venerdì 10 settembre 2010

Di condizionamenti ed eredità familiari e di una marmellata di prugne


Quando ero bambina, la mia colazione era pane o fette biscottate, burro, marmellata e un bicchiere di latte.
Ogni giorno che dio mandava in terra.

Io avrei voluto mangiare biscotti del Mulino Bianco, orrende merendine che sapevano di lievito chimico e tanta Nutella, come i miei compagni di scuola, le cui mamme lavoratrici, alle 7.30 di mattina già in tailleur, tacchi alti e perfettamente truccate e profumate, preparavano in tutta fretta il tavolo della colazione.

Ho desiderato per anni queste colazioni e queste mamme lavoratrici.
La mia, di mamma, era sempre vestita per stare in casa (qualche volta - assai raramente - si presentava in vestaglia), con le pantofole, un grembiule a proteggere la gonna, i capelli appena spazzolati e neanche un po' di trucco, le mani che già sapevano di cucina.

Quanto al menu della colazione, immagino che fosse stato stabilito anche perché mia madre è sempre stata un'indefessa confezionatrice di conserve, e di vasetti di marmellata, in casa, ce n'è sempre stata un'enormità.

Ricordo lo sgabuzzino di casa (chiamato 'lo stanzino buio'), una microscopica nicchia chiusa da una porta che si affacciava - in modo piuttosto bizzarro, ora che ci penso - sull'ingresso e che odorava sempre di chiuso e di legno. Sui suoi scaffali facevano bella mostra di sé, tutti allineati, decine e decine di barattoli di marmellate.

Per lo più erano di albicocche, di prugne e di arance (a volte quelle amare, amatissime da mio padre, che provenivano dal giardino di una sua mezza parente di Livorno) . Ogni tanto, qualche vasetto di marmellata di lamponi o di more e, praticamente solo per mio padre, che ne è sempre andato matto, di mele cotogne, che io trovavo ripugnante (ora che ci penso, dovrei riprovarla).

Ieri mattina mi è venuto in mente tutto questo, mentre assaggiavo la mia marmellata di prugne.
Sì, perché dopo anni di colazioni il più possibile lontane e diverse da quelle impostemi per decenni dai miei, dopo solenni promesse fatte a me stessa di non fare mai e poi mai un barattolo di marmellata in vita mia, ieri mattina mi sono appunto ritrovata con in mano una fetta biscottata spalmata di marmellata fatta in casa. Da me.

E accidenti, non c'è stato niente da fare. Ho provato una soddisfazione enorme, uno sciocco e compiaciuto orgoglio. Io, proprio io, avevo fatto quella marmellata e la trovavo buonissima e bellissima.

(La ricetta si trova in Confetture al naturale, di Federica Guerra [Terra Nuova Edizioni], ma l'idea di cimentarmici mi è venuta grazie ad un'amica aNobiiana, che qui ringrazio [grazie Paola!]).


500 gr. di prugne
250 gr. di zucchero (io ho usato il Golden Caster Sugar del commercio equo e solidale)
il succo di mezzo limone (più o meno)
1 stecca di cannella, spezzata a metà
1 chiodo di garofano
2 capsule di cardamomo, leggermente schiacciate


Dubito che il mio sistema sia pienamente ortodosso.
Per me funziona, comunque.

La tecnica è più o meno quella di Christiane Ferber, regina alsaziana delle marmellate.

Lavate le prugne, tagliatele a metà se sono piccole o in quarti se vi sembrano troppo grandi, togliete il nocciolo e mettetele in un pentolino dal fondo spesso.

Aggiungete tutti gli altri ingredienti e portate a bollore.

A questo punto spegnete il fuoco e lasciate riposare, secondo la Ferber anche tutta una notte, al fresco.

Io in questo caso ho aspettato 3-4 ore, ho assaggiato, corretto con un altro po' di succo di limone, tolto un po' di bucce, poi ho riportato la marmellata a bollore e ho aspettato che le prugne fossero sfatte (questione di pochi minuti), schiacciandole - ma senza troppa convinzione - con uno schiacciaverdure.

Infine ho invasato la marmellata in barattoli che avevo lavato con acqua calda e sapone e che avevo lasciato in forno a 120° per circa 25'-30'.

Quanti pensieri mi sono venuti in mente, ieri mattina, quando ho assaggiato questa marmellata.
Sui condizionamenti e le eredità familiari, che a volte sono pesantissimi fardelli, zavorre inutili e moleste che impediscono alla propria mongolfiera di alzarsi in volo e a volte - invece - meravigliose consuetudini che ci si ritrova, quasi senza volerlo, a ripetere, aggiungendovi, si spera, qualcosa di irripetibilmente personale - e qui sta l'elemento creativo, positivo, che le riscatta e le redime e le sottrae al possibile rischio di farsi statiche e inconsapevoli ripetizioni senza vita.

Consuetudini che sanno di casa, di saperi utili, di cose buone che passano da una mano all'altra, in una lunga, affettuosa, tenera catena.

Enjoy!

