venerdì 4 dicembre 2009

Del combattere gli sprechi, dell'amicizia fra donne e di un altro banana bread


In realtà questo post doveva parlare di tutt'altro.
Ora vi racconto com'è andata.

Con il nostro GAS, io e la Spia compriamo regolarmente i prodotti del commercio equo e solidale, tra i quali anche ananas e banane. La Spia non ama le banane. Io sì, ma, terrorizzata all'idea di ingrassare di nuovo, ne mangio una ogni 10 giorni, cumulativamente.
Nel senso che ne addento un pezzetto e poi la lascio lì, mutilata, ad annerirsi, sperando che la Spia la utilizzi per prepararsi uno dei suoi famosi frullati (o papponi, dipende dal punto di vista). Cosa che puntualmente la Spia fa, benché sbuffando, perché, appunto, lui le banane non le ama, ma detesta gli sprechi.

Ogni due settimane, dunque, in casa nostra c'è sempre la stessa discussione. Io compro le banane e lui mi dice: 'Ma che cosa le compri a fare? E perché ne compri così tante? Poi finisce sempre che mi tocca mangiarmele e a me non piacciono nemmeno'. Mi secca ammetterlo, ma il pover'uomo, almeno su questo, ha ragione (per la legge dei grandi numeri ci sta che ogni tanto abbia ragione anche lui).

Qualche giorno fa, dunque, vedendo tre banane parcheggiate da giorni sulla fruttiera e ormai sulla via della pensione, ho preparato un banana bread (ricordate? ne avevo parlato già qui) e l'ho portato a casa di una mia cara amica, dalla quale sono andata dopo pranzo per chiacchierare un po', perché costituisse il pezzo forte della nostra merenda (per quanto, si può parlare di merenda alle 3 del pomeriggio?). Il che spiega anche il perché delle due misere foto di oggi (voglio dire, ancora più misere del consueto), scattate prima di andare a casa della mia amica, dove ovviamente mi sono ben guardata dallo scattarne qualcuna alla torta tagliata. Oggi vi si chiede un ulteriore sforzo di immaginazione; fatelo per amor mio.

Se non che, ultimamente mi sono imbattuta in più di un blog in cui si parlava di dolci con le banane (andate per esempio a vedere qui, e mi ringrazierete) e mi sono chiesta se fosse proprio necessario che anche io scrivessi un post sullo stesso argomento. Dunque avevo pensato di parlare di alcuni muffins buonissimi al cioccolato e all'arancia (d'accordo, l'abbinamento non è dei più originali, ma sono davvero molto molto buoni e facilissimi; ne riparleremo).

Poi mi sono detta che questo banana bread è leggermente diverso dagli altri di cui ho letto (la ricetta è tratta da How to Be a Domestic Goddess di Nigellona) e soprattutto che è un pretesto per celebrare quel che per me è una conquista relativamente recente: l'amicizia con le donne.

Ho sempre avuto qualche problema ad avere legami d'amicizia sereni e duraturi con rappresentanti del mio sesso. A parte un caso eccezionale che resiste al tempo, alla distanza e alle differenze caratteriali (Claudia, sto parlando di te!), ho sempre avuto rapporti conflittuali dall'andamento altalenante, che in due casi particolarmente infelici si sono conclusi in modo piuttosto burrascoso. Peccato.

Adesso sono in una fase della mia vita in cui ho molte amiche, tutte diverse tra loro e tutte 'nuove' o quasi. Conosciute in questo ultimo anno e mezzo trascorso a Firenze, per lo più, ma anche incontrate in rete, alcune delle quali mai viste di persona, con cui intrattengo rapporti di diversa intensità, ma tutti ugualmente sinceri ed affettuosi. Una situazione inusuale, per me, e che mi piace molto.

Una volta, sul suo diario, la mia adorata Virginia scrisse: 'Women only stir my imagination'. Vale a dire, solo le donne stimolano la mia immaginazione. Al di là delle facili battute che si possono fare circa l'omosessualità della Woolf, comincio a pensare che la cosa sia vera anche per me.

Trovo che le mie amiche siano mediamente molto ma molto più interessanti di quasi tutti gli uomini che conosco. Sono più complesse, più sfaccettate, in molti casi decisamente più affascinanti. Vivono in un mondo più intenso, che abbraccia un campo maggiore di esperienza e di vita, si trovano spesso a partecipare di dimensioni diversissime tra loro (molte sono madri, mogli, lavorano) e questo fa di loro creature dalle molteplici identità, in grado di entrare e uscire da queste diverse dimensioni con minore o maggiore disinvoltura, ma sempre con grande slancio e sentimento e passione.

Molte di loro sono dotate di un senso dell'umorismo irresistibile, cinico o stralunato, e mi riducono spesso a un essere gemebondo in preda al fou rire; altre hanno invece doti non comuni di analisi, straordinarie capacità intuitive, e tra le cose individuano nessi, rapporti e legami che danno al mondo maggiore coesione e maggiore senso. Tutte mi offrono prospettive inedite e diverse dalle quali guardare alla mia vita e lo fanno con generosità e tatto, acume e tenerezza.

Sono certa che le mie amiche sapranno riconoscersi in questo ritratto collettivo che ne ho fatto.
A loro è dedicato questo dolce, un modesto tributo alla loro bellezza e intelligenza - di cui sono spesso inconsapevoli - e un pegno della mia riconoscenza e della mia gratitudine, per ringraziarle di rendere la mia vita più bella, più ricca e più allegra.

