lunedì 12 ottobre 2009

Della creatività, della conoscenza di sé e di un pane con fichi secchi e rosmarino


A parte, forse, una breve parentesi infantile, non sono mai stata una persona creativa, uno di quegli individui talentuosi che riescono a produrre qualcosa che prima non esisteva, nato dalla loro mente, dal loro mondo interiore e che porta per questo, impresso in sé, il loro personalissimo, originale e unico suggello (pur parlando, nei casi più felici, alla sensibilità di tutti).

Si badi bene, però, che all'aggettivo 'creativo' io attribuisco un significato piuttosto ampio.
Non lo applico, infatti, esclusivamente alla sfera artistica. Quando lo uso, non penso alla produzione di un dipinto, una canzone, un libro.
Non solo, quantomeno.

Creativa era, per esempio, Tiziana, un architetto conosciuto anni fa, che con gusto e genialità riusciva ad arredare una casa con materiali di scarto, che non avrebbero detto niente a nessuno e che invece, in qualche modo misterioso e felice, le 'parlavano'.

Creativa era anche Mariza, la cognata di un mio fidanzato, che da un frigorifero semideserto tirava fuori un pranzo e produceva un dessert da leccarsi i baffi partendo da un barattolo di latte condensato e alcune pesche sulla via della pensione.

Creativa è la nostra amica Francesca, che ha la capacità visionaria di capire che, con qualche piccolo ritocco, quella gonna anonima o quel golfino insignificante potrebbero diventare qualcosa di diverso, di assolutamente unico e desiderabile: un orlo più corto o più lungo, qualche ricamo lì, una perlina là e dalle sue mani escono fuori pezzi da boutique che tutti le chiedono dove ha acquistato e che le stanno benissimo (e qui si apre un discorso a me molto caro, quello su quanto bene ci si conosce e quanto bene ci si vuole; Francesca evidentemente ottiene buoni voti in entrambe le materie: si conosce, sa che cosa le piace, ha un gusto suo personale che non viene mai offuscato dalla moda o dai condizionamenti esterni, e si vuole bene abbastanza per volersi vestire come vuole, estranea a qualunque altra considerazione che non riguardi il suo benessere e il piacere che trae dall'indossare qualcosa che la rappresenta in pieno).

Ecco, inteso in questo senso, l'aggettivo 'creativo' non penso proprio mi si possa applicare.
Io sono soltanto un'onesta e discreta esecutrice.
Datemi un modello, qualcosa da copiare, una ricetta, un disegno, un maglione ed io ve lo riprodurrò, con una certa fedeltà e anche con una certa bravura, nei miei giorni più ispirati.
Ma non chiedetemi di inventare qualcosa: nella migliore delle ipotesi ne uscirà fuori qualcosa che ricorderà qualcos'altro; nella peggiore, un'assoluta schifezza.

Quel che mi manca, credo, è proprio la capacità visionaria di cui parlavo prima: la capacità, cioè, di proiettare nello spazio e nel tempo qualcosa che ancora non esiste, ma che potrebbe esistere, e di immaginarlo già esistente e reale, e che in qualche modo sento essere legata ad una fondamentale fiducia nella perfettibilità del mondo, a quell'atteggiamento ottimista per cui il bicchiere è sempre mezzo pieno e tutto può essere migliorato e che, forse in modo semplicistico e arbitrario, attribuisco ad un felice debutto sul palcoscenico della vita.

Anni fa, riconoscere di non possedere questa qualità mi avrebbe addolorata molto.
Per molto tempo, in gioventù, ho coltivato infatti (tra le tante altre!) la fantasia di essere una persona creativa.
Adesso, invece, complice l'età e (si spera) una maggiore conoscenza di me stessa, accetto questo dato di fatto con maggiore serenità.
E mi godo l'estrosità altrui, dei cui frutti mi beo.

In cucina, certo, la creatività può anche esprimersi con piccole, piccolissime cose.
Un abbinamento cui nessuno ha mai pensato, per esempio, il caso più classico.
O anche un'associazione non particolarmente originale, ma cui TU non hai mai pensato, e che ti appare per questo un miracolo di genialità.
E in fondo lo è.

Quando penso alla creatività, mi viene sempre in mente qualcuno con cui parlavo, un pomeriggio d'estate di molti anni fa, di Andy Warhol e della sua famosa serie di dipinti dei barattoli di zuppa Campbell.

Questo qualcuno (molto più anziano di me), ne era entusiasta; mi parlava del valore liberatorio, dissacratorio che avevano quelle latte di zuppa; io (allora molto giovane), con la spocchia e l'arroganza degli ignoranti e degli inconsapevoli, sostenevo che quella non era arte.
"Chiunque avrebbe potuto fare una cosa del genere!" dicevo con vigore, "persino io potrei farlo!".
"Sì, è vero. Però nessuno ci aveva pensato prima di Warhol. TU non ci hai pensato. Lui sì", rispose conciliante e vittorioso il mio paziente interlocutore.
Fine della discussione.

Questo dialogo mi è tornato in mente qualche tempo fa, mentre preparavo questo pane/torta salata con fichi secchi e rosmarino.
Non è un abbinamento estroso e inaudito; pure, quando ho addentato la prima fetta, mi sono ricordata di ciò che mi disse quel gentile signore.
Nessuno, che io sapessi, ci aveva pensato prima.
IO, di sicuro, non ci avevo pensato.
Lei sì.


