lunedì 11 aprile 2011

Un eremo non è un guscio di lumaca di Adriana Zarri

Era da molto tempo che aspettavo di leggere un libro come questo, un libro che mi è parso aver risposto ad una mia confusa ma al tempo stesso fortissima richiesta, a un mio bisogno prepotente ma in parte inarticolato e poco chiaro, persino a me stessa; un bisogno che si è chiarito gradualmente, man mano che procedevo nella lettura (segno per me che questo è davvero un libro speciale - almeno per me - perché anche questo dovrebbe fare un libro, chiarirci a noi stessi e offrirci ciò di cui siamo in cerca, anche se non lo sappiamo).

Queste pagine parlano di una scelta di vita coraggiosa, inusuale, e non solo perché estrema, ma perché fedele, fedelissima, alla voce interiore e all'essenza più profonda e più vera di chi l'ha compiuta. 

Procedendo nella sua lettura, ho compreso che in questo momento ho bisogno di esempi positivi, di storie che mi confermino nell'opinione che vivere una vita a misura propria è possibile. 
Difficile, magari; impegnativo, senz'altro, ma possibile. 
E bellissimo. 

Perché chi fa questa scelta e poi la porta avanti trova non solo se stesso ma anche la bellezza, la poesia, la dolcezza dell'esistenza, anche se da fuori la sua vita può apparire rude, difficile, complicata, sacrificata; trova la pace.

Ci sono pagine bellissime, ispirate e piene di grazia, incentrate su questo punto, sulla differenza sostanziale che c'è tra pace e quieto vivere, pagine in cui la Zarri offre il distillato di quelle che, si sente, sono state meditazioni approfondite, sofferte, individualissime e originali, portate avanti durante i lunghi anni di vita eremitica, una vita che non ha escluso il contatto con il mondo, ma anzi lo ha potenziato, approfondito, sublimato, condensato.

Sentite qui:
Io resto quindi assai dubbiosa di fronte a certi facili umanesimi, a certi incontrastati amori per le cose, a certi idilliaci rapporti col mondo e con gli uomini... Mi sanno tanto di accomodamento umano, di dilettantismo cristiano. Il nostro è un amore conteso e crocifisso, che ha sperimentato la tentazione di spegnersi e ha seppellito il relativo per l'Assoluto. Finché un giorno ha compreso che, nell'Assoluto, il relativo ci sta dentro e che gli amori possono essere l'Amore. Ma questo giorno non è immediato e facile: di solito viene dato dopo anni - spesso decenni, talora tutta una vita - di faticoso annegamento dell'istintualità: anche di quella innocente, ma mai subito libera. Il vero amore per il mondo è l'amore di Abramo per Isacco restituito da Dio: un amore di ritorno, dopo l'esilio della spogliazione.

Ci sono, poi, pagine di grande bellezza sulla natura, vista attraverso gli occhi di un essere umano che ha saputo comprenderne e accettarne le manifestazioni più dure e inclementi e celebrarne quelle più dolci e suggestive: la tenerezza di un pulcino appena nato; lo specialissimo, sublime rapporto di rispetto e d'amore che può esserci con un animale col quale si divida la casa e la vita; la perfezione fragile ma insieme di incandescente splendore di una rosa appena fiorita; la dolcezza di una vita vissuta in armonia con le stagioni e col tempo.
 
E ce ne sono molte, ovviamente, sul rapporto con Dio che, benché io non sia credente,  mi hanno commossa e deliziata quasi fino alle lacrime: perché in queste pagine soprattutto si sente con immediata nettezza quanto libera fosse questa donna, quanto profonda e intensa e vissuta sia stata la sua vita spirituale, scevra com'è stata di ogni dogmatismo, libera di ogni preconcetto, pregiudizio, ossequio alla dottrina (e non si dimentichi che la Zarri è stata finissima e carismatica, anche se contestata ed eterodossa, teologa), quanto dolce e nutriente sia stato per lei il quotidiano incontro con quel suo Dio "domestico", "casalingo" che sa parlare e manifestarsi, a chi voglia ascoltarlo e incontrarlo, adeguandosi umilmente "alle nostre intime stagioni".

