lunedì 28 marzo 2011

1984 di George Orwell

Leggere questo libro oggi - si tratta di una rilettura, in realtà, ma la prima volta non conta: ero giovine e un po' stolta - è stata un'esperienza dura.

Dura ed esaltante al tempo stesso, come lo sono tutte le esperienze che lasciano un segno, piccolo o grande non importa, e tutti gli incontri che ci aiutano a conoscere e interpretare questa realtà sempre più complessa e indecifrabile e al tempo stesso sempre più appiattita, elementare, bidimensionale, impoverita.

Critici e lettori ben più esperti e colti di me hanno scritto a lungo sull'impressionante e inquietante valore profetico della visione di Orwell, quella di un futuro possibile in cui esiste solo una massa condizionata da media asserviti al potere e in cui è repressa e condannata ogni espressione individuale, dalla più insignificante, come tenere un diario, alla più sublime, come innamorarsi.

Orwell è potente ed efficace nel rendere l'assoluta inerzia e mancanza di volontà della massa bruta, senza mai esprimere un giudizio, senza mai fare del facile moralismo: pure il suo ribrezzo si respira ad ogni pagina, il suo inquieto e disperato presagire un simile futuro contagia il lettore ad ogni riga: il libro si legge con crescente cupezza e a volte con un'avvilente sensazione di déjà vu.

Ripenso, ad esempio, alla scena delle donne che al mercato si contendono fieramente alcune pentole e che lottano per accaparrarsele con una violenza e un'energia che, se ben dirette, potrebbero costruire la possibilità per tutti di liberarsi dallo squallido ottundimento della volontà e della dignità.
 
Eppure, per un istante, quale spaventosa potenza non era risuonata in quel grido emesso soltanto da poche centinaia di gole! Perché non riuscivano mai a gridare in quello stesso modo per qualcosa che fosse importante sul serio?

Quante volte ho pensato qualcosa di simile negli ultimi tempi?


George Orwell, 1984, Mondadori 1950, traduzione di Gabriele Baldini.

15 commenti:

  1. io pure... chissà quanto potremmo pensare e urlare anche noi per qualcosa che fosse importante sul serio!

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  2. Leggo. Sembro assente ma sappi che ti leggo.
    Così, avevo voglia di fartelo sapere :)

    wenny

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  3. Era stato profetico ma non abbastanza: non aveva previsto una massa bruta talmente abbrutita, banalizzata e lobotomizzata da accettare il Big Brother in senso "positivo"... :-(

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  4. Forse- ha ragione zio Scriba- abbiamo superato anche le previsioni di Orwell.
    Ci hanno cambiato la testa e ne siamo pure contenti.Ti ricordi la scena finale del"Caimano"di Nanni Moretti?
    Ho paura che ormai sia davvero così
    g

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  5. mai + avuto voglia di rileggerlo tanta angoscia mi aveva provocato da ragazza...
    chissà cosa penserebbe Orwell del web che allora non poteva prevedere e che, voglio essere ottimista(!), è e sarà l'iperspazio x le voci libere...
    bentornata comunque!
    buona settimana
    ps pinterest mi ha mandato mail proprio qs mattina :-)

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  6. @ Chiara: pensieri deprimenti, ma giustissimi.

    @ Wenny: e hai fatto bene a dirmelo, mi fa piacere. Baci

    @ Zio Scriba: hai ragione, porca vacca quanto hai ragione!

    @ Grazia: perché quel "ci" hanno cambiato la testa? Ci sarà pure qualche differenza o dici che è un'illusione pensare di non essere lobotomizzati e contenti?

    @ Aldebarina: ecco, allora forse è meglio che non lo rileggi, perché è davvero un libro duro e angoscioso. Però è bellissimo, e vale la pena di leggerlo, anche se con il cuore stretto dall'indignazione e dall'inquietudine.
    (Concludiamo con una nota leggera: vedrai adesso diventerai anche tu pinterestaholic! Cercami, sono con il mio account di facebook)

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  7. Ho letto molto di Orwell. E' un autore che è impossibile non apprezzare, anche per le scelte che ha compiuto. Penso alla sua autonomia che lo ha portato a criticare da sinistra il totalitarismo staliniano o al suo impegno che lo ha condotto in Spagna durante la guerra civile o ancora all'amore per la verità che lo ha indotto a sperimentare, per documentarsi, la vita da barbone ( " Senza un soldo a Parigi e a Londra" ). Una persona che dava molta importanza alla responsabilità individuale ( basti pensare alla frase incisa sulla lapide della sua tomba: " A cinquant'anni ognuno ha la faccia che si merita". Per me è davvero un riferimento. Quando penso a lui mi sento meglio.Un bacio.

