lunedì 8 agosto 2011

La vertigine dell'ordine. Il rapporto tra Sé e la casa di Carla Pasquinelli

Sono una creatura profondamente domestica, una Penelope fatta e finita, ma ho scoperto di esserlo in tempi relativamente recenti, con una certa sorpresa.

Da giovani non fa fico affermare una cosa simile; da giovani si vuole essere tutti Ulisse, indipendentemente dal proprio sesso: passare per la Penelope della situazione può essere insultante e svilente come la peggiore delle offese.
D'altra parte penso sia giusto e sano che da fanciulli si sia attratti e incuriositi e innamorati soprattutto dell'altrove, del lontano, del diverso da sé e se ne vada in cerca, anche se questo significa tralasciare, trascurare, non vedere veramente ciò che invece è vicino, familiare, conosciuto, domestico.
Si avrà tempo, poi, eventualmente, per tornare, con occhi nuovi, a ri-conoscerlo.

Quando ero giovane (o diciamo più giovane di adesso!), qualunque cosa avesse un profumo vagamente "casalingo" e domestico suscitava in me reazioni claustrofobiche, se non di irritazione, disgusto, estraneità; nel migliore dei casi, un'assoluta indifferenza.

Poi mi sono ritrovata, gradualmente, a cambiare prospettiva ed ho capito di non avere alcun problema con la domesticità, con l'idea di "casa" in generale, ma solo con la casa dei miei genitori!

E così, in ognuno dei luoghi in cui ho abitato la mia vita da adulta - lasciata, cioè, la casa paterna - ho trovato e vissuto e coltivato amorevolmente e con enorme piacere e gioia quella che, ora lo so, è la mia dimensione più vera e più aderente al mio sentire: la domesticità, appunto, la casalinghitudine, per dirla con la Sereni.

Non potevo, dunque, non leggere questo breve saggio e non trovarlo, in molte sue pagine, interessante.
 
Carla Pasquinelli offre - spesso con garbo e leggerezza, il che non guasta - una riflessione multidisciplinare sull'idea della casa intesa come spazio fisico, certamente, architettonico, ma anche e soprattutto simbolico: della propria identità di invidivui, della propria appartenenza ad una determinata cultura, a uno specifico gruppo sociale etc etc.

Curiosi e per me molto interessanti certi confronti sull'idea di "casa" nelle varie culture, sul modo in cui concezioni filosofiche e religiose e culturali imprimano il loro marchio evidente e concreto sull'organizzazione dello spazio fisico in cui si articola la vita domestica e sull'idea (che può essere diversissima, da cultura a cultura) di "ordine" e "disordine".

Ogni tanto mi è parso che l'autrice partisse un po' per la tangente, per così dire, e scivolasse verso regioni teoriche in cui non mi sento mai troppo a mio agio e in cui, dunque, non l'ho seguita troppo volentieri: quelle in cui il discorso si fa un po' troppo astruso per i miei gusti e troppo infarcito di concetti e riferimenti culturali evidentemente al di là della mia portata (e mi pare che questa mia insofferenza a certi discorsi teorici aumenti con l'età, invece che diminuire; non dovrebbe essere il contrario? Non dovrei diventare sempre più saggia e colta e istruita? Pare proprio di no).

Ma nel complesso si è trattato di una lettura assai gradevole, non di rado divertente, e ricca di spunti di riflessione per me insoliti.

Carla Pasquinelli, La vertigine dell'ordine. Il rapporto tra Sé e la casa, Baldini Castoldi Dalai, 2009.


10 commenti:

  1. un giorno o l'altro mio marito ti manderà il conto della libreria. sappilo.

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  2. Questo, lo sai bene , è un tema che m'intriga ! Già una dice La vertigine dell'ordine ha capito un sacco di cose . Più metti ordine e pulisci più rimani legata , diventa una mania, oddio , può diventarlo. Indagare queste cose è necessario , le facciamo tutti i giorni, se le diamo per scontate o le svolgiamo in automatico si corre il rischio di diventare come il mio marito, che non ci pensa mai, ma ha almeno 100 paia di calzini , che per lui non sono un problema, lo sono per tutti gli altri in casa .