A tutte voi, amiche carissime!

175 gr. di farina
2 cucchiaini di lievito per dolci
1/2 cucchiaino di bicarbonato
1/2 cucchiaino di sale
125 gr. di burro, fuso
150 gr. di zucchero
2 uova grandi
3 banane di media grandezza (300 gr. circa pesate senza buccia), schiacciate con la forchetta
60 gr. di noci grossolanamente tagliate
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
(Nella ricetta originale sono previsti anche 100 gr. di uvetta sultanina lasciati ammorbidire in 75 ml di bourbon o rum scuro. Io, odiando e l'uvetta e preferendo evitare i liquori nei dolci, ho eliminato entrambi gli ingredienti. A voi la scelta di utilizzarli. Nel qual caso, metteteli entrambi in un pentolino e portate a bollore. Spegnete il fuoco e lasciate riposare per circa un'ora o fino a quando l'uvetta avrà assorbito quasi tutto il liquore. Scolatele e mettetele da parte.)

Preriscaldate il forno a 170°, imburrate e infarinate una teglia da plumcake 23x13.

Riunite in una terrina la farina, il lievito, il bicarbonato e il sale.

In un'altra, più capiente, mescolate il burro fuso con lo zucchero utilizzando le fruste.

Aggiungete un uovo alla volta, poi le banane ridotte in purea, le noci (se avete usato l'uvetta aggiungetela adesso) e l'estratto di vaniglia. Infine incorporate con cura la miscela di farina, lievito e sale.

Versate il composto nello stampo e fate cuocere per circa un'ora o poco più (fate, come d'abitudine, la prova empirica e infallibile dello stecchino). Indi fate raffreddare su una gratella.

(Nigellona suggerisce, e io vi passo volentieri il consiglio, una variante al cioccolato che, incredibile ma vero, non ho mai provato: sostituire 25 gr. di farina con altrettanti di cacao amaro e aggiungere all'impasto 100 gr. di cioccolato fondente tagliato a pezzetti).

... e pazienza se sulla blogosfera circolerà l'ennesima ricetta di banana bread. Un'altra versione di questo buonissimo dolce non può che essere una felice aggiunta, così come lo è sempre una nuova amica.

Enjoy!

10 commenti:

  1. Ma dai, sei magica!!!
    Ne avevamo parlato oggi e, quando ho saputo che il nipotino quasi sicuramente verrà a pranzo domenica, ho pensato con rammarico al tuo dolce di banana la cui ricetta NON avresti inserito sul blog.
    Pensavo quasi di richiamarti e pregarti di dettarmela, quella ricetta così invitante.
    Il tuo post è bellissimo ed è inutile che dica che spero di far parte in qualche modo di quel fortunato gruppetto di tue amiche!
    Tu, di sicuro, fai parte del mio... :-)

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  2. Paolina! Sono molto contenta di aver risposto, anche se inconsapevolmente, ad una tua richiesta.
    Sappimi dire poi.
    Ovviamente fai parte del mio gruppo di amiche, come potrebbe essere altrimenti?
    Un abbraccio forte
    :-)

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  3. ma che meraviglia duck! io sono nuovanuovina, ma mi sono sentita tutta orgogliosa pensando "qui ci sono anche un po' io" :-)
    (vero? ora magari dici "eh no, te-tu non mi eri proprio venuta in mente, ma nemmeno da lontano, guarda") :-p

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  4. Ma certo che ci sei anche tu!
    E non un po', ma molto; anzi, di molto!
    :-)

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  5. leggendo il tuo post mi sembrava di entrare in una stanza dove un grupetto di donne ai tempi dei libri di jane austen digusta una profumata torta di banana, chiaccherando all'ora del te ...
    mi piace molto il tuo nuovo banner !

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  6. Ciao Vera,
    che bella immagine hai trovato per commentare il mio post. Parla proprio alla mia immaginazione. Grazie!

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  7. Io devo prendermi un pomeriggio intero per estraniarmi dal mondo e leggermi tutto il tuo blog d'un fiato. MAri può aspettare, eccome se può (dammi retta, poi ti dico).
    Sei fantastica.
    Dico davvero, avessi scritto dei libri sarei la tua seconda fan (dopo la Spia :)).
    Mi ha divertito tantissimo questo post... grande, grande!
    un abbraccio,

    wenny

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  8. Wenny cara di nome e di fatto,
    grazie per il tuo entusiasmo e per i complimenti.
    Non sono sicura che la Spia sarebbe un mio fan, nel caso in cui fossi una scrittrice. Mi vuole bene, ma è un tipino molto esigente, sai? Io lo chiamo 'l'accademico della crusca' perché si picca di parlare e scrivere un perfetto italiano (e a onor del vero, è così), a differenza di me, che spesso e volentieri 'scivolo' su qualche scemenza.
    Felice di averti divertito!
    Un abbraccio anche a te

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  9. Cara Alessia,
    oggi trovando il tuo messaggino su anobii mi sono ricordata del tuo blog ed eccomi qui sempre più in ammirazione per le tue incredibili ricette fantasia.... come si dice a Firenze ho "bracato" un sacco dovunque e oltre a salutarti di nuovo spero di sentirti presto...
    credo comunque che mi cimenterò nel Banana Bread versione cioccolatosa però non essendo molto amante delle banane... Un abbraccio Mirella

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  10. Mirella carissima,
    scusa se solo oggi vedo il tuo commento! Ma dai, cimentati con questo banana bread! Vedrai che è facilissimo!
    Un abbraccio anche a te!

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