Completa il libro un bello scritto di Rossana Rossanda, che, pur nelle ovvie e inconciliabili diversità, di Adriana Zarri fu amica e che seppe vedere e riconoscere in lei luci e ombre: le sue parole ci restituiscono il ritratto di un essere umano che fu contraddittorio e imperfetto, di una donna che scelse la povertà ma non rinunciò mai alla bellezza, che visse nella semplicità ma senza isterismi, rifuggendo da ogni fanatismo ed eccesso rigorista (bellissimo, ad esempio, quel breve saggio che è un vero e proprio elogio della poltrona), che delle tre virtù cardinali "ne aveva in sovrabbondanza due, fede e speranza, mentre frequentava a modo suo la carità, il suo amore essendo tutto per Dio e qualche grande causa, ma poco incline alla sofferenza dei singoli, che in verità non ha nulla di splendido" e il cui "bisogno di solitudine veniva anche, credo, da una inconfessata aristocrazia del modo di essere".

Una lettura a cui tornare, sicuramente: con gratitudine e grande gioia. 

 
Adriana Zarri, Un eremo non è un guscio di lumaca, Einaudi 2011.


18 commenti:

  1. Il titolo, l'argomento, le tue parole, persino il bel gatto in copertina potrebbero fare di questo un bel libro "per me", anche se non nascondo che nella fede in Dio, per quanto mite e illuminata e temperata, non posso non scorgere sintomi di arretratezza (è più forte di me, e non si tratta di integralismo laico-ateo, poiché mi considero agnostico e non escludo nulla - o meglio: non escludo nulla tranne le goffe e stronze approssimazioni di "Dio" inventate nei secoli dagli uomini a loro immagine e deprimente somiglianza!), così come nella parola "teologia" scorgo la negazione dell'onestà e dell'intelligenza.
    Comunque complimenti per l'ottima recensione!

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  2. Leggo sempre i commenti degli altri , come ora il precedente , e questo tuo scritto non lo definerei una recensione, ma un incontro, segno che questa donnina esile e fortissima , morta da poco , lascia dietro di sé cose che ancora sono infuse di lei e della sua vita . Adriana Zarri l'ho soltanto vista e ascoltata da Santoro, tanti anni fa , e ho visto il suo giardino , alcune foto , pubblicate su Gardenia, che da sempre un'immagine fissa e stigmatizzata, lontana dalla realtà , purtroppo. Mi ricorda fratel Carlo Carretto , che ebbi modo di conoscere a Spello , da ragazzina . Comunque hai scritto una cosa bellissima e coinvolgente .

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  3. Grazie cara Duck. Ho appena inserito questo libro nella mia lista "da leggere".
    Come sempre sei fonte di grande ispirazione.

    un abbraccio

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  4. Ciao Duck, hai scritto una recensione bellissima o, come scrive Vitamina, di un incontro.
    Non ho mai letto nulla di Adriana Zarri e non so il perché, forse non mi è capitato ...
    Ma credo che, nonostante mi ritenga più atea che credente, il mio bisogno di spiritualità sia forte.
    Quindi ti ringrazio doppiamente per questa ottima segnalazione.
    Ciao, un abbraccio!
    Lara

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  5. Non ho mai letto la Zarri, la ricordo solo per gli interventi televisivi. Il dominio di sè, la pacatezza, una certa grazia non mi lasciavano indifferente. Il ruolo di "teologa" che ha rivestito, pur con gli opportuni distinguo, mi ha incuriosito. E' insolito che persone "libere", come appariva la Zarri, finiscano per sposare un "assoluto".
    La tua recensione ripropone la questione...
    Ti abbraccio.

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  6. A volte mi stupisce l'empatia che c'è tra amiche : in questi giorni è proprio di un libro come questo che ho bisogno. Sono giorni inquieti di domande, di paure. Non so se Adriana Zarri mi darà le risposte che cerco, ma quello che mi interessa è il percorso che si puo' compiere per arrivare , se non a Dio, a un concetto di sacro che renda accettabile e inserisca in un disegno - per noi inconoscibile - la sofferenza o il dolore del vivere.

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  7. Recensione appassionata che mi ha rapito. Leggerò il libro e intanto mi hai fatto intuire, per quello che tu hai scritto, che c'è un legame "magico" tra gli umani, nonostante dio. Ciao.