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  3. L'ho già messo tra i libri da comprare.La casalinghitudine, la vertigine dell'ordine, la mania della classificazione: mi ci riconosco appieno.
    Anche se non è sulla casa, e sul rapporto con la casa, ma piuttosto sullle manie di mettere ordine e classificare, ho trovato straordinario " Pensare e classificare" di Georges Perec.
    Che io sia poi una fanatica dell'ordine, lo so e ho già fatto outing.
    Un grande, grande abbraccio

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  4. E' incredibile: abbiamo avuto l'identica idiosincrasia. Le prime infantili crisi di bile le ho avute quando a casa mi dicevano che ero una piccola massaia. Poi la malattia passa... :-))

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  5. @ Chiara: oops!

    @ Vitamina: il tema è interessante e vale la pena, come dici tu, di rifletterci sopra un istante. Devo ammettere che io non corro affatto il rischio di essere una maniaca dell'ordine! A parte i miei libri e la mia stanza-laboratorio - dove vige un ordine tutto mio che da fuori potrebbe assomigliare molto a una forma di disordine - nel resto della casa cerco solo di evitare che non si arrivi a livelli pericolosi di casino, ecco. Mi hai fatto molto ridere con i 100 calzini di tuo marito!

    @ Grazia: credo di aver letto il tuo commento al libro di Perec cui accenni. Sarai anche una fanatica dell'ordine ma non mi sembra che tu lo sia in modo "molesto" (perché secondo me c'è un modo molesto, altroché!, di esserlo!). Saluti!

    @ Giacy.nta: ho l'impressione che molte donne abbiano una giovanile fase di rigetto nei confronti di un modello femminile che sentono già come "superato" e comunque come imposto dall'esterno. L'importante è poi seguire un proprio personale percorso, che nasca da reali esigenze e bisogni e desideri e non sia frutto di una sterile e non sentita adesione a certi biechi stereotipi: se porta a scoprirsi "casalinga dentro", bene, non c'è nulla di cui vergognarsi - né di che vantarsi; e se porta invece a scoprirsi Ulisse, benissimo anche questo, il discorso è lo stesso. Almeno per me.

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  6. Un libro che incuriosisce fin dal titolo: Vertigine e ordine. Una specie di ring e yang, con la prima che spesso ha un significato negativo e la seconda che lo ha positivo. Mi ritrovi d'accordo anche sulla casalinghitudine. Pur essendo una viaggiatrice, trovo sempre più accoglienti e preziose le mie domeniche in casa, con la mia famiglia, i gatti, i libri e il silenzio. O al massimo il sottofondo della moca gorgogliante che mi avvisa del prossimo (ennesimo) caffè pronto da gustare. Proprio come mi sta accadendo oggi. Bye&besos

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  7. @ Nela San: che bel quadro hai dipinto con pochi tocchi, proprio il genere di atmosfera in cui, come direbbe il mio amico Max, "mi pascio". Saluti!
    (ehi, vacci piano con le caffettiere!)

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  8. Ok Duck, grazie del consiglio e comunque: tranquilla! La mia moka è solo da due tazzine... Bye&besos

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  9. E poi ci sono le volte in cui riesci ad esprimere magnificamente a parole tue i miei pensieri. Così non serve aprire il complesso capitolo “rapporto con la casa paterna”. Casa MIA, nonostante i numerosi traslochi, è stata sempre un’altra cosa.
    Un abbraccio

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  10. @ Nela San: ma di due tazzine in due tazzine ti bevi comunque un badalucco di caffè. Ok, ora basta fare la zia ansiosa che si preoccupa :-)

    @ Barbara: quello del "rapporto con la casa paterna" è un capitolo complesso per molti (e doloroso per alcuni). Mi fa felice sapere di aver espresso il tuo pensiero, esprimendo il mio. Un abbraccio

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