mercoledì 13 gennaio 2010

Per favore, mi lasci nell'ombra di Carlo Emilio Gadda


"Temperamento piuttosto incline a solitudine, inetto a cicalare con brio, alieno dalla mondanità, io avvicino e frequento i miei simili con una certa fatica e una certa titubanza”.
Una scelta di interviste fatte allo scrittore ingegnere tra il 1950 e il 1972, dalla lettura delle quali emerge l'immagine di un uomo solitario, pieno di manie e piccole e grandi ossessioni, sempre pronto ad allevare sensi di colpa, a scusarsi di mancanze inesistenti, a ritenersi responsabile di varie e orribili nefandezze, ma anche convinto di essere oggetto di cospirazioni e complotti e malato di manie di persecuzione.
Tra reticenze e improvvise aperture, frasi involute e di barocca, spagnoleggiante cortesia, nostalgie e attacchi di furente indignazione, una lettura piacevolissima, a tratti involontariamente comica per via del modo spesso bizzarro e inusuale di esprimersi di Gadda. Per dire che non aveva ancora comprato un volume (perché questo avrebbe significato per lui prendere un autobus e recarsi in qualche libreria del centro, cosa che non amava fare e che lo stancava molto) ecco cosa disse: "per stanchezza fisica e mancanza di possibilità di moto topografico non sono ancora riuscito a procurarlo".
Gustosissimo il lungo pezzo scritto da Alberto Arbasino, La formazione dell'ingegnere, in cui Gadda esprime i suoi giudizi trincianti e spesso crudeli sui grandi della letteratura italiana. Dal Foscolo, odiatissimo per la sua ossessione per le donne e la sua sciocca vanità, che lo induceva a vantarsi di avere un petto villoso e una folta chioma ("Vantarsi del pelo! E' un'opinione da parrucchiere!") al Carducci, un tempo molto amato ma del quale Gadda non ignorava
le pecche e le ingenuità retoriche ai limiti del grottesco e del ridicolo, dal Pascoli (ritenuto troppo piagnucoloso) al Manzoni, fino ad arrivare a D'Annunzio. Pagine divertentissime e ricche di spunti e stimoli.
La mia intervista preferita è però, senza dubbio, quella di Cesare Garboli, Felice chi è diverso, che prende a prestito nel titolo un bellissimo verso di Sandro Penna. E' la mia preferita perché mi sembra che sia l'unica in cui alla giusta ammirazione per il genio e lo scrittore si unisca la nient'affatto inopportuna e sincera pietà per l'uomo Gadda che, dopo aver trascorso con Garboli un pomeriggio, prima di chiudere dietro di sé la porta di casa gli disse: "Lei sentirà dire che io sono un misantropo, in fondo è questo che si pensa di me. Smentisca, la prego, dica che non è vero".
Carlo Emilio Gadda, Per favore, mi lasci nell'ombra. Interviste 1950-1972, Adelphi 1993, a cura di Claudio Vela.

4 commenti:

  1. ciao, eccomi, sono la stessa di Cinnamomo e peperoncino ... ricevo le tue scuse, ma non c'era niente di cui scusarsi, stai serena .. il mondo del blog è liquido, volatile, lento e veloce allo stesso tempo!

    questo libro mi mancava, non ne conoscevo l'esistenza e adoro Gadda. Lo cercherò!
    ci sentiamo anche per i libri di cucito ;-)
    simona

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  2. Grazie per esser passata di qui ancora.
    Sì, hai ragione, la blogosfera è un mondo con le sue leggi e le sue caratteristiche. Se poi ci si mette anche che sono una quasi assoluta ignorante in materia, il quadro è completo: ci sono tutti gli elementi perché io commetta, più spesso di quanto vorrei, qualche piccolo disastro!
    A presto!

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  3. Grazie per questo post. Un libro che non conoscevo, e che ho scoperto passando di qui.
    Un saluto, e un augurio di buon fine settimana.

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  4. @ Attilio: mi fa piacere se ho contribuito a favorire il tuo incontro con questo libro: io gli sono molto affezionata e spero ti possa piacere quanto piace a me.
    Saluti anche a te.

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