venerdì 22 maggio 2009

Del vincere i propri pregiudizi, della caciara, o di una tarte tatin al pomodoro


Se c'è una cosa che davvero mi piace è avere per casa gente che mi piace (ma va? Lapalisse mi fa un baffo).

Sono stata una fanciulla selvatica e ombrosa, che rifuggiva le comitive, i gruppi, le adunate chiassose, le feste piene di imbucati mai visti né sentiti, nelle quali invece sguazzavano pienamente a loro agio molti dei miei (pochi) amici. Anche adesso, tra tutte queste possibilità e una cena con 6 persone che, sedute intorno a un tavolo, con Miles Davis di sottofondo, si guardano negli occhi e hanno il modo di scambiarsi opinioni e storie (e anche semplici cazzate, a volte le mie preferite) senza dover urlare per farsi sentire e senza interferire con altre cinque conversazioni diverse, preferisco senz'altro 'la seconda che hai detto'.

Un duro apprendistato sociale, l'essere stata costretta, per quasi dieci anni, a passare una buona parte del mio tempo frequentando feste da 300 persone (con molte delle quali, avendo potuto scegliere, non sarei andata nemmeno a prendere un caffè al bar, e pochissime delle quali mi ispiravano la benché minima curiosità), mi ha spogliato in parte di una timidezza al limite del patologico, che in situazioni simili mi condannava in passato a un silenzio minerale o, per reazione, ad una logorrea compulsiva altrettanto patologica (entrambi i fenomeni essendo accompagnati da furiosi attacchi di colite), e quindi il contatto con le persone, soprattutto se nuove, e anche se numerose, non mi spaventa più come un tempo.

Ultimamente, sto dunque cominciando a vincere una serie di pregiudizi riguardo ai 'gruppi': quando essi siano formati da persone che condividono idee e gusti simili, una comune concezione della decenza, dell'educazione e del rispetto reciproco, e magari anche un bel progetto, io, nei gruppi, vi dirò, mi ci butto a pesce (anacoluto manzoniano che lèvate!).
Dice: eh, grazie, e dove si trovano 'sti gruppi? Si trovano, rispondo io. Bisogna cercarli, però.

Qualche sera fa, io e il compagno della mia vita abbiamo ospitato in casa nostra una piccola folla eterogenea di persone con le quali stiamo dando vita ad un GAS , un gruppo d'acquisto solidale, vale a dire un insieme di individui che cercano di svincolarsi da certo consumismo inconsapevole e drogato, e scelgono invece di acquistare e consumare il più possibile secondo coscienza, privilegiando i rapporti (umani, prima che economici) con piccoli produttori locali, in modo da incidere il meno possibile sul pianeta con le proprie abitudini d'acquisto, sostenendo con il loro contributo agricoltori che hanno scelto di coltivare la terra non usando pesticidi e prodotti chimici, riscoprendo varietà e tecniche antiche, o allevatori che trattano gli animali con umanità e rispetto, e magari si fanno anche promotori di lodevoli iniziative di reinserimento sociale o portano avanti altri progetti di valore etico.

Il nostro GAS è solo all'inizio, e come tutte le creature che si affacciano alla vita ribolle di energia primordiale ed entusiasmo, ma è anche esposto ad ogni genere di errore e capitombolo. Ben vengano, però, gli incidenti di percorso: se fatti in buona fede e per inesperienza, non sono che buoni maestri (ammesso che si sia disposti ad imparare da essi).

Una delle cose che più mi entusiasma di questa esperienza è che la solidarietà cui allude la S dell'acronimo GAS non si applica soltanto ai produttori e al pianeta, ma anche agli stessi partecipanti del gruppo, che si impegnano a gestire tutti insieme il progetto, in modo democratico, assolutamente paritario e libero. Per tirar fuori un po' di retorica (ma di sacrosanta verità) : da ognuno secondo le proprie possibilità, ad ognuno secondo le proprie esigenze. Spero ardentemente che questo sia lo spirito che sempre animerà questa bizzarra creatura della nostra comune aspirazione ad uno stile di vita più sostenibile. Al momento, pare proprio che sia così, e la cosa non può che rendermi assai felice.

