venerdì 21 gennaio 2011

Di un pranzo (molto poco) belga e di una vellutata ai porri e all'arancia

Avrei voluto scrivere un post sulla mia vacanza a Bruxelles, lo scorso dicembre.

Magari corredato di foto ritraenti angoli suggestivi della città, case e giardini imbiancati di neve, i volti sorridenti dei miei gentilissimi e (assai) pazienti amici che mi hanno ospitato, i venditori e le merci dell'incredibile mercato di Place du Jeu de Bal, le stupefacenti vetrine della boutique di qualche noto maître chocolatier: di soggetti da immortalare Bruxelles ne offre in quantità.

Invece, se avete già capito dove voglio andare a parare, niente di niente - o quasi.

Ecco praticamente le uniche foto che ho scattato in una settimana di vacanza: quelle che ritraggono un mio pasto, consumato in uno "splendido localino", direbbe la Spia citando i Blues Brothers.

Non si tratta di un ristorante tipico e caratteristico, ma di uno dei tanti Au Pain Quotidien (un noto e fortunato franchising che si trova un po' ovunque, persino a Dubai, ahimé), quello del Sablon - per la precisione.

In un'atmosfera rilassata e apparentemente casuale (ma immagino frutto anche di accorti e ben pagati studi di marketing), amabilmente intrattenuta dalla mia cara amica, immersa nella suggestiva luce perlacea che penetrava nel grande locale attraverso un luminoso lucernario, ho mangiato uno dei pranzi che più mi hanno soddisfatto in vita mia: una tartine con caprino, pesto e pomodori secchi e uno stupefacente yogurt con cereali e frutti di bosco.

Non il tipico pranzo belga, ne convengo.

La macchina fotografica è rimasta per lo più a languire nella tasca interna della mia borsa, se non addirittura sul comodino della stanza degli ospiti che i miei amici mi avevano messo gentilmente a disposizione.

Se oggi ho deciso di uscirmene fuori con Bruxelles è perché ieri ho preparato per la terza volta in meno di un mese una zuppa che con quella città, e con quel pranzo, ha molto a che fare - almeno nella mia testa.

Prima di tutto perché la ricetta viene da un bel libro acquistato proprio lì, in terra belga, l'ennesimo Marabout, Soupes de saison di Anne-Catherine Bley.
(Mi sono informata e ho saputo che la signora in questione ha partorito, prima di questo, un altro libro - che presto sarà mio - sul medesimo argomento [fa questo di mestiere, d'altra parte] che si intitola Bar à soupes, barbaramente tradotto in italiano con l'agghiacciante titolo Zuppe à porter e pubblicato ovviamente dalla Guido Tommasi).

Poi perché mi vien da pensare che nel menu di un Au pain quotidien questa zuppa ci starebbe proprio bene: è un abbinamento classico ma declinato in una versione un po' fighetta, che sfiora appena appena la leziosità - almeno così mi pare.


****

Velouté de poireaux aux zestes d'orange

(per 2 persone)

3-4 porri non affetti da gigantismo
1 patata di medie dimensioni

1 cipolla

1 cucchiaio d'olio d'oliva

mezzo litro d'acqua

150 ml di panna
(anche meno)
la buccia finemente grattugiata di mezza arancia non trattata

1 cucchiaio di Grand Marnier (nell'originale, di Cointreau; io avevo il Grand Marnier in casa e quello ho usato)


Lavate e tagliate il bianco dei porri a lamelle sottili.

Sbucciate e tagliate allo stesso modo anche la cipolla.

Fate appassire porri e cipolla nel cucchiaio d'olio per circa 5'.

Aggiungete la patata, sbucciata e tagliata a cubetti, e l'acqua (cui io, in realtà, aggiungo del brodo granulare di verdure; solo l'acqua mi sembra faccia un po' tristezza).

Portate a bollore, indi abbassate la fiamma e fate sobbollire dolcemente per 20'.

Nel frattempo mescolate la buccia dell'arancia alla panna e aggiungete il cucchiaio di liquore. Mettete da parte.

