sabato 7 novembre 2009

Un giorno di gloria per Miss Pettigrew di Winifred Watson

Nel sito della casa editrice che ha pubblicato questo romanzo e sul risvolto di copertina ho visto scritto: una delle più esilaranti e tenere commedie inglesi mai scritte.

Ora, una frase del genere io potrei associarla, che so, a The Importance of Being Earnest di Oscar Wilde, oppure a Three Men in a Boat di Jerome K. Jerome (che non ho letto, mea culpa; ma mi baso sulla fama del libro e sulle risate incontenibili che la sua lettura ha saputo strappare alla Spia, persona che più volte ho descritto come discreta nelle sue manifestazioni e refrattaria ad eccessivi e scomposti entusiasmi, a meno che non si parli di un piatto di spaghettini al pomodoro), o ancora al meraviglioso My family and Other Animals di Gerald Durrell, da leggere e rileggere ad oltranza.

Non certo a Un giorno di gloria per Miss Pettigrew.

Io capisco che una casa editrice generalmente sofisticata come Neri Pozza non possa decidere di pubblicare un romanzo che, tolte le chiacchiere che se ne sono fatte, è fondamentalmente un Harmony (vi ricordate? quei romanzetti rosa pubblicati praticamente su carta igienica dove il lui e la lei, entrambi bellissimi e fighissimi, all'inizio si odiano, poi si amano alla follia ma non si capiscono, infine, quando tutto sembra compromesso, si ritrovano e vivono per sempre felici e contenti e che, insieme alle mie sorelle, leggevo avidamente d'estate quando avevo 10 anni), senza cercare di intortarci su parlando di capolavoro di sofisticato umorismo (secondo nientepopodimeno che il Guardian).

Che il libro sia stato pubblicato nel 1938 si sente, e molto. Non so se sia stata una precisa scelta editoriale quella di mantenere ed enfatizzare questo suo essere datato, probabilmente sì. Lo spero.

L'ambiente tratteggiato è quello della bella vita nella Londra degli anni '30, dove le donne sono tutte sofisticatissime e vestono solo abiti impalpabili di seta e gli uomini sono tutti aitanti, dallo sguardo intenso, la mascella volitiva, i capelli folti, la voce imperiosa (e già questa assoluta uniformità e piattezza la dice lunga sulla leziosità del romanzo).
Insieme, questi uomini e queste donne non fanno che passare da una festa a un night club, perennemente tracannando liquori e champagne o fumando sigarette, intessendo flirt e intrighi amorosi che l'autrice vorrebbe farci passare per appassionati e appassionanti e che invece risultano (almeno a me) assolutamente insignificanti e privi di succo e soprattutto sentimento.
Il tutto ad orari impossibili.

In questo ambiente vacuo, splendido e vagamente immorale, la Miss Pettigrew del titolo c'entra come un cavolo a merenda. Più bambinaia che istitutrice, appena quarantenne ma già sfiorita da una vita segnata dalle privazioni, dalle umiliazioni e dalla più totale mancanza della più piccola gioia, avviata ad una mezza età solitaria, squallida e sacrificata, per un banale equivoco Miss Pettigrew si ritrova catapultata in una serie di avventure tanto eccitanti per lei quanto inverosimili e noiose per il lettore.

Il messaggio che Winifred Watson ha voluto veicolare attraverso la sua Miss Pettigrew è ovviamente quello che nella vita non si può mai dire, che esiste sempre un'occasione di riscatto e di salvezza per tutti, che basta un attimo perché anche l'esistenza più triste e apparentemente priva del benché minimo barlume di grazia trovi la sua redenzione e, anzi, addirittura la sua gloria, che bisogna non perdere mai la speranza e mantenersi disponibili, aperti al cambiamento e all'amore.

Messaggio indubbiamente condivisibile. Non originalissimo, ne convengo, ma a me particolarmente caro.

Che però una donna tanto incolore, insipida e banale come Miss Pettigrew (perché è così che la Watson ce la presenta) possa, nel giro di 24 ore, trasformarsi in una signora dall'aspetto sofisticato, fare innamorare di sé un aitante e maturo miliardario e diventare una sorta di guru di un gruppo di fanciulli e fanciulle ricchissimi, sofisticati e spregiudicati (che però sono in realtà dei bravissimi e delle bravissime ragazze, ovviamente, a parte il cattivo-cattivo, che invece è non solo cattivo ma anche un codardo) che sono ipnotizzati dal suo buon senso piccolo-borghese e la considerano, non si sa bene in base a cosa, una sorta di oracolo umano, ha davvero dell'incredibile.