18 commenti:

  1. benvenuta fra noi marmellatori e conservatori....
    io mischio frutta e zucchero la sera. la mattina il tutto si è sciolto e puoi procedere alla bollitura. secondo me meglio del metodo della CF (evita anche quella prima cottura per sciogliere lo zucchero)). per ridurre ulteriormente i tempi io ho da poco preso abitudine di aggiungere anche uno o due tbsp di fruttapec. ho anche provato con fruttosio con ottimi risultati
    ciao
    ste

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  2. bellissiima la marmellata di prugne!
    l'ho fatta anch'io, ma con il metodo tradizionale. e se questo permette di cuocere poco la frutta, mentre io l'ho cotta un'era, allora al prossimo giro ci proverò sicuramente.

    anch'io da sempre pane burro e marmellata. non fatta in casa però, a parte rare eccezioni. comprata al super, perché mia mamma è sempre stata poco cuciniera. però io questa colazione non l'ho mai rinnegata, anzi, amata tantissimo sempre, e non ci rinuncio per niente al mondo da una quarantina d'anni. più o meno. anche se la mattina ho fretta. anche se non c'è più il glutine. devo dire che una delle motivazioni più forti a farmi in casa del pane senza glutine decente è stata proprio la colazione.

    non c'è niente da fare. io credo che le marmellate fatte in casa (quelle buone) siano una delle cose più goduriose al modno.

    e la tua ha un aspetto che promette benissimo.

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  3. Ho trovato vasetti invecchiati 10 anni, nemmeno fossero stati parmiggiano reggiano, di marmellata di prugne.. e questo per rendere l'idea di quanti cene fossero in casa della nonna. da mia mamma.. fatti e mangiati...invece . Forse perchè erano di arance, limoni, albicocche. Tutto a gusto semplice, senza spezie nè vino nè altro.. ed a occhio per dosi degli ingredienti.
    Abbiamo perso molto, soprattutto in tempo per noi. ed in conoscenza e riconoscenza degli altri e verso gli altri. Questo è un piccolo gesto di grande valore!!!
    Ciao
    Clelia

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  4. Evviva le marmellate! Evviva le marmellate di prugne! (e quelle di mele cotogne!…) Da sempre ho avuto una passione per le marmellate di prugne, e quando ancora facevo marmellate, quella d prugne era un appuntamento classico. Ed ora che stavo pensando di rimettermi a farle, pensavo a quell'altro classico mio, quella di mele cotogne - ma è ancora un po' presto per trovarle. E con questo post mi hai fatto proprio venir voglia di rifare quella alle prugne! Grazie - evviva le prugne!

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  5. @ Stefano: in effetti immagino la prima brevissima cottura abbia come scopo quello di sciogliere lo zucchero. Proverò a fare come dici.

    @ Gaia: ti capisco. La volontà di non rinunciare a certi gesti, a certi sapori cari è un motore potente e bellissimo di sperimentazioni, ricerche, avventure gastronomiche. Un abbraccio.

    @ Clelia: proprio in questi giorni, l'amica di cui sono ospite (sono in Puglia) ha ritrovato un vasetto di marmellata di arance fatto da lei più di dieci anni fa. Perfetto. Anche la mia mamma ha fatto sempre tutto ad occhio, non solo le marmellate. Estorcerle una ricetta con uno straccio di dosi è pressoché un incubo. Le invidio questa sapienza intuitiva nata dall'esperienza.

    @ Claudio: quante cose devo assaggiare la prima volta che verrò a trovarti! Mi preparo con gioiosa anticipazione! Baci.

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  6. claudio, se ti piacciono le cose con le cotogne, prova a farti la cotognata / fatta in casa nettamente migliore di quella commprata. quando e' il periodo se me lo ricordi ti mando una ricetta medievale: testata e buonissima. le cotogne vengono cotte per ore e ore e ore in forno, con lo zucchero. alla fine emergono rosso scurissimo. le passi e ci fai cotognata. da incubbbbo, tanto sono buone: soprattutto con pecorino, mancego, stilton, gorgonzola. ciau
    stefano

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  7. anzi facciamo prima:
    la cotognata medievale
    http://www.mangiarebene.com/ricette/conserve/confetture-marmellate/cotognata_IDa_3340.htm

    questa e'una "mia ricetta" (nonostante la mancanza di attribuzione) (quella nella foto non e' la mia cotognata, che diventa veramente scurissima0

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  8. Io ero uno di quelle bambine che facevano colazione con i biscotti del Mulino Bianco, sebbene la mia non sia mai stata una famiglia stile Mulino Bianco. Il babbo non c’era mai o era già andato via, io apparecchiavo velocemente, mio fratello mangiava voracemente, la mamma era per lo più in pigiama, sgranocchiando qualcosa mentre cercava di sbrigare il maggior numero possibile di incombenze casalinghe prima di fare la doccia, scaricarci a scuola e correre in ufficio (scarpe alte sì, zero trucco, capelli sempre in ordine).
    La colazione è diventata un rito solo quando ho lasciato casa dei miei, a 19 anni. Da allora non ho mai smesso di mangiare pane e marmellata. In genere fatta in casa da amiche della mamma, con frutta raccolta direttamente dalla propria campagna. Da qualche tempo, mangio quella di uva fragola fatta dalla suocera. E al mattino non c’è niente che mi riempia di gioia quanto una fetta di pane e marmellata casalinga, uno yogurt ed un caffè.
    Buona colazione!