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  8. @ Giacy.nta: sì, ho letto la breve nota biografica che accompagnava 1984 e mi ha colpito molto il fatto che, pur essendo destinato - per nascita - ad una vita di privilegi abbia scelto invece di seguire altre strade, difficili e piuttosto impervie, e le abbia seguite, pare, con coraggio e coerenza. Bellissima la frase sulla sua lapide, e molto vera. Baci

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  9. Eh sì, anch'io spesso ho pensato a questo ultimamente, a come non urliamo, o troppo poco, per le cose veramente importanti... forse la risposta sta nel fatto che è spesso difficile rendersi conto a breve termine di quanto alcune rivendicazioni non siano solo di principio, ma abbiano ripercussioni dirette anche sul nostro vivere individuale e quotidiano. Ma devo dire anche che spesso mi sento disorientata e impotente di fronte a tante realtà ingiuste che vedo, e che forse è questo il sentimento di tanti altri... o forse è solo codardia? Un abbraccio, cara Duck!

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  10. Sai che 1984 è uno di quei libri che mi son sempre ripromessa di leggere? Ne ho letto alcune parti nelle lezioni di letteratura inglese e quei pochi brani li ricordo ancora alla perfezione, con le immagini che mi sono creata, a volte decisamente migliori a confronto con la nostra realtà.

    un caro saluto

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  11. Sul mio profilo di Blogger ci sono tre libri. Uno è questo. Ogni tanto ne regalo qualche copia. Ha previsto molte cose, tra cui la neolingua, sempre più semplificata per poter manipolare meglio le teste. Ciao.

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  12. @ Cristina: capisco perfettamente il tuo punto di vista che è anche il mio a ben guardare, il senso di smarrimento e di scoramento e la sgradevole sensazione di essere codardi perché non ci si ribella quanto si vorrebbe/dovrebbe. Sono considerazioni sgradevoli, ma io penso sempre le cose sia meglio dirsele, non trovi?

    @ Iulia: leggere un libro dopo che ci si è fatta un'idea della storia è rischioso, ma 1984 è speciale; sento che non ne saresti delusa. Un saluto anche a te

    @ Alberto: mi ha colpito molto il versificatore che nel romanzo serve a comporre canzonette e poesie: secondo me non se l'è inventato Orwell, ha solo dato un nome a qualcosa che c'è da molto tempo e ora è particolarmente utilizzato. Ciao a te

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  13. Bel post e bei commenti, cara Duck.
    E' un libro che dà angoscia, ma che andrebbe diffuso a palate.
    Anche se, come scrivono Zio Scriba e Grazia, forse addirittura siamo andati oltre e non in senso positivo.
    Grazie e buona serata!
    Lara

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  14. Condivido quanto scritto da Lara. Assolutamente e brutalmente angosciante. Andrebbe riletto e riletto e riletto.
    Ci sono testi, come questo, come Cristo si è fermato a Eboli, la Costituzione Italiana ed altri che andrebbero riproposti nella fatidica ora di una volta (tempi Jurassici) di Educazione Civica. Ma chissà se Mary Star Gelmini capisce queste 2 parole: Educazione e Civica. Forse dovrebbe consultare il Devoto-Oli. Ma vaglielo a spiegare cos'è il Devoto-Oli! Di sicuro penserà a un libro di preghiere mentre si fanno massaggi...

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  15. @ Lara: dà angoscia perché mette il dito su una piaga, sulla straordinaria capacità dell'uomo di rinunciare al pensiero critico e di intrupparsi nel branco. Io spero che non siamo andati oltre, ma ti dirò che in certi giorni mi è difficile crederlo.

    @ Nela San: che sagoma, mi hai fatto morire dal ridere. E poi mi è venuto da piangere, vabbe'.

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