Io non ho niente in contrario alle storie fantastiche o inverosimili. Non sono una forzata del realismo, della verosimiglianza, del documentaristico. Le storie possono anche essere assurde, bizzarre e improponibili.
Ma i personaggi pretendo siano credibili, umani, veri. Voglio che mi parlino, che prendano corpo e voce, che diventino tanto reali da sentirne quasi il peso sul letto su cui sono sdraiata a leggere la loro storia. Non importa che vengano da un'altra epoca, da paesi dove non sono mai stata e di cui non so nulla, che parlino una lingua che non so nemmeno che suono abbia. Non importa, al limite, che vengano da mondi addirittura inesistenti, da un passato remotissimo e senza testimoni o da un futuro solo immaginato. Devono essere vivi e veri e vibranti di umanità.

Le fanciulle divine e alla moda, i maschi virili e bellocci di Winifred Watson, ed anche la più modesta e apparentemente più reale Miss Pettigrew, sono solo manichini: dalle loro bocche non esce una parola che mi suoni vera e autentica. Delle loro vite, non una sola azione, né un solo episodio, mi appare credibile e mi emoziona.

Peccato.



Winifred Watson, Un giorno di gloria per Miss Pettigrew, traduzione di Isabella Zani, Neri Pozza 2008.

10 commenti:

  1. ah, eccoti qui! ti aspettavo.
    ero molto curiosa di sentire la tua opinione.
    ti dico adesso la mia: ho iniziato il libro col sorriso beato di una persona bendisposta a godere di questa esilarante storia. e per le prime pagine, il sorriso è anche rimasto. la storia appariva bizzarra e frizzante al punto giusto. già però prima della metà, il sorriso si era, con una punta di delusione, piuttosto ridimensionato. superata questa, il sorriso era definitivamente scemato. nel finale, avrei preso miss pettegrew e la sua allegra compagnia ed avrei acceso per loro un grande, bello, caldissimo falò. non so se mi spiego ;)

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  2. Ti spieghi eccome!
    Anche io ho pagato il prezzo di una cocente delusione (e credo si senta dal tono della mia critica!).
    Il problema della Watson, secondo me, è che non basta scrivere che Tizio e Caio sono persone carismatiche e fighissime; se sulla scena non le fai muovere, parlare, agire, vivere insomma, come tali, in modo credibile, coerente, sincero, per il lettore Tizio e Caio rimarranno sempre figurine di carta, inconsistenti e irreali nel migliore dei casi, insopportabili e fasulle nel peggiore. Come questo.
    A presto, cara!

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  3. sto leggendo dei racconti della canadese alice munro e mi piacciono tantissimo appunto perche i suoi personaggi sono veramente vibranti ! hai letto qualcosa di lei ?

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  4. Ciao Vera,
    no, non ho ancora mai letto nulla di Alice Munro. Ne approfitto per chiederti consigli. Qualche titolo in particolare col quale cominciare?

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  5. Tu mi confermi che la mia politica di diffidare delle qualificazioni di un nuovo libro urlate a gran voce è più che buona.
    Credo che mi stamperò un promemoria con tutti i titoli che hai recensito sai? Ci ho pensato l'altro giorno, mentre ero in libreria.
    L'hai fatta la tua, sei diventata la mia guru :D
    A presto carissima.

    wenny

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  6. Da qualunque parte cominci,con Alice Munro caschi sempre bene.
    Cmq io ho trovato eccezionale la raccolta "Amico, nemico, amante" (Einaudi), di cui ho scritto anche qui

    http://tinyurl.com/ygm74yy

    Ho fatto tesoro di questo tuo parere su Miss Pettigrew: ogi tanto ho voglia di legger cose allegre, e ci stavo cadendo come un'allocca, nella trappola. Il tuo post mi ha salvata ^__^

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  7. @ Wenny: Se mi prendi come guru stai messa bene!
    Anche io in genere diffido dei libri che vengono presentati come assolutamente da leggere, pena il passare per un paria della società. Questo l'ho comprato perché al 50% da Mel Bookstore e perché in genere la Neri Pozza è abbastanza affidabile quanto a scelte editoriali (abbastanza, appunto!).
    Un abbraccio

    @ Gabrilù: letta la tua splendida recensione sui racconti della Munro (e lasciato anche un commento, ma non ho capito se effettivamente sia rimasta traccia del mio passaggio o no) e preso nota.
    Grazie per la visita. E' sempre un piacere!

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  8. ciao di nuovo,
    sto leggendo una raccolta di una casa editrice canadese, non conosco le edizioni italiane ma ti consiglio di cercare in quale raccolta italiana si trovano i racconti "runaway" e "the bear came over the mountain" (da quest'ultimo hanno fatto il film away from her)
    comunque tutti gli altri sono stupendi
    poi ci fai sapere ! ;-)

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  9. Grazie molte Vera!
    Prendo nota di tutto.
    A presto!

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  10. Duck.
    sono già in ginocchio sui cesi.
    ti ho appioppato un compitino... lo trovi da me.
    buon fine settimana,

    wenny

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