martedì 23 agosto 2011

Arboreto salvatico di Mario Rigoni Stern

Poco più di 100 pagine di grande bellezza.

Un catalogo "estetico-sentimentale" - per dirla con le parole dello stesso Rigoni Stern - che raccoglie informazioni, descrizioni, notizie, curiosità, leggende e miti su alcuni rappresentanti del "grande popolo degli alberi". 


E poi ricordi di infanzia, di guerra, di amicizia, di famiglia: ad ogni ramo, foglia, frutto si intrecciano storie, divagazioni, aneddoti, curiosità e la denuncia, a tratti sommessa e malinconica, quasi commossa, a tratti indignata e vibrante, delle innumerevoli, stupide e turpi violenze cui questi giganti della terra sono sottoposti giornalmente dalle brutture della speculazione edilizia, dell'ignoranza, del disamore improvvido per quella che rimane, sempre e comunque, la nostra unica, vera risorsa: la natura.


Un arboreto selvatico, dunque, ma anche "salvatico", cioè salvifico - come spiega l'autore - perché dove ci sono la conoscenza, la consuetudine e la familiarità con la natura necessariamente si fanno strada l'amore, il rispetto, la cura, l'attenzione.

E quante parole nuove, mai sentite, mai lette, dal suono bellissimo, dalle assonanze misteriose ed evocative, da ripetersi sottovoce, come una filastrocca: disàmare, stipole, carpello, glomeruli...

Per me, cittadina al 100% che non sa riconoscere un tiglio da un pioppo, un castagno da un acero (e comincia a crucciarsene), una splendida lettura.


Mario Rigoni Stern, Arboreto salvatico, Einaudi 1996.
 

12 commenti:

  1. Da leggere anche questo.
    Qualche anno fa ho fatto, con il Comune di Bologna, un corso per riconoscere gli alberi dei parchi cittadini.Purtroppo non mi è rimasto nulla, se non il suono di alcune parole e una collezione di foglie essiccate. Ma vorrei riprovarci anche per dare un nome agli "amici" che qua, ogni giorno, vedo dalle finestre che danno sui giardini. L'unico nome che conosco è quello della thuya enorme che ho davanti a casa.Vediamo se, dopo aver letto il libro, ne imparo degli altri.

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  2. ...che meraviglia...sono rimasta incantata dal tema del libro, ma anche dalla tua presentazione, così evocativa. grazie. ero proprio in cerca di una bella lettura e, appena torno a roma, lo vado cercare. :)

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  3. @ Grazia: ti capisco, anche io sono un po' una frana per queste cose. Per associare un nome a un determinato tipo di foglia o fiori e frutti ho bisogno di qualche circuito emotivo, se no niente. Ho sempre invidiato moltissimo mia madre che di ogni arbusto, pianta, fiore, albero sa il nome popolare e se si può mangiare (retaggio di un'infanzia contadina e vissuta durante la guerra). Ma ho ancora tempo per imparare!

    @ Valentina: bentornata e grazie per il commento. Mi farebbe piacere, nel caso in cui lo leggessi, se mi dicessi che cosa ne pensi. Saluti!

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  4. Ho sempre amato questo autore, e non mi stupisce neanche un po' scoprire che lo apprezzi anche tu, carissima amica mia... :D

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  5. Mi piace quella tua nota sulle parole. Ci sono libri che danno anche questo piacere. :-))

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  6. Qualche anno fa, nel delirio di mattone selvaggio che inquina il paese dormitorio in cui abito, ricordo di essere rimasta schifata nel vedere come avevano tagliato una parte di un grande albero per far posto alla costruzione di un condominio che incombeva troppo vicino a lui e a un canale d'acqua. L'edificio non è stato terminato. L'albero, pur mutilato e con meno spazio per i suoi rami, continua a vivere. E io sono soddisfatta di vedere le sue nuove foglie ad ogni primavera.

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  7. Da regalare assolutamente al signor valigiesogni. Prendo nota.
    Grazie ad un tuo precedente post, ho ordinato anche Pollice verde di Pizzetti. Chissà se gli piacerà.
    Devi sapere, mia cara, che ho un marito agronomo il quale, per una serie di vicissitudini, fa tutt’altro nella vita. Ma, appena si presenta l’occasione, non fa che visitare orti botanici, spiegarmi pazientemente di questa e quella pianta ed interrogarmi ogni volta che siamo in un sentiero di montagna. Dal canto mio, non riesco a ricordarmene neppure uno di nome e finisco per confondere tutto. Mi arrampico sulle tue parole: ho ancora tempo per imparare!
    Un bacio

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  8. @ Zio Scriba: pensa invece che questo è il primo libro che leggo di Rigoni Stern. Questo 2011 è davvero l'anno dei grandi incontri per me!

    @ Giacy.nta: eccome se ce ne sono. Ed è un piacere per me irrinunciabile.

    @ Nela San: che mutilazioni orrende si infliggono al mondo vegetale, una cosa barbara e ripugnante. E spesso senza alcuna ragione.

    @ Barbara: che tenerezza questo marito agronomo che cerca di trasmetterti la sua passione. Comunque, se ti può consolare, io adoro leggere libri che parlano di piante, fiori, giardini, orti e quant'altro, ma sono esattamente come te: alla fine, di informazioni pratiche, me ne rimangono assai poche. Per fortuna rimane il godimento. Bacio

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  9. cara, finalmente l'ho letto e davvero infinita gratitudine per avermelo fatto scoprire. la gentilezza delle parole, a volte desuete a volte del tutto "arboree", le descrizioni mescolate a ricordi e leggende...ho sognato spesso di alberi, queste notti che il libro mi è stato accanto. un abbraccio.

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  10. @ Valentina: grazie per essere tornata qui a dirmelo, grazie davvero. I tuoi sogni arborei devono essere stati bellissimi. Un abbraccio anche a te

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  11. Uno di quei libri di cui vale la pena leggere anche soltanto il titolo.
    Non so cosa darei per avere a portata di mano un appassionato di alberi desideroso di condividere il suo sapere, ma, come per le costellazioni, sono costretta al fai da te con manualetti vari. Ovviamente capita che se ho il manualetto non ho a portata di mano l'albero e viceversa (per non parlare delle stelle, sempre più difficili da vedere) e quando finalmente riesco a identificare qualcosa, dopo un po' me lo dimentico di nuovo. Ma non demordo, e tento con alterni successi di coinvolgere anche i miei bambini.

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  12. Ho avuto la fortuna di avere una madre nata e cresciuta in campagna e dunque grande esperta di verde. Ricordo certe passeggiate, con lei che mi indicava lì un arbusto, là un cespuglio, più in là un fiore e me ne diceva il nome - rigorosamente popolare, dialettale - e a volte anche certi usi erboristici, un po' magici, legati alla sua famiglia ("tua nonna lo usava quando noi avevamo la tosse"). Peccato che di tutta quella sapienza a me non sia rimasto nulla, se non il ricordo - prezioso - dell'amorevole tentativo che è stato fatto di passarmela. Continua a coinvolgere i tuoi bambini, te ne saranno grati, vedrai.

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