Quando saranno trascorsi i 20' di cui sopra, spegnete il fuoco e passate al minipimer la zuppa.
Aggiungetevi metà della panna aromatizzata.

Montate appena l'altra metà (o - se siete degli sciattoni come me - meno che appena, come si nota dalla foto, dove la panna ha l'aspetto di una schiumetta poco invitante e di dubbia provenienza, mi rendo conto; vi assicuro che è panna, comunque) e portate in tavola.

Enjoy!

17 commenti:

  1. la tartina ha davvero un aspetto appetitoso e meritava giustamente una foto!
    a proposito di bar a soupes, io invece ero a parigi a gennaio e ci volevo proprio andare nel bar a soupes della bley, ma non era nelle nostre zone di pellegrinaggio (in compenso ho passato ore nella grande epicerie). il libro zuppe a porter io ce l'ho e titolo a parte è davvero carino.
    mi piace la tua idea di zuppa con la buccia d'arancia grattugiata: ho in freezer una porzione di zuppa ai porri da scongelare, quando la scaldo cercherò di ricordarmi di questo trucchetto di sicuro saporito

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  2. @ lise charmel: Parigi adesso deve essere bellissima, anche se fredda come una ghiacciaia. Comunque sì, anche Bar à soupes sembra fatto bene (l'ho più volte sfogliato in libreria): prima o poi lo farò mio. Certo, in questo modo avrò fatalmente delle ricette duplicate - o con minime variazioni. Ma quando mi piace un autore voglio avere praticamente tutto quello che ha prodotto (le eccezioni sono rare e indifendibili, persino per me): una sorta di vertigine dell'accumulo e della completezza che mi espone ad acquisti a volte discutibili.
    Donna accorta ed organizzata, con le porzioni di zuppa da scongelare nel freezer! Ti ammiro molto! A presto

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  3. che minestrina originale !
    io adoro Le Pain Quotidien, ormai per me qui è diventato sinonimo di pane artigianale e piatti con ingredienti scelti, proprio quello che e tanto difficile trovare in America : le bon gout europeen, voilà !
    certo, ormai è diventata una catena, un po piu anonima, niente da vedere con il primissimo Pain Quotidien di Rue Dansaert`di Bruxelles. Abitavo li, a Bruxelles, quando l'hanno aperto. I piatti e le tazze e le tavolette per tartine erano tutti diversi e il tavolo principale era un vero tavolo di brocante, tutto molto campagnard e piacevole !

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  4. Già copiata e consegnata al marito per essere provata (come già sai, lui è il cuoco, e io... meno, mi trovo meglio nel ruolo di assaggiatrice! ;) ).
    Amo i tuoi post, Duck, i tuoi racconti e il tuo modo di scrivere e di guardare alla vita! Grazie per questi "rischiaramenti" di giornata che mi dai ogni volta che ti leggo! Buona domenica!

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  5. Indovina, Duck,qual é la prima cosa che farò non appena torno a Bruxelles?
    Detto (e scritto) da te il Pain quotidien si trasforma in un luogo incantato,illuminato da una "luce perlacea" che di certo ritroverò (non si prevede troppo sole a Bruxelles)
    La seconda sarà Cook&Book
    E grazie di tutto
    g

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  6. @ Vera: che meraviglia e che incanto deve essere stato assistere alla nascita di quel locale e godere dei suoi frutti. Per me, che non ci ero mai stata, si è trattata comunque di una vera scoperta. Per quanto sicuramente non immune da quel po' di "anonimia" che una catena necessariamente porta con sé, ho trovato l'idea e la sua realizzazione di grande fascino e stile.

    @ Cristina: ma quanto mi sta simpatico questo marito cuciniere! Aspetto eventuali feedback. Grazie a te per le parole gentili e tanta buona domenica.

    @ Grazia: ah, donna fortunata! La qualità speciale di quella luce è forse tra le cose che più mi sono rimaste impresse di quella bella giornata trascorsa in tua compagnia.

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  7. Ma come è bello passare da te! Sei una perfetta ospite!

