domenica 31 gennaio 2010

Delle paturnie o di un dolce ai datteri


Uno dei miei peggiori difetti è che sono decisamente lunatica, caratteristica, tra l'altro, che condivido con tutti i miei parenti più prossimi e che, lo immaginerete, non ha giovato negli anni alla serenità della mia vita familiare.

Sono soggetta a repentini cambiamenti d'umore, forse perché sono molto sensibile all'atmosfera emotiva che mi circonda e riesco a captarne rapidamente anche le più impercettibili variazioni.

Ci vuole davvero pochissimo perché mi ritrovi con le lacrime agli occhi per la commozione (basta una musica che, attraverso qualche misteriosa via, sfiori certi miei tasti sensibili) o ostaggio di inspiegabili e brumose malinconie; ma è ugualmente facile per me essere posseduta all'improvviso da un'altrettanto inspiegabile e indomita allegria o da una fanciullesca, fiduciosa attitudine nei confronti della vita.

Poi ci sono quei momenti - e per fortuna non sono frequenti, ma ahimé più numerosi di quanto vorrei - in cui vago in un limbo emotivo che non conosce né grandi entusiasmi né drammatiche infelicità (né tanto meno una quieta serenità), in cui niente mi soddisfa non so bene neanche io perché; in realtà, in genere, lo so benissimo; è che non mi va di ammetterlo o di dirmelo. Appena lo faccio, quando lo faccio, l'umore malmostoso di solito svanisce.
In quei momenti so di essere una piaga d'Egitto, ma questa consapevolezza non contribuisce a migliorare granché la situazione.

Essendo la mia una famiglia di lunatici, come dicevo poc'anzi, conosciamo tutti benissimo questa molesta condizione dell'anima e la chiamiamo 'avere le paturnie'. Ricordate Holly Golightly, la protagonista di Breakfast at Tiffany's, il film del '61 con la soave Audrey Hepburn? Quando le venivano le paturnie, l'unico modo per ritrovare la serenità era prendere un taxi e recarsi da Tiffany.
C'era un bel dialogo tra Holly e Paul, in cui lei spiegava a lui che differenza ci fosse tra avere le paturnie ed essere tristi. Sei triste quando fuori piove o ti accorgi di essere ingrassata, per esempio, mentre per la paturnie spesso non c'è una vera ragione: è una specie di paura, non si sa bene di cosa.

Sono sicura che prendere un taxi e andare in qualche lussuosa gioielleria non mi gioverebbe affatto in caso di paturnie. Dedicarmi, invece, a qualche attività quieta e solitaria che richieda concentrazione ma non eccessiva destrezza, e sia al tempo stesso rilassante e non troppo impegnativa per i miei due neuroni, mi aiuta molto a ritrovare un po' di equilibrio.

La cucina mi offre uno splendido riparo in queste circostanze.
La mia scarsa (anche se momentanea) propensione a trarre una qualche forma di piacere dalla compagnia dei miei simili può benissimo camuffarsi da necessità di muovermi liberamente e in solitudine nella mia piccola cucina, che detta fuori dai denti vuol dire che in quei momenti è meglio che la Spia mantenga una cauta distanza di sicurezza (diciamo quella che può essere difficilmente coperta da un mestolo lanciato da una donna in preda alle paturnie) ed in genere lo sa benissimo.

Durante uno dei miei ultimi 'attacchi', ho preparato questa torta ai datteri, una delle preferite della Spia (altro elemento per me importante: scegliere di cucinare qualcosa che lui predilige, così se non capisce l'antifona posso sempre dirgli qualcosa del tipo 'Se stai lontano dalla cucina per un po' poi sarai ricompensato').

Devo ammettere che, per una qualche ragione misteriosa (proprio come misteriose sono le paturnie), questa torta mi piace moltissimo anche se non ho mai amato i datteri.

La prima volta che li ho mangiati ero piccola e ammalata. Ero febbricitante e in preda alla nausea e non mangiavo da un po'. Mia madre, allarmatissima (io dico sempre che il giorno in cui i miei cari e i miei amici mi sentiranno dire 'Non ho fame' dovranno seriamente preoccuparsi), insistette per farmene assaggiare uno, sperando che li trovassi di mio gusto.

Non li trovai di mio gusto.
E quello che mi disse mio fratello per spiegarmi come mai quegli strani frutti zuccherini fossero tutti rugosi non mi aiutò a trovarli appetibili. Lo sventurato spiegò quel loro aspetto non proprio attraente dicendomi che erano stati raccolti nel deserto, dove erano stati ciucciati e poi sputati a terra dai cammelli.

Tralasciamo qualsiasi considerazione sulla crudeltà mentale dimostrata in quella e in altre occasioni dal mio venerabile fratello e passiamo direttamente alla ricetta, che è presa da Modern Classics book 2 di Donna Hay.

