martedì 24 marzo 2009

Una torta di mele



Dopo un anticipo di primavera, oggi sembra di essere di nuovo in pieno inverno. Pioviggina, fa freddo, io sono qui a scrivere questo post con la lampada della scrivania accesa. A me questo tempo non dà affatto fastidio e oggi, in particolare, sono talmente di buon umore che potrebbe anche grandinare e non me ne curerei.

Questo fine settimana io e la Spia lo abbiamo passato a Milano. A me piace moltissimo andare a Milano(con grande sconcerto ed incredulità di quanti sanno che sono nata e cresciuta a Roma, città per me invivibile). Sarà anche che mi piace andare a trovare mia suocera (ooooh di sorpresa proveniente dagli astanti), la sorella della Spia e la nostra nipotina Martina, ma ogni volta in quella città mi trovo bene e mi dispiace sempre un po' andarmene.

Siamo andati soprattutto perché dovevamo partecipare come pubblico alla puntata di domenica di Che tempo che fa, il programma di Fabio Fazio. Peccato che gli ospiti fossero tra i meno interessanti di tutta l'intera serie del 2008-2009 (per non dire indigesti... mi riferisco soprattutto a quel decorticato di Lapo Elkann, davvero imbarazzante), ma anche solo vedere dal vivo la mitica Luciana Littizzetto è stato un grandissimo piacere.

Ciò che più mi ha colpito è stata l'atmosfera rilassata e disinvolta che regnava nello studio. La puntata era in diretta e mi aspettavo che si respirasse la tensione e il nervosismo che un evento del genere dovrebbe generare. Invece, a non più di cinque minuti dall'inizio, Fabio Fazio chiacchierava amabilmente con il pubblico, scherzava con gli autori ed il regista, rompeva il ghiaccio con gli ospiti. Non ho visto traccia di divismo né di quell'atteggiamento insopportabile tipico di molta gente dello spettacolo, che fa un programma di intrattenimento (magari anche intelligente come quasi sempre è quello di Fazio, più spesso assolutamente no) e si sente importante e necessario come fosse un medecin sans frontières che opera i bambini feriti dalle bombe nelle zone di guerra.

Purtroppo, come era prevedibile, era assolutamente vietato scattare foto. Non che mi sia dispiaciuto (non avrei tenuto affatto a fotografare il chiorbone biondo di Lapo Elkann o i suoi pantaloni bianchi alla caviglia); ma mi sarebbe piaciuto riprendere il quasi-volo acrobatico che Maurizio Milani ha fatto entrando in studio (io lo adoro! è un matto vero) e un bel tabellone all'uscita, con una grande foto di Fabrizio De André e le firme dei partecipanti alla puntata speciale che gli è stata dedicata un paio di mesi fa. Mi ha fatto una grande tenerezza.

Detto ciò, l'argomento di questo post è però una bella torta di mele che ho fatto giovedì scorso e che è stata ampiamente apprezzata (sia a Firenze sia a Milano, dove ne ho portato gli avanzi, per farla assaggiare alla mamma della Spia, fonte per me di grande ispirazione e conoscenza dal punto di vista gastronomico).

E' una ricetta di Tessa Kiros (di cui ho parlato qualche post fa), tratta da un suo bellissimo libro, Ricordi in cucina.

Premetto che, ahimé, non sono mai stata uno di quei fortunati mortali che sono sinceramente e realmente appagati da un bel frutto, o considerano un bel piatto di broccoli al vapore appena appena conditi con del buon olio di oliva qualcosa da regalarsi perché ci si è comportati bene.

No, io sono più il genere di individuo che per coccolarsi si fa una teglia di brownies e per congratularsi con se stesso si prepara un'arista di maiale con purée di patate, tanto per dare un'idea.

Dopo quasi un mese di dieta, avevo proprio voglia di spignattare in cucina. Volevo fare una torta che non mi inducesse eccessivamente in tentazione, ma della quale potessi mangiare qualche briciola sentendomi gratificata e non troppo in colpa, e mi sono ricordata di questa bella ricetta...