    P.S.
    Ho letto un tuo bellissimo post di qualche mese fa, quello su " Il mestiere di riflettere..."
    Leggendo "Vado a vedere se di là è meglio" di F.M. Cataluccio, ho trovato questa curiosità che devo assolutamente trasmetterti: in Armenia c'è una festa che celebra i "Santissimi traduttori". Dalla metà del V sec.in poi, con il loro attento lavoro salvarono testi di Aristotele, Zenone ecc.
    Il valore non sempre è misconosciuto!
    Un saluto affettuoso

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  8. Dev'essere bella Bruxelles, non sono mai andata all'estero e non immagini quanto mi piacerebbe... con la pioggia intensa di questi gioni, la tua vellutata è perfetta!
    Un abbraccio e buona domenica

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  9. @ Giacinta: ma che cara che sei stata a venir qui a dirmi questa cosa. Ovviamente non sapevo dell'esistenza di questa festa: ora non mi resta che capire in quale giorno si celebri e poi partire alla volta dell'Armenia; magari lì è più facile che mi diano lavoro! Ti saluto con affetto anch'io

    @ marifra: be', mettiamola così: se non sei mai stata all'estero hai ancora intatte migliaia di occasioni di vedere luoghi e persone nuove! Una prospettiva che trovo estremamente piacevole ed eccitante. Sono stata da te e ho visto bellissime foto che ti ho invidiato tantissimo. Un saluto

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  10. @ iulia lampone: ti abbraccio anch'io e fammi sapere!

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  11. bene, ora so che posso farti felice con una tartina al caprino, pesto e pomodoro secco. Il che semplifica enormemente le cose, rispetto a quello che farebbe felice me...

    Prendo nota di una parentesi, con dentro un inciso e una parentesi quadra, e un tot di virgole. Roba che non si vede pressoché mai, se non nella mia testa.

    Per il resto: c'è bisogno di comprare un libro (o una serie di libri) per fare una Vichyssoise con una grattata di buccia d'arancia? La domanda seguente logicamente sarebbe: perché grattare dell'arancia in una splendida Vichyssoise, che è perfetta così com'è? Ma questa non la faccio, se non mi sbatti fuori, e avresti pure ragione :-P

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  12. @ Esmé: assolutamente c'è bisogno di comprare un libro (o una serie di libri) per fare etc etc. Non dirò mai abbastanza che per me cucinare è un pretesto: quello che davvero mi appassiona è collezionare libri di cucina, non cucinare (preferisco di gran lunga mangiare, infatti, se devo proprio dirla tutta). E come ogni passione sul filo della mania, la mia si alimenta di giustificazioni anche debolissime e pretestuose!
    Quanto alle parentesi tonde e quadre, ero tentata in verità di metterne anche una graffa; non preoccuparti, comunque: è un tratto comune a quasi tutte le donne quello di aprirne in continuazione (e spesso di dimenticarsi di chiuderle).

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  13. Messa così, non fa una piega.

    Resterebbe la questione della Vichyssoise, ma l'hai già detto che è al limite del lezioso (per me va abbondantemente oltre. Ma in fondo come posso io - una piccola donna coraggiosa e intrepida [ma in fondo fragile] - combattere tutta da sola il trend mondiale che vuole il pastrugno sistematico delle ricette classiche? Non posso). Continuerò a farmi la mia minestra, senza zeste, Cointreau e soprattutto senza cipolla, nell'isolamento della mia soffitta al freddo e al gelo, alla fioca luce del lume a petrolio, portando avanti testardamente la mia solitaria crociata... ecc ecc

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  14. E noi impudichi pastrugnatori te ne saremo grati (di portare avanti testardamente la tua solitaria crociata etc etc). Ma anche tu, un po' di gratitudine ce l'avrai per noi; altrimenti chi ti darebbe l'occasione di continuare ad essere una piccola donna coraggiosa e intrepida (ma in fondo fragile) a combattere etc etc?
    Baci

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  15. Questo ristorante me lo segno, caspita. Anche se ho il sospetto che dovrei segnarmi soprattutto il "Duck Restaurant"
    Gil

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  16. Ciao Gil, fattici portare da Madame Suzette, quando andrai a trovarla. Senza la sua compagnia, anche il migliore dei pranzi perde fascino.

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