domenica 21 febbraio 2010

Sorelle Materassi di Aldo Palazzeschi

La ragione per cui ho scelto di leggere questo romanzo è di natura squisitamente affettiva e riguarda mio padre, che ha sempre chiamato me e le altre due sue figlie "le sorelle Materassi" e che da quando ne ho consapevolezza lo ha sempre citato come IL romanzo palloso per antonomasia.

Ho scoperto solo al momento in cui ho iniziato a leggerlo che era ambientato a Firenze, la città in cui non sono nata ma in cui vivo ora e questa cosa me lo ha fatto amare subito un po'. Credo che si costruisca un legame affettuoso con un libro i cui personaggi si muovono in quello stesso paesaggio in cui si muove - anche se anni dopo, anche se in modo diverso - chi lo legge. Ci si sente meno spettatori e più partecipi.

Ora, io non ho trovato affatto palloso questo libro, al contrario.
E non mi sento di essere d'accordo con una recensione poco lusinghiera letta di recente, la cui autrice liquidava sommariamente le due protagoniste definendole 'due tonte'.
In realtà, chiunque abbia letto le Sorelle Materassi di primo acchito potrebbe difficilmente dissentire da un simile giudizio, che però, ad essere poco poco sinceri e un po' meno superficiali, appare senz'altro troppo poco pietoso e soprattutto poco articolato.

La storia di Teresa e Carolina Materassi è senz'altro una storia patetica e in certe pagine anche grottesca. Quando le si incontra, all'inizio del romanzo, sono due zitelle cinquantenni che con il loro mestiere di ricamatrici sono riuscite a risanare una situazione finanziaria catastrofica ereditata dal padre e che per farlo si sono annullate in una vita fatta esclusivamente di lavoro, sacrifici e rinunce.

Insieme a loro vive la fedelissima domestica Niobe, dal passato non proprio integerrimo ma solo per candore e per una genuina e innocente natura sensuale, e Giselda, la più bella e la più giovane delle Materassi che, a differenza di Teresa e Carolina, non si è sacrificata nel tentativo di recuperare i possessi e la dignità perduta della famiglia ma anzi, ha contribuito in parte alla sua disgrazia, ignorandone il divieto di sposare un uomo bello e egoista che dopo poco l'ha abbandonata, costringendola a fare un triste ed amaro ritorno alla casa paterna.

Tra le tre sorelle esistono violente correnti di rancore e invidia, gelosia e odio: Giselda odia Teresa e Carolina per la loro vita integerrima e la forza e l'abilità dimostrata nel recuperare una posizione sociale che sembrava ormai impossibile da recuperare, tutte cose che le due sorelle non si premurano di sbatterle in faccia ogni volta che possono; Carolina e Teresa odiano Giselda perché, essendosi imposte il sacrificio di ignorare il lato piacevole e sensuale della vita, non le perdonano di non aver fatto altrettanto e invidiano la sua conoscenza, anche se breve e pagata a caro prezzo, del piacere sensuale e dell'amore.

Privandosi di una realizzazione sentimentale e personale, Teresa e Carolina sono, all'inizio della storia, finalmente agiate, anche se incapaci di godersi il frutto del loro lavoro, hanno conquistato una nomea professionale d'eccellenza e vantano una fama di moralità impeccabile che le risarcisce di un passato di vergogna in cui si sono sentite in difetto per essere le figlie di uno scialacquatore incosciente.

È in questa situazione di benessere e di tranquillità che arriva, come un fulmine a ciel sereno, la morte di una quarta sorella, che ha vissuto in una città lontana una vita grigia e ai limiti della miseria, ma che per qualche strano scherzo del destino ha messo al mondo un fanciullo che per fascino, bellezza ed innata eleganza pare essere il figlio stesso degli dèi.

E come un dio, la cui apparizione acceca il misero mortale che non può tollerarne lo splendore, Remo appare nella vita di Teresa e Carolina e la stravolge.
Le due zitelle, ne sono, in fondo, le salvatrici: invece di abbandonarlo ad un destino probabilmente magro e anonimo, prendendolo sotto la loro ala protettrice e subito morbosa, gli offrono una vita splendida, un amore incondizionato e oblativo, un'ammirazione sconfinata e ai limiti dell'idiozia, un'accettazione totale e assoluta anche e soprattutto dei suoi difetti, del suo egoismo e della sua assenza di considerazione per niente e per nessuno che non sia lui o il suo amico Palle.

Remo, infatti, si concede (con fredda e paziente rassegnazione la maggior parte delle volte, con grazia in altre rare occasioni) all'adorazione delle sue benefattrici, pur restando sempre e comunque compreso in uno spazio vitale solo suo. Come spesso accade a chi è nato bello e sa di esserlo e sa bene quanto possa la sua bellezza sugli altri, egli agisce da catalizzatore di tutto il vissuto emotivo represso di queste due donne, ma pretende in cambio la soddisfazione immediata e incondizionata di ogni suo più piccolo capriccio venale.

Anche Niobe è vittima di questo potente incantesimo, mentre Giselda, che sulla sua pelle ha ancora il marchio dolorante che le ha lasciato l'amore per un uomo come Remo, è l'unico personaggio di tutto il romanzo a rimanere immune al suo fascino ipnotico.

Fin dalle prime pagine si sa che questo Adone amorale e sempre olimpico nella sua serenità e indifferenza degli altri porterà alla rovina queste due zitelle il cui unico ma imperdonabile e fatale errore è quello di esserglisi aggrappate come alla loro ultima occasione di speranza, bellezza, gioventù e amore, di aver proiettato su di lui ogni loro residuo sogno di passione, eccitazione, libertà e piacere.
Il loro ritratto è dunque un capolavoro finissimo di sfumature e complessità: sono al contempo due personaggi ridicoli e intollerabili nella loro cecità di fronte all'evidente, egoista meschinità del nipote e sublimi nella loro capacità di amare incondizionatamente chi è tanto poco degno di un amore tanto grande.

La dinamica psicologica che unisce i componenti di questo bizzarro terzetto è sottile e profonda e ahimé quanto vera e reale e crudele. Ho trovato notevole, quasi paranormale, l'acutezza con cui l'autore è riuscito a descriverla, a sviscerarla, a darle vita in un romanzo che, anche solo per questo, merita, a mio avviso, di essere letto.

Infine, ho la netta impressione che Palazzeschi sia stato un uomo cresciuto dalle donne o che le donne, per qualche suo motivo, deve averle conosciute o quanto meno studiate assai.
Forse per amore, forse per rancore, forse per tutte e due le cose.




3 commenti:

  1. grande e crudele romanzo sulle illusioni dell'amore e sulle bassezze di cui siamo capaci. grandissima lettura alla radio di paolo poli. cioa stefano

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  2. Tutti mi parlano di questa fantastica, imperdibile lettura di Paolo Poli, che io ovviamente mi sono persa, perché non ascolto mai e proprio mai la radio. Ma posso solo immaginare la sottile e compiaciuta perfidia che ha saputo metterci!

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  3. la trovi in podcast sul sito di rai 3.s

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