domenica 18 luglio 2010

Dell'entusiasmo, di ricerche e di una torta estiva


Chi mi conosce sa che una delle mie caratteristiche più evidenti è la mia capacità di entusiasmarmi davvero per poco.

Basta che mi arrivi la cartolina di un amico o che dal giornalaio ci sia la rivista che aspettavo perché la mia giornata viri irrimediabilmente al bello.

Trovare frutta o verdura particolarmente buona e saporita quando vado a fare la spesa o giungere alla soluzione di un problema pratico che magari mi assillava da un po' sono altri motivi più che sufficienti perché per tutto il giorno mi si stampi un sorriso soddisfatto sulla faccia (con grande, affettuosa e a volte sarcastica incredulità della Spia, persona di maggiori e più profonde inquietudini, di quelle che possono trovare una momentanea requie solo grazie a un piatto di fumanti spaghettini al pomodoro).

Essere rientrata finalmente in possesso di una cucina del tutto funzionante è stato per me motivo di somma gioia, una gioia che però ho dovuto attendere di celebrare (ho avuto un periodo un po' vivace dal punto di vista, diciamo così, lavorativo e ho frequentato i fornelli molto poco, direi proprio il minimo sindacale).

Ieri pomeriggio, dopo settimane di insalate e mozzarelle, couscous alle verdure e piatti di bresaola, ho finalmente deciso di festeggiare una serie di eventi fausti facendo una torta.

Volevo cimentarmi con qualcosa di nuovo e ho dunque passato una buona mezz'oretta cercando tra i miei libri di cucina una ricetta adatta (per me esistono poche attività tanto appaganti quanto questa: starmene in piedi davanti alla mia Billy rossa, o appollaiata sullo sgabello della cucina, a sfogliar libri e a confrontare ricette).

Ovviamente avrei voluto fare uno di quei dolci tipicamente invernali con ganache al cioccolato, frutta secca, spezie e arance e una parte di me non trovava niente di strano in tutto ciò.
Infine è prevalso quel che si potrebbe definire buon senso (evidentemente ce l'ho anche io), anche se non è stato facile trovare qualcosa che andasse bene per la stagione e che mi ispirasse il giusto.

Poi, finalmente, ho avuto un'illuminazione: era parecchio tempo che avevo voglia di cimentarmi con un tipico dolce inglese, la Victoria Sponge Cake (che altro non è se non la versione albionica del pan di Spagna), che viene in genere farcita con marmellata e panna montata e poi ricoperta da un leggero strato di zucchero.

Volevo una ricetta il più semplice e rapida possibile, dunque ho optato per l'All in One Sponge di Delia Smith, che è una versione assai eterodossa di quella originale.

Dopo una breve ricerca, svolta consultando il mitico Mrs Beeton's Household Management - il manuale per antonomasia della perfetta padrona di casa dei tempi vittoriani - e, ovviamente, English Puddings del caro Stefano Arturi, sono infatti giunta alla conclusione che la versione originale non preveda l'uso di burro, ma soltanto di farina, uova, zucchero, scorza di limone ed estratto di vaniglia (o di mandorla, o un po' di brandy).

Questi ingredienti danno una torta leggerissima ma che, a quanto pare, si conserva molto poco; ecco perché, in tutte le versioni 'moderne' che ho potuto mettere a confronto, è presente il burro.

La procedura spiccia e poco elaborata di Delia Smith mi ha molto soddisfatta, ma in futuro vorrei provare comunque le due versioni 'arturiane', leggermente più complesse (le trovate nel suo libro su citato, alle pagine 24-26; mi piace soprattutto il fatto che la tortiera venga imburrata e, anziché infarinata, inzuccherata).

Il risultato finale è piaciuto moltissimo alla Spia (e ciò ci ha alquanto rallegrati) e anche a me (cosa nient'affatto ovvia, dati i miei gusti).

Certo, niente a che vedere con il pan di Spagna della mamma, morbido, alto, soffice, leggerissimo.

Per quello ci vuole ben altro...


All in one sponge
di Delia Smith (da Delia's Complete Cookery Course)

per due teglie da 18-20 cm. di diametro, imburrate e infarinate e con un fondo di carta da forno

110 gr. di farina autolievitante, setacciata
1 cucchiaino di lievito per torte
110 gr. di burro, a temperatura ambiente
110 gr. di zucchero
2 uova, grandi
1 cucchiaino di essenza di vaniglia

Preriscaldate il forno a 170°.

In una ciotola capiente, setacciate (di nuovo) la farina e il lievito, tenendo alto il passino - per permettere alla farina di essere abbondantemente aerata.

Poi, molto semplicemente, unite gli altri ingredienti e, usando preferibilmente le fruste elettriche, amalgamateli perfettamente.

Se il composto fosse un po' troppo secco, aggiungete 1 o 2 cucchiaini di acqua tiepida (io li ho aggiunti) e mescolate.

Dividete il più equamente possibile il composto tra le due tortiere, livellate la superficie e fate cuocere per circa 30', trascorsi i quali tirate fuori le due tortiere e attendete 30 secondi.

Passate una spatola tutto intorno alle due torte per facilitare il loro distacco, rovesciatele su una gratella, togliete delicatamente la carta da forno e lasciate completamente raffreddare.

Solo allora potrete farcirle come più vi aggrada e cospargerle - volendo - di zucchero a velo o semolato: io ho optato per uno strato di marmellata di frutti di bosco e uno di panna montata (125 ml), perché mi sembrava che l'abbinamento fosse molto inglese e molto estivo.
Ma deve essere buonissimo anche il lemon curd (con cui ho farcito, tempo fa, una semplicissima torta allo yogurt; ne riparleremo) e, ovviamente, una qualche bella ganache al cioccolato - ma non ditelo all'Arturi.

Enjoy!

10 commenti:

  1. Confermo. Il risultato finale è ottimo (certo, niente a che vedere con gli spaghettini al pomodoro. Ma quello è un altro discorso).

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  2. Ooohhh che cosa non è questa torta. Ohhh. Praticamente su ogni fotografia c'è scritto, a caratteri cubitali e lampeggianti, *preparami preparami preparami*!!!
    E comunque, tu ti entusiasmi per poco? Mi sembra di leggere un mio vecchio post :)
    Un caro abbraccio,

    wenny

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  3. bella questa torta.
    e bello il ripieno.
    quando ci vedremo a firenze me la fai? :-)))

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  4. @ Wenny: la cosa bella di questa tortina (perché è piccina, anche se a due piani) è che è davvero semplicissima e rapidissima da fare, sebbene alla fine faccia anche la sua porca figura! :-)

    @ Gaia: assolutamente! Ci vediamo per un tè?

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  5. Ho controllato il mio Penguin Companion to Food (di Alan Davidson) e mi dice, alla voce Sponge Cake, che si parla per la prima volta di sponge cakes in una lettera di Jane Austen del 1808.
    stefano

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  6. Grazie dell'informazione, Stefano. È sempre interessante rintracciare nella letteratura la storia del gusto e della cucina. Chissà qual era la farcitura preferita di Jane Austen
    :-)

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  7. ... sto meditando una farcitura con un lemon curd...
    Clelia

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  8. @ Clelia: appoggio entusiasticamente l'iniziativa!

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  9. ..bene.. ma non diciamolo all'Arturi......
    (come dici tu..)
    Clelia

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  10. @ Clelia: non c'è alcun bisogno di rendere l'Arturi edotto di ogni cosa :-)
    Un saluto!

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