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  8. da ascoltatore di Uomini e Profeti: lei era proprio una bella voce da seguire. Mi hai incuriosito. grazie. s

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  9. Leggendo il tuo pensiero su questo libro, non posso che inserirlo mentalmente negli scritti che meritano attenzione e con cui magari mi rincontrerò in un altro momento, segno che doveva accadere...
    In questa fase della mia vita sta affiorando un nuovo paesaggio e ho la sensazione che si preparino cambiamenti. Alcune letture allora diventano davvero preziose.
    Spesso poi segni e rimandi arrivano da anime in sintonia, deve esssere per questo che passo sempre volentieri di qua...
    Ciao cara Duck

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  10. @ Zio Scriba: capisco perfettamente le tue pungenti perplessità, che in parte sono le mie. Io, però, sono sempre più convinta di ciò che affermava Jung, che cioè esista nell'uomo l'istinto religioso, per così dire; che esista in noi il naturale bisogno dell'assoluto, così come esiste il bisogno di bere, mangiare, riprodursi. Se questo significa essere arretrati, non so. Per me significa essere uomini.
    Per questo bisogno e per la ricerca individuale di ciascuno di noi di soddisfarlo ho pieno rispetto; ne ho molto meno per quanti hanno costruito, sfruttando questo bisogno, strutture gerarchiche e centri di potere. Sono fieramente contro tutte le chiese. Credo che la religiosità debba poter essere vissuta in piena autonomia, in modo del tutto personale e intimo e profondo. Trovo repellente che un branco di uomini e donne si arroghi il diritto di dirmi come devo vivere il mio rapporto con l'assoluto e soprattutto detti legge su come devo vivere la mia sessualità, i miei sentimenti, le mie amicizie, le mie convinzioni politiche.
    Quanto alla teologia, non ho mai letto nessun testo "tecnico" della Zarri, ma sarei stupita di trovarmi di fronte a teorizzazioni ottuse e dogmatiche. Sono anzi molto curiosa di andare a cercare qualcosa di lei per completare l'immagine che me ne sono fatta.

    @ Vitamina: io invece non l'ho mai vista da Santoro, ma ho trovato questa lunga intervista su youtube, divisa in due video, che suggerisco a te e a tutti gli altri:

    http://www.youtube.com/watch?v=FKptBKBQidI
    http://www.youtube.com/watch?v=T_9MULx0Qt8&feature=related

    @ Iulia: grazie a te. Se dovessi mai leggere questo libro, mi farebbe un grandissimo piacere conoscere le tue impressioni.

    @ Lara: essere atei non credo escluda il bisogno di spiritualità, sai? Ne "parlavo" più su con Zio Scriba. Un abbraccio

    @ Giacy.nta: credo che si possa mantenere la propria libertà se, come la Zarri, si riconosce che tutto il relativo trova posto nell'Assoluto e non ne viene cancellato e rimosso.

    @ Grazia: non so se un libro come questo possa aiutarti a cercare quel disegno che renda conto, in maniera accettabile e comprensibile, del dolore della vita: io vi cercavo altro -anche se non lo sapevo - e ho trovato quello che cercavo e anche molto di più. Ho comunque la presunzione di pensare, però, che sia un libro che può regalare diverse ore di feconde riflessioni e che aiuti a riconciliarsi con molte ombre. Un grande abbraccio

    @ Alberto: che esista quel legame di cui parli, nonostante Dio (mi vien da dire: a dispetto di Dio) è cosa che sento da diverso tempo ed è sempre fonte di incanto e meraviglia e conforto. Saluti

    @ Stefano: ti invidio questa cultura radiofonica che mi manca completamente. Contenta di averti incuriosito.

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  11. @ Marilì: anche per me questo è un momento di cambiamento, di transizione e di passaggio. Credo sia soprattutto per questo che questo libro mi è caduto in grembo - credo molto nella sincronicità delle letture! - e mi ha "parlato" tanto intensamente. Un saluto affettuoso

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  12. Sono d'accordo con te: amo e rispetto il Sentimento e l'istinto religioso dei singoli, misterioso e intimo e privato, e trovo idiote solo le religioni rivelate e quanto di meschino e opprimente vi è stato costruito sopra, e trovo ridicoli i concettini teologico-catechistici imparati a memoria tipo vizi capitali, comandamenti divini, preghiere-fiume approntate dalla casta sacerdotale...
    Non per niente mi definisco agnostico, e sono contro la fanatica sicumera e il gretto materialismo dell'ateo chi si dice sicuro che non esista nulla, cosa che non possiamo sapere, come non possiamo sapere Chi o Cosa invece esiste...
    Comunque, una cosa è certa: meglio vivere meditando sul divino (come il meraviglioso Raimon Panikkar) che pensare a Crescita&Sviluppo come fanno le personcine misere tipo berlusca e mercegaglia (che guarda caso vanno a messa...) :D
    Come dice un personaggio di un mio romanzo, che ho appena citato da Lara: "Vivrei coi monaci, se fossero agnostici!"

