venerdì 8 ottobre 2010

The Pedant in the Kitchen di Julian Barnes

Che gioia poter leggere questo libro e capire che non sono la sola ad essere una pedante in cucina!

Che consolazione sapere che c'è qualcun altro che, come me, si angoscia in preda allo smarrimento di fronte alle ricette ad occhio, quelle in cui si parla di manciate, pizzichi, forni caldi, q.b. et similia senza specificare grammi, temperature, tempi.

Com'è stato confortante rendermi conto che non sono sola ma faccio parte di un gruppo, di dementi o incapaci, forse, di inesperti senz'altro, che come me hanno bisogno di esser presi per mano e portati con precisione ed esattezza, passo dopo passo, dall'inizio di una ricetta fino alla fine.

Senza dar niente per scontato.
Senza presumere previe conoscenze.
Senza aspettarsi che il lettore colmi i vuoti lasciati dall'autore e deduca gli eventuali passaggi mancanti.
Senza dimenticare che chi legge un libro di ricette non necessariamente sa cucinare.

Julian Barnes lancia le sue appassionate, sarcastiche e divertenti invettive contro quegli autori responsabili di simili orrendi crimini e intona invece dichiarazioni appassionate di devozione e gratitudine a quanti realmente mettano i loro lettori in condizione di poter riprodurre, con soddisfazione, le loro ricette, dando così prova, in primo luogo, di generosità - oltre che di onestà intellettuale.

Il mio preferito tra i tanti autori citati? Sicuramente Edouard de Pomiane, che nel 1948 pubblicò un famoso libro intitolato La cuisine en dix minutes ou L'Adaptation au rythme moderne nel quale, tra le altre ricette, proponeva quella per il Boeuf à la ficelle (fatto cioè bollire in acqua sospeso tramite un pezzo di spago).

Cito direttamente Barnes, che cita a sua volta Pomiane:

"Togliete la carne dalla pentola ed eliminate lo spago. La carne sarà grigia all'esterno e con un aspetto assai poco appetitoso. In quel momento potreste sentirvi piuttosto depressi".

Quanto può essere confortante sapere che anche il nostro avvilimento di fronte all'apparente risultato di una ricetta può essere previsto dal suo autore, perché anche a lui è capitato di esserne vittima?

E soprattutto, quanto sollievo si può provare al pensiero che, dopo tutto, esso è immotivato?


Julian Barnes, The Pedant in the Kitchen, Atlantic Books 2003 (in Italia tradotto per i tipi della Guido Tommasi Editore).

4 commenti:

  1. Mi piace molto l'ironia di barnes !
    ho appena finito "before she met me" : delirante :-)

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  2. humm.... libro letto troppi anni fa per ricordarmi bene... ma a pelle mi aveva innervosito... troppo...pedante appunto...
    ... mi spiego: quando io "autore di cucina" scrivo una ricetta devo decidere sempre cosa dare per scontato (che il mio possibile lettore gia' sappia)...
    cioe' il mio testo/ricetta necessariamente opera a monte una scelta stilistica, linguistica e di elementi costitutivi/ quindi quello che per x puo' essere una grave omissione, per y puo' risultare una piacevole sintesi.
    ci sono ricette (tipicamente americane) dettagliatissime che pero' "floppano" su altri versanti: di caratteri, di gusto direi...
    ... o no? ciao. stefano

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  3. @ Vera: io ho di Barnes Flaubert's Parrot, regalatomi anni fa e non ancora letto. So che anche questo, quanto a delirio, non si fa mancare niente!

    @ Rigus: You're welcome (nel vero senso della parola)

    @ Stefano: Sì, ovviamente Barnes esagera, ma lo fa - immagino - per ragioni narrative: il suo è volutamente un pamphlet ironico e a tratti decisamente grottesco.
    C'è da dire che lui parla specificamente di quei libri menzogneri che promettono ricette semplici e alla portata di chiunque che invece poi semplici e alla portata di chiunque non sono affatto, tipo il testo di Nigel Slater, colpevole di presentare foto dichiarate 'naturali' e che invece c'è il sospetto non lo siano per nulla; o il libro del River Cafe con la sua Chocolate Nemesis che non viene mai perfettamente in un forno casalingo (e allora non dare la ricetta, se sai che uno a casa non può riprodurla! o no?).
    Per questo Barnes propone titoli più sinceri per i libri, del genere For Those with Extra Skill, Time and Money, oppure Good Recipes That Prove A Bit Harder Than They Look.
    Quello che contesta Barnes non è la scelta stilistica, linguistica e di contenuto di cui parli tu (ognuno può scegliere di scrivere per chi vuole e come vuole, ci mancherebbe altro), ma il fatto che questa scelta venga fatta e non esplicitata e, in alcuni casi, addirittura negata, presentando in maniera disonesta ricette che richiedono maggiore competenza e abilità e facendole invece passare come alla portata di tutti.
    D'accordissimo con te sulle ricette americane che danno quasi sempre per scontato che a leggerle sia un pubblico composto o di cinquenni o di dementi e arrivano a dei livelli di pedanteria che hanno del grottesco (e spesso sono di un cattivo gusto inenarrabile, hai perfettamente ragione). Ma gli americani sono anche quelli - e mi si perdoni la deviazione vagamente fuori luogo e anche un po' morbosa - che sulla confezione dei panty liners accludono dettagliate istruzioni su come metterli, con tanto di disegnino!

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