Per ora, siamo ancora in una fase di esplorazione: stiamo cercando produttori coi quali avviare un rapporto di collaborazione reciprocamente fruttuoso, e abbiamo fatto i nostri primi ordini, per vedere come ci troviamo. Per me è molto eccitante andare alla scoperta di un mondo cui non mi ero mai avvicinata prima d'ora e, certo, Firenze è una città che offre strumenti e spazi perché questa scoperta avvenga nel modo migliore possibile.

Per lo più, fino ad adesso, questo GAS è stato un felice pretesto per ritrovarci tutti insieme, conoscerci, socializzare, discutere e, soprattutto, mangiare e bere come dei forsennati. Tutte lodevolissime e sommamente desiderabili attività, soprattutto se condivise con persone simpatiche e con le quali ci si trova in sintonia. Se qualcuno ci immagina come un circolo di virtuosi (mi viene in mente la congregazione religiosa che si riunisce per celebrare il compleanno del fondatore ne 'Il pranzo di Babette') si sbaglia di grosso: per ora assomigliamo di più a una banda di crapuloni, di quelli ritratti nel famoso banchetto di Trimalcione di petroniana memoria.

L'altra sera, dunque, è stato il nostro turno di ospitare i nostri amici del GAS. La serata ha presto preso una piega godereccia, giungendo a un notevole livello di simpatica caciara e ilarità (complice anche un po' di vino), con il citofono che suonava e gente che girava per casa parlando di riso e arance biologiche, detersivi naturali e fornitori o semplicemente scherzava e rideva. Io e la mia Spia ci siamo ad un certo punto guardati, al di sopra della confusione, la musica, le risate, e silenziosamente ci siamo entrambi detti quanto ci piacesse tutto quel bailamme in casa nostra.

Ognuno ha portato qualcosa: Rosalia una splendida crostata di marmellata d'arancia, Francesca una soffice torta di mele, l'altra Francesca una saporita tortina al cioccolato e pinoli e del pane carasau, Rita una bottiglia di preziosissimo olio pugliese fatto sui terreni del suo papà, Chiara una saporitissima panzanella, Louena del vino rosso.

Io avevo preparato una torta salata che da mesi occhieggiava invitante dalle pagine di Chocolate & Zucchini, di Clotilde Dusoulier, della quale vi ho già parlato e tessuto più volte le lodi (vedi qui) . Non posso che confermare l'ottima opinione che ho di questa blogger d'oltralpe, tra le più longeve (è in rete dal 2003) e simpatiche. Ancora una volta vi invito caldamente a visitare il suo blog e a bearvi del suo stile leggero e ironico, affettuoso e pieno di calore: vi sentirete davvero accolti nella casa confortevole di una vecchia amica. Se poi voleste cimentarvi con qualche sua ricetta, non avrete che l'imbarazzo della scelta.
(Per la cronaca, le torte salate erano due: ce n'era anche una con la feta e le erbe, di cui scriverò prossimamente; e c'era anche una mousse al cioccolato della mia Nigellona, la cui ricetta merita di essere divulgata e divenire patrimonio comune dell'umanità).

Ed ecco qui la sua splendida tarte tatin à la tomate, che i miei amici del GAS si sono spazzolati nel giro di un nanosecondo. Vi assicuro che vale la pena di provarla.

per una tortiera di circa 28 cm. di diametro:

per la pasta brisée:

200 gr. di farina
1/2 cucchiaino di sale fino
125 gr. di burro, tagliato a cubetti
1 uovo, leggermente sbattuto
acqua ghiacciata

per il ripieno:

olio extra vergine d'oliva
1 kg. di pomodori (di quelli non troppo acquosi, se possibile)
sale e pepe
erbe varie secche (io ho usato maggiorana e origano, e del timo fresco)
4 cucchiai di pesto (io ho usato quello fatto dalla Spia, ottimo, ma la ricetta prevedeva originariamente la stessa quantità di tapenade o pasta d'olive e, in alternativa, del pesto)
170 gr. di caprino
qualche foglia di basilico


Cominciate con la pasta brisée.

Schiaffate i primi tre ingredienti nella coppa del robot da cucina, azionatelo fino a quando essi non siano stati ridotti in briciole. Aggiungete quindi l'uovo e aspettate che la pasta cominci a fare massa. Se il composto dovesse essere troppo asciutto (di solito non lo è), aggiungete, cautamente e cucchiaino dopo cucchiaino, l'acqua gelata, fino ad ottenere la consistenza giusta.

