, che si chiamava Florinda. A casa sua era pieno di oggetti che, caratterizzati da nome proprio, si animavano e quasi quasi ti veniva da dire “scusa” ogni qualvolta urtavi contro qualcosa.
    Grazie Duck. Con questo delizioso (in tutti i sensi) post mi hai fatto tornare in mente scene che avevo del tutto rimosso.

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  17. @ Simo: sughi per polenta? Se ti sente la Spia si autoinvita subito a pranzo. Agata ringrazia e ricambia i saluti.

    @ La magica zucca: grazie, passerò senz'altro a trovarti.

    @ Barbara: a me è sempre venuto spontaneo dare nomi agli oggetti, fin da quando ero bambina. Ci ho scritto pure un post, tempo fa:

    http://craft-duck.blogspot.com/2009/05/dopo-le-mele-al-forno-unaltra-ricetta.html

    Come mi piacerebbe conoscere il gigante Innocenzo! Che peccato tu non lo veda più!

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  18. La bicletta Agata mi pare bellissima! Semmai volessimo farli conoscere: il mio frigo si chiama Rodrigo, la mia lavatrice Beatrice e il mio specchio! difficile rima? macchè! E' Tito, dove mi guardo il vestito. Che ci voleva... La torta sai già che la farò e ti manderò la foto per avere l'approvazione finale. Appena riesco a far funzionare tutti i muscoli. Oriana

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  19. @ Oriana: ti scrivevo su facebook che invece il frigo qui si chiama Raimondo e la lavatrice Sandrina; il laptop Tommaso e la bici della Spia Teresa. Lo specchio Tito mi piace tantissimo. Spero passino presto gli acciacchi, abbraccioti

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