Parlavamo di chi o di che cosa avremmo voluto essere se avessimo potuto mai rinascere in un'altra vita.
Sinceramente non ricordo che cosa dissi io (poco male, sarà stata qualcuna delle mie scemenze), ma la risposta della mia interlocutrice mi colpì moltissimo.
Senza un attimo di esitazione, la mia amica mi disse: "Io vorrei rinascere Joni Mitchell".
Allora, mi vergogno a dirlo, non sapevo di chi stesse parlando, dunque la sua risposta mi colse davvero alla sprovvista.
Per qualche istante pensai si trattasse, non so perché, di qualche eroina benefattrice dell'umanità tipo Florence Nightingale.
La mia interlocutrice, che aveva una decina di anni più di me, rimase scandalizzata dalla mia ignoranza e qualche giorno dopo mi omaggiò di una cassetta con su registrati un paio di album di Joni Mitchell, ascoltando i quali, secondo lei, avrei dovuto capire il motivo della sua risposta apparentemente bizzarra.
Da quel giorno sono passati molti anni.
Di Joni Mitchell ho ascoltato e comprato, nel tempo, altri dischi, alcuni dei quali, a mio parere, sono dei capolavori.
Pur trovando innegabilmente straordinaria la sua voce e infusi di incredibile poesia e profondità gran parte dei suoi testi, faccio nondimeno ancora fatica a capire perché qualcuno potrebbe desiderare di rinascere lei.
E non posso fare a meno di ricordare con un sorriso quella scena del romanzo di Nick Hornby, About a Boy, in cui la madre di Marcus, Fiona, una vegetariana figlia dei fiori depressa con tendenze suicide e gusti musicali "antiquati", la prima sera in cui invita a cena Will, il protagonista del libro, comincia, con grande imbarazzo di quest'ultimo, a suonare il piano e a cantare con trasporto e sentimento proprio la canzone di Joni Mitchell che ho scelto per oggi.
Che comunque rimane per me una delle sue più belle.
Buona domenica!
cara papera, collegandomi stamani al tuo sunday music ho provato a fare un esperimento extrasensoriale. respirando profondamente ho cercato un collegamento telepatico con la tua essenza domenicale, e ho pensato: chi troveremo oggi in codeste pagine? e da quel di firenze mi si sono materializzate onde gutturali, chitarre al limite dello stralunato, e infine la visione di un uomo che ho chiaramente riconosciuto come jimi hendrix. ok. la mia carriera di paragnosta così brillantemente iniziata si può definire conclusa miseramente.
RispondiEliminabuona domenica!
(di joni mitchell conosco invero poco... non ho mai avuto voglia di approfondire. forse mi è mancata la spinta di un'amica che avrebbe voluto rinascere come lei. chissà...)
@ Tiziana: divertente il tuo esperimento! Ma in effetti come paragnosta non ti vedo avere un grande futuro... per fortuna sai fare, e meravigliosamente bene, il tuo mestiere.
RispondiEliminaNon è necessario approfondire la tua conoscenza con Joni Mitchell, che per molte persone è una cantautrice da sfigatoni - e per certi versi è difficile dar loro torto.
Vorrà dire che non ha molto da dirti, e va benissimo così.
Un abbraccio e buona domenica!
Ascoltavo Joni Mitchell nello stesso periodo in cui ascoltavo Tom Waits, un momento in cui mi sentivo (ed ero) fortemente depressa. E certo l'ascoltarli non mi aiutava. Sento pero' di aver fatto un torto alla loro musica e vorrei risentirli ora a mente serena. Che ne dici, ci provo ?
RispondiElimina(la mia parola è vireab)
@ Grazia: io fossi in te darei loro un'altra chance (ho interpretato in questo modo il tuo vireab).
RispondiEliminaTutt'al più se ti accorgi subito che ti fan venire il magone e non vuoi, non hai che da toglierli dallo stereo e metter su magari il tuo amato Take Five!
Non è nelle mie corde. Sebbene ami la musica "morbida", riescono ad entusiasmarmi soltanto gli autori che, nell'apparente lentezza e dolcezza dl sound, lasciano intravedere un fondo "torbido", non immediatamente decifrabile.
RispondiEliminaJoni non riesce ad incuriosirmi.
P.S.
Mi piace il tuo post per lo stesso motivo...c'è un che di non detto...:-))))
@ Giacinta: il non detto del mio post è probabilmente l'ambigua mistura di sentimenti che effettivamente la musica di Joni Mitchell suscita in me, come mi sembra di aver detto anche rispondendo ad altri commenti. Da una parte mi emoziona moltissimo, da un'altra la trovo assai datata, a volte quasi patetica, circonfusa com'è di quell'alone da figli dei fiori-sfigatoni-abitanti delle comuni che non può non far storcere il naso ad una parte di me, assai allergica e molto critica nei confronti di certi aspetti della cultura degli anni '70.
RispondiEliminaSarei curiosa di sapere quali sono gli autori a cui pensavi scrivendo il tuo commento.
Buona domenica!
Mi piacciono molto Brian Eno, Ludovico Einaudi...
RispondiEliminaPuoi comunque farti un'idea cliccando sull'i pod del mio blog, ci sono diversi autori. Ciao!
@ Giacinta: c'è sempre della musica bellissima nel tuo blog, tra l'altro. Brian Eno e Ludovico Einaudi piacciono anche a me, benché del primo conosca poco o nulla. Credo di aver capito il tuo discorso, comunque. E grazie per esserti presa la briga di tornare e spiegare. A presto!
RispondiEliminaStamattina in libreria ho letto i primi capitoli di Bonjour tristesse, adesso rientro e guarda che ascolto... La vita sa essere davvero sorprendente.
RispondiEliminaUn abbraccio cara Duck.
wenny
@ Wenny: ah Bonjour tristesse! Quanto ho amato quel libro.
RispondiEliminaTrovo sia molto bello desiderare di farsi sorprendere dalla vita (credo infatti che bisogna volerlo): ci vedo il segno di un temperamento curioso e di una istintiva fiducia che da sempre considero di grande fascino.
Ti abbraccio
Finora ho ascoltato solo qualcosa di Joni Mitchell, ma questa la conosco, e certamente è una delle sue canzoni più belle. Mi piace anche Black crow, sentita prima in una versione di Diana Krall nell'album The girl in the Other Room, e che mi ha portato poi cercare altre canzoni di Joni Mitchell, tra cui questa... Grazie per questa altra magnifica suggestione, Duck!
RispondiElimina