Estraete l'impasto dal robot, dategli una forma di palla e avvolgetelo nella plastica (dopo averlo leggermente schiacciato). Lasciatelo riposare in frigorifero per una mezz'ora.

Dopo aver lavato i pomodori, tagliateli a metà e liberateli il più possibile dei semi e dell'acqua di vegetazione. Adesso armatevi di santa pazienza. Dopo aver oliato leggermente la tortiera che userete, cominciate a disporvi i mezzi pomodori, con la parte tagliata rivolta verso l'alto, creando un disegno concentrico. Alla fine vi sentirete un po' come un certosino alienato, ma vi assicuro che l'effetto visivo che otterrete con questa prova di pazienza varrà la rottura di disporre ogni pomodorino al suo posto. Potete anche ammassarli un po', perché con la cottura inevitabilmente si raggrinziranno come dei vecchietti. Condite con sale e pepe, le vostre erbette e un bel giro d'olio. Quindi ponete la tortiera in forno preriscaldato a 180 gradi per 30', passati i quali, tiratela fuori (lasciando il forno acceso).

Intanto avrete tolto dal frigo la pasta brisée; stendetela fino a che sia diventata ampia abbastanza da ricoprire la tortiera: bucherellatene la superficie con i rebbi di una forchetta (quanto mi piace dirlo), e spalmateci sopra il pesto (o la tapenade), lasciando circa 3 cm di bordo libero.

Tagliate a fettine il caprino e sistematele sopra i pomodori. Quindi, con calma e tranquillità (lo dico perché a me invece viene sempre il panico quando devo farlo), coprite il tutto con il disco di pasta e rimboccatene bene le estremità. In forno sempre a 180 gradi per circa 30-40' (nel mio, che si sta rivelando piuttosto pigro, ce ne sono voluti poco meno di 45): la superficie deve essere bella dorata e croccante.

Lasciate raffreddare la tarte tatin per 10' su una gratella, quindi prendete un bel piattone di portata, i vostri guanti da forno e, con la calma e tranquillità di cui sopra (qui il mio panico arriva a dei livelli terribili), rovesciatevi sopra la tarte (preferibilmente senza scottarvi o versarvi parte dei succhi bollenti dei pomodori nella scollatura, come pare sia successo a qualcuno...).

Quando la servirete (anche a temperatura ambiente è splendida, certo la pasta brisée un po' si ammolla, ma vi assicuro, è splendida anche così, e chi la mangerà avrà le lacrime agli occhi per la commozione e la gratitudine, e sarete solo voi a tormentarvi per questa inezia...), cospargetela di foglioline di basilico e godetevi i mugolii riconoscenti dei vostri commensali.

Enjoy!

9 commenti:

  1. mi sono riconosciuta tra i componenti dell'allegra brigata (a casa mia si dice anche "cumpagnia de mal tra insema")e tra le voci del coro ei mugolii di riconoscimento. La tua tarte tatin era semplicemente divina: mi ha evocato paesaggi mediterranei, mari blu e terrazze assolate. Chiudendo gli occhi mi sono immaginata su una terrazza sul mare, sotto un bersò di bouganville, immersa nella macchia mediterranea, vestita di un fresco lino svolazzante alla brezza serale...
    Una meraviglia!

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  2. ehi grazie, che piacere averti qui!
    praticamente questa tarte tatin ha quasi effetti allucinogeni! ben vengano simili 'viaggi'!
    sei sempre la benvenuta, cara ross!

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  3. Come direbbe Pizzul: "Tutto molto bello!" (e anche molto buono). Anche Birillo, Linda e Matilde, la nostra micidiale "Triade Pelosa", sono rimasti entusiasti dei nuovi zii e - anche se alcuni di loro fanno un po' i preziosi dicendo di essere allergici - ci hanno chiesto di invitarli ancora.

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  4. irresistibile direi!!! ottimo lavoro, ne avanza una fettina!!?
    ciao

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  5. ciao, benvenuta! la prossima volta che la faccio, te ne metto sicuramente una da parte! fatto un giro 'a casa tua', complimenti! a presto!