Pane con fichi secchi e rosmarino da Cakes maison di Ilona Chovancova

150 gr. di farina integrale
150 gr. di farina di farro
3 uova
25 cl. di latte fermentato (io ho usato del latte parzialmente scremato, ma si potrebbe anche optare per dello yogurt magro, o per del latte fresco al quale si sia aggiunta qualche goccia di succo di limone o di aceto)
7 cl. di olio vegetale
2 pugni di fichi secchi tagliati a dadini
1 mazzetto di rosmarino fresco, finemente tritato
sale
1 sacchetto di lievito chimico (2 cucchiaini)


Preriscaldate il forno a 180°. Imburrate e infarinate una teglia da plumcake.
Battete leggermente le uova con il latte fermentato (o lo yogurt magro) e l'olio.
Aggiungete le due farine, i fichi e il rosmarino.
Salate, mescolate, incorporate delicatamente il lievito, versate nella teglia.
Lasciate cuocere per circa 50', poi fate raffreddare su una gratella.

La cosa brutta di questo pane è che si può mangiare con quasi qualunque cosa.
Affettati e formaggi sono i primi abbinamenti che mi vengono in mente.
Insalate, verdure e qualche zuppa sono valide alternative.
Ma penso anche a del semplice burro (e per i più audaci e dadaisti anche qualche marmellata?).
E poi, ovviamente, il modo migliore (almeno per me): da solo, da mangiare in piedi, in cucina, guardando fuori dalla finestra il grande abete nel cortile, che scuote pazientemente la sua cima, a volte a gentile rimprovero, altre ad affettuoso incoraggiamento.

Enjoy!

6 commenti:

  1. ma scherzi??????? tu non creativa? ma non vedi come accosti cio' che spigoli di qua e di la'? Quello e' essere creativi. A parte Dio, o il Big Bang, o la Grande Madre, o come si chiamava quello/a che si e' autocreato, ogni creazione procede da qualcosa. Questo BLOG e' creativo!
    E' bene conoscerci e per farlo spesso dobbiamo usare quello che in inglese si chiama "compare and contrast", non sono come lei/lui, assomiglio a lei/lui, ma questo non puo' diventare un limite alla nostra infinita creativita'. Noi siamo creativi in quando esseri umani! E tu lo sei un sacco!

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  2. Ehi, grazie. Della visita e del commento.
    Rifletterò su quello che hai scritto.
    Dopo che avrò finito di gongolare.
    :-)

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  3. "Si badi bene, però, che all'aggettivo 'creativo' io attribuisco un significato piuttosto ampio.
    Non lo applico, infatti, esclusivamente alla sfera artistica. Quando lo uso, non penso alla produzione di un dipinto, una canzone, un libro"

    sono così d'accordo su questa affermazione che potrei averla scritta io ;)

    come sono d'accordo con il primo commento, che non è d'accordo con quanto da te affermato. tutto chiaro? ;)

    non molto eh.
    allora lo ribadisco: questo blog è cereativo! di conseguenza può nascere ed essere curato con amore solo da una persona creativa.
    pensando anche solo alle ricette, creativo è il modo in cui le presenti, facendole gentilmente introdurre da ricordi, suggestioni, osservazioni.
    (anche) (fosse solo) (ma non è) questo, è essere creativi.
    si capisce qualcosa di quest'ultima frase? ;)

    buona serata duck :)

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  4. Mmm.
    Interessante, cara Duck. Molto si. Anch'io dovrò riflettere su questo tuo post. Si, perchè ho le idee un pò fumose e voglio prendermi del tempo, tanto qui non scappa nessuno, eh? ;)))

    Comunque, lasciando in sospeso questo discorso, posso dirti con certezza che da che "craft-duck" mi ha attratto non mi ha mai mollato, quindi un quid speciale ci deve essere... E' un canale di comunicazione che è ben trattato, che coinvolge, stimola... che parla, insomma!
    Mi piace moltissimo qui da te, oh si!
    buona serata,

    wenny

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  5. @ t time e wenny: non pensavo che questo post avrebbe suscitato questo piccolo dibattito, ma mi fa molto piacere ascoltare che cosa ne pensate.
    Questo è un argomento su cui mi interrogo da parecchi anni e mi fa solo bene confrontarmi con le opinioni degli altri, soprattutto se espresse in modo tanto affettuoso e meditato.
    Grazie di cuore!

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  6. Mi accodo ai commenti che mi hanno preceduta per ribadire quanto già espresso da tutte loro.
    Anche io ti percepisco straordinariamente creativa, e mi sembra che non siano solo le ragioni dell'affetto a parlare per me.
    Però quello che hai scritto mi ha colpita non poco, perché le tue riflessioni sono anche le mie, ed è così che mi sono sempre percepita, da un certo momento in poi, con un po' di rammarico trasformatosi -nel tempo- in pacata accettazione.
    E anche in questo caso sento di poter dire che sia stata l'oggettività a spingermi a pensarla in quel modo e non certo finta modestia :-)
    Paola

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