La sera è raro che abbia voglia di cucinare.
Non so, di pomeriggio mi prende una pigrizia tutta particolare che mi fa spesso trascorrere le ore in modo poco produttivo e mi fa arrivare all'ora di cena con la sgradevole e strisciante sensazione di aver concluso poco o nulla e la certezza, assolutamente non strisciante ma granitica, di non voler combinare granché neanche per procacciarmi del cibo.
Per questo, spesso, preparare la cena è compito della Spia, che ciò significhi cucinare o semplicemente riscaldare qualcosa di già pronto preparato in precedenza.
In primavera la situazione degenera.
La natura si risveglia, gli uccelli cinguettano ubriachi fino al tramonto, le piante sul terrazzo sono tutto un tripudio di gemme e teneri germogli, le gatte Linda e Matilde saltano, corrono e chiacchierano più del consueto in preda a misteriosa frenesia ed io, invece, vengo presa da enorme sonnolenza. Vado in letargo quando tutto e tutti si destano dal lungo sonno invernale.
È sempre stato così.
Ricordo che a scuola i professori delle ultime ore si disperavano perché se non dovevo essere interrogata e non avevo dunque seri incentivi a rimanere sveglia, semplicemente mi accasciavo sul banco, occultata dalla mole massiccia del ragazzo seduto davanti a me, e rimanevo anche delle ore in stato di dormiveglia, cullata dal ronzio delle api in giardino e dal profumo delle rose che il bidello Artemio curava con il garbo e la passione che avrebbe avuto, al suo posto, una pallida e delicata gentildonna inglese del secolo scorso.
Ci sono delle sere, però, nelle quali, per qualche strana congiuntura astrale (e non sempre si tratta di quella stessa congiuntura astrale che fa sì che non ci sia nessun avanzo da riscaldare), spignatto ugualmente e senza lamentarmene, soprattutto quando si tratta di fare davvero quattro fesserie, come nel caso di questa vellutata, che praticamente si cucina da sola.
Uno di quei piatti che quando si è in letargo è bene conoscere.
ovvero sia, per la serie 'parla come magni'
Vellutata di spinaci e cumino da La cuisine de Julie di Julie Andrieu (con qualche modifica)
per 4 persone
1 cucchiaio di olio extravergine di oliva
1 cucchiaino di cumino in grani
1 spicchio d'aglio
350 gr. di spinaci surgelati (ovviamente sarebbe bello poterne usare di freschi, nel caso si possa; circa la quantità, però, non so aiutarvi; io farei almeno due bei mazzetti)
70 cl di brodo (vegetale o di pollo)
panna fresca o yogurt
parmigiano
Se siete di quelle persone che al solo pensiero di usare un brodo granulare si coprono di bolle e vengono prese da indignazione, non leggete ciò che sto per scrivere, e cioè che io lo uso quasi sempre, perché è rarissimo che abbia in casa tutti gli ingredienti per preparare un brodo vero decente.
Qualcuno sicuramente potrà trovare pretestuoso il mio giustificarmi affermando che nella mia cucina raramente si registra la compresenza di cipolle, carote e sedano, ma tant'è, è la verità, e io non la nascondo.
Di qualunque brodo vi serviate, comunque, portatelo a bollore in un pentolino e tenetelo in caldo da parte.
Versate quindi il brodo, portate a bollore, mettete un coperchio e lasciate sobbollire dolcemente per circa 15'.
A questo punto potete spegnere, ridurre la minestra in crema usando il frullatore a immersione e versare nei piatti.
Aggiungete, a discrezione, qualche cucchiaiata di yogurt o di panna fresca e, se volete, anche delle scaglie di parmigiano.
Se siete come me, dopo aver consumato questa 'entrée raffinée' - per dirla con Julie Andrieu - trascinatevi anche voi verso il divano più vicino, tirate fuori il vostro lavoro a maglia e rimanete imbambolate per almeno un quarto d'ora, con i ferri in grembo e una mano a giocare con le orecchie del vostro compagno.
Indi, rassicurate circa la vostra sorte (il vostro compagno è lì, e di buon grado vi lascia giocare con i lobi delle sue orecchie) e consapevoli di esservi offerte e avere offerto una cena tra le più salutari e delicate che esistano, trascorrete in beata sonnolenza la serata.
Enjoy!