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  6. ciao duck... ma hai cambiato il look al blog? io devo ... catch up con tutto, causa mia assenza settimana scorsa e ... poca voglia di lavorare (e grossi dubbi sul perche' faccia {anche} questo lavoro di scrittura).
    hai ragione: bisogna mettersi di impegno, ma alla fine persone "carine" (orrido, lo so) esistono. io devo fare sforzi sovrumani per stare in gruppo: generalmente mi ammutolisco dopo poco (ammazza quanto se la tira, commento tipico, suppongo)... non so fare salotto. ma le persone belle esistono, ovviamente. bisogna aprirsi al mondo. I gas sonno ottima cosa. a Milano io ho cercato di frequentarne uno, ma alla fine non mi ha convinto (ma neanche a Londra mi ero iscritto... e figurati che una mia amica ha fondato anni fa il primo farmers market bio del regno unito con relativo schema box per verdura... ) come ti ho gia' detto io ho la fortuna di avere un ottimo fruttivendolo dal quale compro molto bene, certamente a prezzi nonn proprio popolari e il piacere di vedere, toccare, soppesare e' per me impagabile.
    la tart tatin a cui fai riferimento e' stata un grande must della cucina inglese anni 90. quando facevo catering fatta in quantita'. mi sembra di ricordare che noi facevamo anche una specie di caramello con burro e aceto balsamico (aceto de noartri, ovviamente) e disponevamo i pomodorini con lato tagliato in giu'... mi hai quasi fatto voglia di rifarla. a proposito se ti piacciono i pomodori ti consiglio The Big Book of tomatoes ( o simile) di Lindsay Barenheim. lei non e' famosa come nigella and co ma e' una delle migliori food writer in circolazione. tommmasi ha pubblicato un suo libro, ma da una linguista come te mi aspetto che tu compra edizioni originali. lei ha bella ricetta per questa tart tatin.
    io in piena crisi creativa. sara' il caldo ma sempre piu' faccio fatica a scrivere (e cucinare)> come dire> forse voglio vedere se esisto anche "al di fuori di questa dimensione di cucina e scrittura"... mah, il caldo inizia a fare effetto e straparlo.... tra Proust (due pagine alla volta) e Escoffier... sempre piu' skizzato. ciao ste

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  7. ciao stefano! sì, ho optato per un look più sobrio e meno dispersivo (almeno questa era la mia intenzione...).
    penso sia normale avere qualche momento di perplessità in cui ci si chiede se davvero quello che si sta facendo sia la cosa giusta, soprattutto se lo si fa da un po'. egoisticamente parlando, spero che tu possa continuare a condividere con gli altri questa enorme massa di conoscenza e informazioni e sapienza che hai accumulato nel tempo, e la tua bella carica di umanità e generosità, ma io non sono obiettiva perché per me sei un po' un mito (ci sono i miei qui, e ho messo subito in mano alla mia mamma il tuo pausa pranzo. lo sta leggendo e mi ha detto: 'è pieno di consigli e ideuzze particolari, e poi mi sembra un tipo molto simpatico!').
    il caramello a base di burro e aceto balsamico mi sembra un'ottima idea (è un periodo che l'aceto balsamico me lo berrei direttamente dalla bottiglia). e quanto ai libri di cucina sì, se posso li compro in originale. ora vado a bruxelles e sto già pensando a tutti i nuovi marabout che posso comprarmi... non vedo l'ora.
    ti capisco bene quando dici che non sai fare salotto. per me gli small talks sono un vero incubo. e ad occasioni sociali ma fasulle preferisco senz'altro la solitudine. mi riesce difficile pensarti muto e invisibile in una stanza con gente intorno: sembri invece così brillante e vivace e pieno di cose da dire, secondo me quando ti ci metti sei anche un bel pagliaccione di quelli che fanno piegare in due le persone dalle risate. ma in fondo è così anche per me. io sono una buffona, ma non tutti lo sanno. ed è giusto così.
    ti auguro un'ottima giornata, è sempre un piacere quando passi di qui!

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  8. Particolare questa tatin salata, davvero invitante!

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  9. ciao e benvenuta! ho dato un'occhiata alle tue 'creature', i tuoi due blog, ma come fai a trovare il tempo e l'energia di seguirli entrambi? anche io sono una gattara, di pirati con la coda ne ho tre!

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