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  13. @ Zio Scriba: mi hai aperto un mondo accennando a Raimon Panikkar, di cui ignoravo l'esistenza fino a 2 minuti fa. Dunque, prima di tutto, grazie per avermi offerto questo nuovo incontro.
    Il personaggio del tuo romanzo esprime un concetto che sottoscrivo in pieno. Io di monaci quasi agnostici ne ho conosciuti: frati e suore in Africa che vivevano davvero il messaggio cristiano e lo facevano in modo talmente aperto, talmente personale e profondo, da essere SEMPRE ai limiti dell'eresia e della scomunica, sempre sul punto di essere cacciati fuori dagli ordini cui appartenevano. Questa mi pare sia una costante nelle storie di chiunque segua un percorso spirituale autentico e sentito: l'impossibilità, prima o poi, di restare inquadrati in qualunque categoria e la necessità, per vivere davvero accanto ai propri simili, di svincolarsi da ogni fedeltà alla chiesa.
    Grazie per gli spunti e per essere tornato qui a parlare con me e con gli altri.

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  14. sarà mio al più presto.
    la leggevo sempre col manifesto, aveva sempre delle cose da dire vere, non banali.
    una donna speciale.
    grazie della splendida e appassionata recensione

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  15. Pensa che Panikkar lo conobbi solo grazie a un documentario della Tv Svizzera Italiana, perché da noi era già tradotto ma non ne parlava nessuno... Le sue traduzioni dei Veda mi fecero consolatoria compagnia durante gli ultimi mesi di mia mamma. Se vuoi "assaggiarlo", della sua sterminata produzione consiglio soprattutto il primo volume de "La nuova innocenza", che io ho qui in edizione CENS.
    Un personaggio incredibile: un prete cattolico che affermava tranquillamente che nell'aldilà per il singolo individuo non c'è Nulla (e non l'hanno spretato!), e che la similitudine giusta per capire il nostro essere è quello delle gocce d'acqua: dobbiamo prima immaginarci come singole gocce d'acqua, e poi, passaggio decisivo, chiederci, ma COSA SONO io, la goccia dell'acqua o L'ACQUA DELLA GOCCIA? Se capiamo che la risposta giusta è la seconda viene a cessare ogni paura della morte, ogni dolorosa separazione provocata dall'ego: non siamo che gocce momentaneamente separate dall'oceano, ma che all'oceano torneranno!

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  16. @ Gaia: mi piacerebbe leggere le sue Parabole sul manifesto. Chissà che prima o poi qualcuno non pensi a pubblicarne una scelta.

    @ Zio Scriba: grazie ancora! Ho letto la pagina di Wikipedia dedicata a Panikar e del suo incredibile percorso di vita dal cristianesimo all'induismo al buddismo. Grazie soprattutto per il consiglio librario, volevo appunto scriverti per chiederti come avvicinarmi a questo autore che, ho visto, ha pubblicato tantissimo materiale. Metto subito nella mia lista dei libri da leggere (elefantiaca fino al grottesco).

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  17. E' la prima volta che intervengo, anche se passo spesso di qui ...
    Davvero molto bello questo invito alla lettura , non posso sottrarmici...
    Anche io non sono propriamente credente, ma ho sempre ammirato chi vive con semplicità e sincerità la fede; credo essa sia una ricchezza che non a tutti è dato di poter vivere. Forse per questo ho sempre considerato poco interessante confrontarmi con un non credente come me...
    Gianfranco

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  18. @ Gianfranco: benvenuto e grazie per le tue riflessioni. Mi ha molto colpito la tua osservazione finale, che credo in effetti di poter sottoscrivere. Il confronto con chi è diverso da noi arricchisce sempre di più rispetto al rispecchiamento in un essere che ci somigli - esperienza che, però, per me rimane fondamentale: dà conforto, sostiene, fa sentire meno soli; io ne ho bisogno eccome!
    Spero tu voglia tornare a dire la tua su altri argomenti.
    Saluti!

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