lunedì 8 giugno 2009

Non vi lascerò orfani di Daria Bignardi

A me Daria Bignardi piace, in generale.
Non è Miss Simpatia, è vero, ha una voce a volte stridula e sgraziata ('voce di gallina', la prendevano in giro la mamma e la sorella quando si arrabbiava da piccola), però a me il suo modo un po' ruvido di fare non dispiace affatto. Lo preferisco (e di gran lunga) agli atteggiamenti ridondanti melassa e idiozia che spesso dilagano nella televisione cosiddetta di intrattenimento, per non parlare della volgarità imperante che ci viene rovesciata addosso quotidianamente. E poi la trovo intelligente e arguta, sgradevole, alle volte, ma anche tenera, benché di sfuggita e suo malgrado, come se non le andasse troppo ma non ne potesse fare a meno.
A me piace per questo. E poi perché sta al suo posto, non fa programmi che dovrebbero essere una certa cosa e invece per mancanza di idee, di attenzione, di cura risultano essere la bruttissima, la pessima copia di qualcos'altro cui aspirano senza avere il respiro, la forza, la passione per arrivarci.
Mi sono sempre piaciuti i libri autobiografici, i mémoir che parlano di famiglie, case, nonni, cugini, vacanze estive, dimore avite, fidanzati e mariti, tic, manie, modi di dire, espressioni tipiche che diventano col tempo quel 'lessico famigliare' che fa subito 'clan', che identifica chi lo usa come appartenente alla stessa galassia emotiva e sentimentale. Dunque questo Non vi lascerò orfani mi ha incuriosito subito, e quando l'ho trovato in biblioteca l'ho preso volentieri.
Nel complesso, si tratta di una lettura piacevole e a tratti decisamente divertente, condita spesso di ironia e di ruvido, burbero affetto, di pudico e intenso tormento per questo rapporto con una mamma amatissima ma il cui amore è stato pesante come un macigno.
E' un libro scritto col cuore, con grande tenerezza e nostalgia, si sente subito, con sincerità: tutti pregi, ai miei occhi. Ma è anche esile esile (e non parlo del numero delle pagine): si arriva all'ultima pagina immersi in una pacata malinconia, ma anche leggermente insoddisfatti, non del tutto appagati, ancora affamati, e tra le dita ci si ritrova poco, come se per tutto il tempo si fossero soltanto sfiorati fantasmi (e forse è proprio ciò che la Bignardi voleva, bisognerebbe chiederglielo).
Altra pecca, ai miei occhi, è che a volte lo stile di questo libro è davvero un po' troppo disinvolto, tanto da sembrare che l'autrice non l'abbia neanche riletto e l'abbia mandato in stampa così, 'senza guardare', proprio come la sua mamma faceva l'arrosto (che tra l'altro, a quanto pare, le veniva benissimo, proprio perché fatto senza star lì a penarci troppo).
Insomma, un esordio promettente. Con ampi margini di miglioramento.

Daria Bignardi, Non vi lascerò orfani, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2009.

3 commenti:

  1. in un paese di nani, uno alto 1.60 diventa una pertica... ecco per me la bignardi e' cosi'.
    pessima intervistatrice perche' di fatto non ascolta e non sa ribattere. legge le sue domande (preparate dalla redazione) e va avanti. non sa intervistare. mi e' capitato di leggere alcune sue cose: acqua tiepida. ricordo anche che e' stata direttore di una rivista fallita miseramente. chissa' perche' poi hanno pensato di farle fare la tv. secondo me buon esempio di appena sufficienza che passa per eccellenza. stefano arturi

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  2. ciao stefano, mi sembra di capire che la bignardi non ti piaccia... :)
    sono d'accordo con te sul paese dei nani e sulla pertica. è vero, purtroppo. si corre il rischio di abituarsi al peggio e di gridare al miracolo di fronte all' 'appena sufficiente'.
    detto ciò, non trovo che la bignardi sia così inadeguata. le domande gliele scriverà senz'altro la redazione, ma immagino lei ci metta del suo, così come la redazione di che tempo che fa fa un gran lavoro per e con fazio, e credo che la situazione sia la stessa. ovviamente non ho mai lavorato nell'ambiente, e forse nutro riguardo ad esso sciocche illusioni dettate dall'ignoranza e dal fatto che non sono addentro alle segrete cose; magari invece sia fazio sia la bignardi sono solo due manichini che leggono cose scritte da altri e a cui danno una scorsa il giorno prima di andare in onda.
    a me pare che la bignardi sappia interagire con i suoi ospiti, che li ascolti, sebbene abbia la tendenza ad 'aggredirli', o a canzonarli, a volte in un modo piuttosto pesante che, in certe occasioni, ho trovato fuori luogo.
    nel complesso, però, a me piace. non è marguerite yourcenar, e non è nemmeno enzo biagi, questo è evidente. pure, credo che abbia uno stile suo, personale, ed una cifra che nel complesso trovo gradevole.
    ma, come spesso e giustamente ripeti tu, de gustibus...
    ciao, buona giornata.

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  3. Sono d'accordo. In un mondo che non sa (e non può) selezionare in base al merito, dobbiamo accontentarci del "meno peggio". Non ho letto il libro, ma la Bignardi che conosco dalla TV è di gran lungfa "meno peggio" di molti che sono irrimediabilmente condannati ad essere - e rimanere - "più peggio".
    V

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