martedì 9 marzo 2010

Un pensiero sulle donne, il giorno dopo

Ieri, mi dicono, era la festa della donna.

Benché da giovane abbia religiosamente e scrupolosamente partecipato ad ogni manifestazione indetta l'8 marzo, sfilando a braccetto con altre ragazze per le strade di Roma, cantando gli slogan che dovevo cantare e urlando quello che dovevo urlare, già allora mi sentivo a disagio nel celebrare una simile festa.

Non so, ho sempre sentito che in questo modo si trattavano le donne alla stregua dei papà, delle mamme, dei nonni, dei fidanzati, dei gatti cui si dedica un giorno all'anno per poi dimenticarsene tutti gli altri.

Queste donne viste un po' come una categoria a parte, una specie in via di estinzione, per la salvezza della quale si firmano appelli, si organizzano cortei e sit-in, come se invece non fossero semplicemente uno dei modi di stare al mondo, non il migliore, non il peggiore, solo uno degli infiniti modi, che, anche solo per questo motivo, come tutti gli altri, chiede riconoscimento e rispetto e comprensione.

Mi assomigliano molto di più, e alla mia sensibilità dicono molto molto di più di tanti slogan e frasi fatte, queste righe scritte da Gioconda Belli, scoperte grazie ad una donna, Elena, che qui ringrazio.

Le condivido con voi, amiche e amici!


Non mi pento di niente di Gioconda Belli

Dalla donna che sono, mi succede a volte di osservare,
nelle altre, la donna che potevo essere;
donne garbate esempio di virtù, laboriose brave mogli,
come mia madre avrebbe voluto.
Non so perchè tutta la vita ho trascorso a ribellarmi a loro.
Odio le loro minacce sul mio corpo
la colpa che le loro vite impeccabili,
per strano maleficio mi ispirano;
mi ribello contro le loro buone azioni,
contro i pianti notturni sotto il cuscino di nascosto dal marito,
contro la vergogna della nudità sotto la biancheria intima, stirata e inamidata.
Queste donne, tuttavia, mi guardano dal fondo dei loro specchi;
alzano un dito accusatore
e, a volte, cedo al loro sguardo di biasimo
e vorrei guadagnarmi il consenso universale,
essere "la brava bambina", "la donna per bene", la gioconda irreprensibile,
prendere dieci in condotta
dal partito, dallo Stato, dagli amici, dalla famiglia, dai figli
e da tutti gli esseri che popolano abbondantemente questo mondo.
In questa contraddizione inevitabile tra quel che doveva essere e quel che è,
ho combattuto numerose battaglie mortali,
battaglie inutili, loro contro di me
- loro contro di me che sono me stessa -
con la “psiche dolorante”, scarmigliata,
trasgredendo progetti ancestrali, lacero le donne che vivono in me
che, fin dall'infanzia, mi guardano torvo
perchè non riesco nello stampo perfetto dei loro sogni,
perchè oso essere quella folle, inattendibile, tenera e vulnerabile
che si innamora come una triste puttana
di cause giuste, di uomini belli e di parole giocose
perchè, adulta, ho osato vivere l'infanzia proibita
e ho fatto l'amore sulle scrivanie nelle ore d'ufficio,
e ho rotto vincoli inviolabili e ho osato godere
del corpo sano e sinuoso di cui i geni di tutti i miei avi mi hanno dotata.
Non incolpo nessuno. Anzi li ringrazio dei doni.
Non mi pento di niente, come disse Edith Piaf:
Ma nei pozzi scuri in cui sprofondo
al mattino, appena apro gli occhi,
sento le lacrime che premono, nonostante la felicità che ho finalmente conquistato,
rompendo cappe e strati di roccia terziaria e quaternaria,
vedo le altre donne che sono in me, sedute nel vestibolo
che mi guardano con occhi dolenti e mi sento in colpa per la mia felicità.
Assurde brave bambine mi circondano e danzano musiche infantili
contro di me;
contro questa donna fatta, piena,
la donna dal seno sodo e i fianchi larghi,
che, per mia madre e contro di lei,
mi piace essere.


Gioconda Belli

2 commenti:

  1. grazie, penso sopratutto alle donne di paesi come l'Afhganistan, ho letto un libro bello e terribile che parla delle donne in quel paese - yasmina khadra - Les hirondelles de kaboul ...

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  2. Grazie Vera per aver segnalato questo libro.
    Non ci si rende mai conto, fino in fondo, di quante siano, nel mondo, le realtà terribili e inimmaginabili. I libri possono aiutare in questa dolorosa ma necessaria presa di coscienza.

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