Si fa un gran parlare delle ricette ipercaloriche di Nigellona, ma ci si dimentica spesso che quelle di Donna Hay non scherzano affatto. Sono buone, però. E quando si hanno le paturnie si ha altro cui pensare che le calorie.

(A proposito. Spero siate avvezzi al sistema cups/spoons, altrimenti la preparazione di questa torta potrebbe farvi venire, invece che farvi passare, un attacco di paturnie. E sarebbe un grande peccato. Vi do dunque un consiglio: la prossima volta che vi capita, acquistate uno di quei set che ormai si trovano praticamente ovunque di cups e spoons. Sono mooooolto comodi qualora ci si trovi a cucinare seguendo delle ricette americane. Altrimenti comprate l'edizione italiana del libro in questione: lo trovate pubblicato da Guido Tommasi).


Date loaf

1 e 1/2 cups di farina
1 cucchiaino e mezzo di lievito per dolci
2/3 cup di zucchero
1 cup di datteri tagliati grossolanamente
1/2 cup di noci pecan tagliate grossolanemente
125 gr. di burro
1/4 cup di latte
2 uova

Preriscaldate il forno a 170° (nella ricetta originale c'è scritto 160°, ma per il mio forno è una temperatura troppo bassa).

In una ciotola mettete tutti gli ingredienti secchi.

Mettete in un pentolino a fuoco dolce il latte e il burro fino a quando quest'ultimo non si sia sciolto.

Versate il composto nella ciotola con la farina e compagnia bella (per dirla alla giovane Holden) e aggiungete anche le uova. Amalgamate.

Versate in una teglia da plumcake imburrata e infarinata e cuocete per circa 1 ora (1 ora e un quarto nella ricetta originale): affidatevi, as usual, alla prova dello stecchino.

La Hay consiglia di mangiare questa torta tagliata a fette e spalmata di burro.
In linea di principio trovo questa pratica aberrante (e totalmente inutile; questo dolce è ricco di suo). Ma non bisogna mai dire mai. Magari al prossimo attacco di paturnie potreste ritrovarmi in cucina, appollaiata sullo sgabello a spalmare di burro una fetta di questa torta.

Speriamo di no.

Enjoy!

13 commenti:

  1. questo dolce mi intriga moltissimo!!e poi visto tutta la storia che c'è dietro ancora piu delizioso!!un abcio e magari all'ikea potrei trovarlo questo set anche perche per le ricette anglo/americane sono fondamentali!baci imma

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  2. Ciao Imma,
    sì all'Ikea vendono il set di cucchiaini dosatori. Non ho mai visto quello delle cups, ma immagino che in un qualunque e ben fornito casalinghi tu possa trovarlo senza problemi.
    Grazie per essere passata!

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  3. e adesso sono passate le ultime paturnie? le hai raccontate così bene ;)
    e sì, certo che ricordo Breakfast at Tiffany's. lo avrò visto almeno sette volte... senti, neanche io vado matta per i datteri, ne mangerò uno e due all'anno. troppo dolci per i miei gusti. però questa torta ha davvero l'aria di essere buonissima, e sì, ci credo che lì i datteri creino una perfetta armonia di sapori buoni. si vede! si intuisce chiaramente. buon lunedì duck cara. oggi iniziano una settimana e anche un mese :) bacio!

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  4. Carissima,
    le paturnie sono parzialmente passate (questo è un attacco particolarmente ostinato!).
    Anche io ho visto quel film almeno una decina di volte, trovandolo ogni volta delizioso, benché abbia completamente tradito lo spirito del romanzo (e infatti Capote non ne fu molto contento, e a ragione).
    Buon lunedì e buon inizio mese anche a te e un grande abbraccio.

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  5. Fortunato l'uomo la cui altra metà del cielo preferisca preparargli una torta coi datteri anziché sperperare patrimoni dal gioielliere!
    La Spia è un uomo fortunato, e l'ha sempre saputo, anche se ogni tanto non sa trattenersi dall'invadere la zona-mestolo (e poi, puntualmente, se ne pente).
    Oltre a confermare che la torta è buonissima, soprattutto nel caffelatte, posso aggiungere che i fratelli sono tutti uguali. Se non ci credete, chiedete a mia sorella come reagiva quando le dicevo che i datteri erano tutti rugosi perché i tunisini li facevano essiccare tenendoli tra le dita dei piedi!

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  6. dev'essere buonissimo con il tè !
    stammi bene ! :-)

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  7. Ciao Vera,
    è davvero ottimo con un buon tè profumato. Ultimamente ne ho trovato uno, aromatizzato all'arancia e alle spezie, del commercio equo e solidale che ci sta da Dio.
    Grazie per essere passata di qui!