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  9. Beh, a me stimola pensieri poco confessabili :) ha un colore davvero ammaliante: complimenti!
    Buona serata,

    wenny

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  10. @ valigiesogni: allora non sono l'unica che si entusiasma per la colazione? Ti confesso che alcune mattine mi sveglio con eccitata anticipazione pensando a quello che mangerò.
    La marmellata di uva fragola della suocera suona meravigliosa. La mia (di suocera) ne fa una eccellente di mele, arance e limoni. Bontà!

    @ Wenny: Ah però! Chi l'avrebbe mai detto? La dolce, candida, piccola Wenny! :-) (Ma io scherzo, eh?)

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  11. e rieccomi finalmente a gustare gli scritti della papera!
    sai che nel mio inseparabile lunario sono indicati i giorni adatti per marmellate e conserve e quelli invece sconsigliati per queste preparazioni? pare che, secondo l'andamento delle lune, le marmellate preparate in questi ultimi giorni, ovvero quelli non adatti, siano più deteriorabili. chissà, pensavo, quelle marmellate ritrovate dopo dieci anni ancora perfette, devono essere state preparate in giorni super favorevoli! volevo pubblicare le date proprio ad uso delle operose mani d'oro dei blog, ma ormai forse è tardi... o no?
    quanto a me mi cimento solo in quella di limoni. ma con calma, e nei momenti propizi: ovvero quando sento il canto del cuculo in una sera ventosa (il vento però deve essere maestrale) oppure quando durante una mattina di pioggia vedo passare davanti alle finestre una ragazza con l'ombrello rosso (la ragazza deve però avere lunghi capelli neri)... cose così insomma ;)
    però, non per vantarmi, le mie rare marmellate di limoni sveglierebbero dal sonno eterno anche, guarda, voglio esagerare, adamo. il tempo di un'annusatina, un assaggio, e poi sì, potrebbe dire di essere tornato nel paradiso terrestre. ho detto.
    un abbraccio!

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  12. @ Tiziana: rieccoti finalmente! Mi sei mancata. Sarebbe molto gentile da parte tua pubblicare da qualche parte nel tuo blog questo specialissimo lunario delle marmellate in tuo possesso. Tu lo sai quanto mi piaccia questo tuo essere attenta ai ritmi della natura: mi sembri un po' una di quelle streghe buone che nelle fate vivono nel bosco e conoscono tutte le erbe e gli animali e le stelle e i corsi d'acqua.
    La marmellata di limoni è buonissima per principio. La tua, poi, deve essere davvero fenomenale. Propongo uno scambio culturale: io ti mando la mia di prugne tu la tua di limoni, (quando il canto del cuculo si farà sentire in una sera ventosa o quando la fanciulla dai lunghi capelli neri e l'ombrello rosso passerà, speriamo!, davanti alle tue finestre).
    Ricambio il tuo abbraccio

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  13. Che bello questo articolo,mi ha fatto ricordare molte cose passate, e forse hai proprio ragione quando dici della catena di saperi utili, di buone consetudini,di cose buone che passano da una mano all'altra, anche per me è stato ed è così.
    molte di queste conseutudinie cose buone, le ho proprio dovute riprendere io dalla mia memoria, perchè purtroppo chi avrebbe voluto passarmele con le sue mani , non c'è più.

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  14. @ Chiara: Sì, è bello far parte ognuno della propria personale catena di saperi e consuetudini tramandate. È una catena a volte dolceamara di ricordi e nostalgie struggenti in cui spesso si intreccia anche il malinconico desiderio di riavere accanto chi non c'è più. Per fortuna anche in piccole, piccolissime cose (la ricetta di una marmellata, un modo speciale di organizzare la propria credenza in cucina) si può ritrovare la presenza viva e vibrante di una persona che vorremmo ancora accanto, vero Chiara?
    Un abbraccio

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  15. Grazie Duck , hai usato proprio le parole giuste per esprimere quel che volevo dire!
    Aggiungerei anche la soddisfazione e la voglia di raccontare a quelle persone il personale successo quando si riprova a fare qualcosa che ci avevano insegnato.

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  16. grandi e mitici i momenti della nostra vita "pane burro e marmelata " !

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  17. :)
    anche io sono passata a confezionare marmellate per via del progetto artusi sul mio blog
    e devo dire che danno una soddisfazione immensa
    che bello questo blog.
    Irene (lettrice notturna)

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  18. @ Vera: Bentornata! Che piacere averti di nuovo qui. Anche tu fan del pane (burro) e marmellata. Un abbraccio

    @ Nene: Sì, da quel poco che ho visto - sono una neofita - fare marmellata dà una certa soddisfazione. A me fa sentire una casalinga efficiente ed economa - cosa che non sono affatto, ça va sans dire. A presto, lettrice notturna!

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