Eccola qui:

150 gr. zucchero (io ho usato quello di canna)
150 gr. di burro, ammorbidito
2 uova
120 gr. di farina 0
1 cucchiaino di bicarbonato di soda
1 cucchiaino di lievito per dolci
1/2 cucchiaino di cardamomo in polvere
1/2 cucchiaino di cannella in polvere (a volte ho omesso il cardamomo e raddoppiato la dose di cannella)
400 gr. di mele, sbucciate e grattugiate (ho usato delle annurche, 3)
60 gr. di noci, leggermente tostate e grossolanamente tagliate (stavolta ho usato la stessa quantità di mandorle, perché non avevo noci in casa)
1 cucchiaino di estratto di vaniglia

per il topping o copertura:

60 gr. di noci, tagliate (anche qui, ho usato mandorle)
60 gr. di zucchero scuro
1 cucchiaino di cannella in polvere

Accendete il forno a 180°, imburrate e infarinate uno stampo da plum cake 30 x 11 cm.

Montate il burro con lo zucchero, aggiungete un uovo alla volta, sempre continuando a montare.

Setacciate la farina, il bicarbonato, il lievito, il cardamomo, la cannella e un pizzico di sale e aggiungete il tutto al burro e allo zucchero montati.

Unite poi le mele grattugiate, le noci (o mandorle) e la vaniglia e mescolate accuratamente perché il tutto sia ben amalgamato.

Trasferite il composto nella teglia, quindi cospargete di zucchero, cannella e noci (o mandorle) per il topping. Devo confessare che questa volta me ne sono dimenticata. Quindi ho atteso che fossero trascorsi più o meno 30 minuti dal momento in cui avevo messo la torta in forno, l'ho tirata fuori e il più rapidamente possibile l'ho cosparsa con il topping, per poi rinfilarla velocemente dentro. Il risultato è stato, ovviamente, che, invece di essere ben aderente alla torta, il topping si è un po' staccato, ma le persone che si sono mangiate la torta sembra abbiano apprezzato la possibilità di raccattare col dito tutti i pezzetti di mandorle e zucchero caramellato sparpagliati nel piatto.

Cuocete per circa 45 minuti. La torta sarà bella brunita, non abbiate paura. Se però vi sembra che, dopo una mezz'oretta, la superficie sia già molto scura, copritela con un po' di alluminio.

La Kiros suggerisce di servire questa torta con gelato alla vaniglia o con panna montata. Anche nature vi assicuro che questo apple bread (così lo chiama lei) è davvero buono.

Ora dovrò cominciare a documentarmi un po' sulla cucina dietetica... Non voglio rinunciare alla possibilità di mangiare qualcosa di dolce ogni tanto, fermo restando che sono contrarissima alle versioni light di dolci altrimenti calorici. Hanno tutti il sapore amaro del 'vorrei ma non posso'. A quel punto allora è meglio rinunciare e struggersi. Preferirei di gran lunga dolci che nascono naturalmente meno ricchi di calorie. Ce ne saranno? Vi saprò dire...

Un'ultima cosa: sono stata molto contenta di poter usare per la prima volta, preparando questa torta, l'essenza di vaniglia che ho fatto da me.

Era parecchio tempo che mi baloccavo con l'idea di poter creare una versione casalinga di questo elisir costosissimo e di difficile reperibilità (almeno qui a Firenze; ho girato decine di negozi inutilmente: tutti si ostinavano a volermi dare lo zucchero vanigliato della Bertolini) e qualche mese fa ho trovato ciò che cercavo nel blog della simpatica Clotilde Dusoulier, Chocolate & Zucchini. Ecco qui il link al post in cui ne parla (il sito è sia in francese sia in inglese).

L'intero processo (semplicissimo, come vedrete) mi ha dato una soddisfazione assurda, e non manca giorno che io non apra lo sportello della credenza nella quale il mio estratto di vaniglia riposa al buio. Mi piace osservare i baccelli che galleggiano nel liquore ambrato: do un'agitatina al barattolo, a volte lo apro e vi infilo il naso dentro per sentire l'aroma che si sprigiona.

Lo so, sono una maniaca. Abbiate pazienza con me. Molta pazienza.


Tessa Kiros, Ricordi in cucina, Luxury Books, Milano 2007.

2 commenti:

  1. e vero, sono proprio belli quei libri di tessa kiros

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  2. Sì, e sono anche affidabilissimi (cosa non poi così scontata quando si parla di libri di cucina).

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