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  8. Per fortuna sono lontana dalla mia cucina e non ho attacchi di paturnie: altrimenti avrei rischiato di preparare questo dolce con undici mezze cups di farina, visto che avevo letto "1 e 1/2" come 11/2!!!
    A me i datteri piacciono, ma dev'essere perché non ho mai interpellato mio fratello a riguardo!
    Ti bacio.
    Paola

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  9. Paolina, grazie dell'indicazione. Ho modificato leggermente la lista degli ingredienti: adesso dovrebbe essere inequivocabile che le cups sono 1 e mezza (così come i cucchiaini di lievito!).
    Se fossi in te non chiederei nulla a tuo fratello, neanche ora che sei grande e vaccinata. I fratelli sanno essere tremendi.
    :-)

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  10. Mmm allora.
    Io confesso.
    Con la metà abbiamo iniziato a leggere il tuo blog insieme e a voce alta: sei troppo simpatica, ci fai spanciare e oltretutto il tuo stile, mi ripeto, lo ammiro moltissimo, più ti leggo e più mi piace. Ho scoperto che queste considerazioni valgono anche per la metà, quindi hai conquistato un altro avido lettore :)
    Un abbraccio,

    wenny

    p.s.: la torta la faccio presto!

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  11. Uh, mi vedessi adesso, cara Wenny.
    Una papera gonfia per la vanità come un tacchino! E con la punta delle orecchie rosse per il piacere che mi ha fatto la tua 'confessione'.
    Se provi la torta fammi sapere che ne pensi.
    Una virile (?) stretta di mano alla metà e per te un abbraccio.
    :-)

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  12. ciao paperotta
    innanzi tutto, aiutiamo chi non sa di cups and company
    1 cup zuccchero semolato = 200 g
    1 cup farina = 160 g (piu o meno)
    1 stick butter = 120 g (US(
    1 tsp (teaspoon) = 5 ml/5 g
    1 TBSP (tablespoon) = 15 ml/15 g

    detto cio', confermo che l'immagine dei datteri ciucciati e quella dei datteri da piedi e' raccapricciante. ma, ma, ma... io avevo la tua stessa reazione fino a quando ho assaggiato i datteri freschi, aperti e riempiti di creme fraiche. provali. sono molto meno dolci, non sono (tanto) rugosi, anzi sono cicciotti e morbidosi.
    donna hay e' una molto brava diciamolo. anzi chiariamo che le foto di food che ora vanno tanto di moda anche nei blog italiani> tutto bianco, fuoco e fuorifuoco+ tutto perfettino e minimal> l' ha inventato lei. molte delle sue ricette sono gran cazzate, ma moltissime sono proprio buone e semplici. soprattuo e' bello il suo approccio ,
    questa torta in fondo non e' cosi' ricca. io aggiungere della buccia di arancia, che con i datteri ci sta bene e tosterei le noci prima.
    nella cucina inglese esiste un dolce che fino al momento in cui non lo dovetti provare per puddings, il solo pensiero mi faceva rivoltare> sticky toffee pudding.... da sve/ni/reeee!!! a base di datteri.
    ... coincidenza>proprio stasera sono andato dai miei ragazzi verdurai e ho comprato un sacchettino di datteri freschi. ne ho mangiato solo uno (dopo il panettone, i frollini, il latte crudo ecc ecc...) / ecco le paturnie io spesso le risolvo col vecchio metodo del: frigo, mo te apro e te spazzolo. male di pancia e sensi di colpa seguono. ma vivendo in un paese (pseduo) cattolico i sensi di colpa forse ci stanno pure, no? ciao
    stefano

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  13. Grazie Stefano per aver perso tempo a scrivere quella utilissima tabella (cosa che avrei dovuto fare io, oops... non parlavi alla fine del tuo commento di sensi di colpa?).
    Lo sticky toffee pudding è una delle sette meraviglie: ne ho mangiate svariate tonnellate quando ero a Cipro. C'era un bellissimo ristorante dove lo facevano, buonissimo. La prima volta non mi dissero però che c'erano i datteri e per mesi rimasi all'oscuro. Quando lo scoprii era troppo tardi: ormai quel dolce mi piaceva troppo!
    Ottime le aggiunte, le terrò presenti.
    Quanto ai datteri freschi, in effetti ne ho mangiati una volta, intinti nel cioccolato. Niente male. Meglio di quelli secchi senz'altro.
    Il tuo modo di risolvere le paturnie non mi sembra dei più sani. Hai il dono di aver le mani d'oro: apri il frigo, sì, ma per cucinare splendidi manicaretti da offrire agli amici!
    Grazie del passaggio!
    :-)

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