martedì 5 maggio 2009

Della ricerca dell'eterna felicità, o di una nuova torta


La mia dolce metà, per certi versi, è un uomo che si potrebbe definire 'a basso mantenimento', riprendendo la famosa definizione di Harry in Harry ti presento Sally (anche se lì si parlava di donne e l'esempio portato era il personaggio interpretato da Ingrid Bergman in Casablanca, controllate da voi qui).

Non ha particolari esigenze dal punto di vista gastronomico. A parte alcune spiccatissime e violente idiosincrasie (peperoni, olive, insalata, aceto, gorgonzola, maionese le prime che mi vengono in mente), è aperto agli esperimenti, assaggia (anche se sospettoso e guardingo) più o meno qualunque cosa gli si metta nel piatto e, qualità per me preziosissima, esprime i suoi giudizi sempre in modo molto urbano e civile, anche quando si tratta di manifestare un netto dissenso (ricordo ancora certe terribili scenate tra i miei genitori scatenate da una nuova ricetta, e mi sento, per esserne esentata, una miracolata).

Ma se lo si vuole fare contento, se ci si vuole far perdonare per qualche cosa che si è fatto e che lo ha contrariato, è facile preparare un menu che lo ammansisca e lo renda il più disponibile degli uomini: i soliti spaghettini al pomodoro (in alternativa una teglia formato famiglia di lasagne), carne impanata con patate fritte e, per finire, una bella crostata con marmellata di more.

Devo ammettere che cucinare per un simile esemplare di uomo con l'intento di compiacerlo è a volte di una facilità quasi irritante. Si perde il gusto della sfida, la soddisfazione di vedergli affiorare un bel sorriso di gradimento, di sentirlo mugolare con la bocca piena un bel 'mmm...' di apprezzamento.

Quando dunque, pur discostandomi dal noto trinomio spaghettini-carne impanata con patate fritte-crostata di more (che tra l'altro, ad onor del vero, non gli preparo quasi mai!), riesco ad azzeccare un piatto che gli piaccia al punto da diventare l'ennesima hit e mi venga dunque richiesto a cadenza settimanale ogni volta che rivolgo la fatidica domanda: "Che cosa vorresti da mangiare?", per me è un'enorme soddisfazione.

Ovviamente dopo un po' mi stufo e parto alla ricerca di una nuova ricetta; ma per lui si potrebbe continuare così all'infinito (forse con qualche leggera variazione, tipo marmellata di prugne o di arance invece che di more per la crostata, o patate al forno invece che fritte, o lasagne al pesto al posto che col ragù), alla ricerca di quella sorta di eterna e incorruttibile felicità che, ahimé, neanche in cucina a noi umani è dato conoscere.

Questa torta è una new entry e nell'ultima settimana mi è stata richiesta ben 3 volte. La ricetta è della mia cara Nigellona Lawson, ma non è presa da nessun libro*, quanto da una puntata speciale del suo Nigella Bites dedicata al Natale e intitolata, secondo lo spirito un filo narcisistico e solipsistico della mia pur adorata cuoca feticcio (guess what?), Nigella's Christmas.

L'avevo registrata su una videocassetta la cui qualità non era eccelsa, quindi non so quale sia la quantità richiesta di frutti di bosco (cranberries, per l'esattezza, che secondo il mio dizionario sono dei mirtilli lacustri [?!?]), perché la voce profonda della Lawson è coperta, proprio nell'istante in cui immagino dica quanti siano i grammi di frutti di bosco da lei utilizzati, da una serie di sfrigolii e distorsioni cacofoniche. Ma il resto è fedelissimo. (Io comunque ho usato la metà di una confezione da 450 gr. di frutti di bosco surgelati comprati al supermercato).


175 gr. di burro (125 gr. + 50 gr.)
225 gr. di frutti di bosco surgelati
3 cucchiai di zucchero (io uso quello di canna leggero)
175 gr. di farina lievitante
175 gr. di zucchero (come sopra)
1/2 cucchiaino di lievito per dolci
2 uova
la scorza di un'arancia
mandorle filettate a piacere

Fate fondere i 125 gr. di burro sul fornello, dolcemente. Con un pennello, spalmatene un po' su una tortiera di circa 24 cm. di diametro.

In un pentolino mettete i frutti di bosco, gli altri 50 gr. di burro e i 3 cucchiai di zucchero e lasciate cuocere per qualche minuto: i frutti di bosco non si devono spappolare, ma ammorbidire.

In una ciotola mettete la farina, lo zucchero, il lievito e la scorza d'arancia; aggiungete il burro fuso e amalgamate.

Ponete parte di questo composto nella tortiera, coprite con i frutti di bosco e i loro aromatici succhi e poi concludete con il resto del composto di burro, zucchero e farina. Vi sembrerà pochissimo e in effetti lo è, ma non vi dovete preoccupare: anche se non riuscirà a coprire i frutti di bosco, non importa, la cosa non ha la minima importanza.

Prima di mettere in forno preriscaldato a 160 gradi, cospargete la superficie della torta con un altro po' di zucchero di canna e con delle mandorle filettate.

Fate cuocere per un'ora. Servite con panna appena montata, o un po' di crema pasticcera, ma anche così da sola, vedrete che a questa torta non manca proprio nulla!

Enjoy!

P.S. (Ovviamente, per moooolti altri versi, la mia dolce metà è un uomo ad alto mantenimento, altissimo, oserei dire, ma questo temo valga per chiunque, vero?)


* Non è vero! Ho visto che si trova su Feast. La quantità di cranberries utilizzata è un sorprendente mezzo chilo! Ma Nigellona, si sa, è donna di eccessi.

1 commento:

  1. Di pasta al forno e carne impanata è pavimentata la via verso la perfezione!

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