domenica 2 agosto 2009

Delle vacanze, di animali in via di estinzione e di una notte a Santorini


Durante le vacanze, il pensiero di questo blog, fermo al 5 di luglio, mi faceva sentire a disagio, come fossi stata una madre snaturata che aveva abbandonato la sua creatura.

Ho letto in giro qua e là di bloggers che, un po' scusandosi e un po' quasi compiacendosene, affermavano di volersi 'disintossicare' dalla blogosfera, e dunque salutavano i loro lettori con post scritti con un piede in casa e uno fuori, nelle pause tra una valigia da sfare ed una da riempire, pregustando settimane di assoluta astinenza telematica e, anzi, rivendicando il loro diritto a staccare la spina, ad abbandonare il loro blog.

Io non ho sentito di dovermi disintossicare. Non so se questo dipenda dal fatto che della blogosfera sono una cittadina in fondo 'eccentrica', nel senso proprio del termine, cioè piuttosto lontana dal nucleo incandescente e attivo di questa enorme e multiforme galassia. Molto dipenderà dal fatto che questo mio 'salotto' (o, per essere più precisi, questo mio tinello con cucina) è frequentato da poche persone, e non mi ritrovo dunque a gestire decine e decine di commenti, il che, immagino, deve essere a volte faticoso e vagamente opprimente. Sta di fatto, però, che sebbene passi ore ed ore davanti al pc (per lavoro e per altro), non ho mai avuto sentimenti ambivalenti nei confronti di questo mio scalcagnatissimo blog: l'ho creato e lo tengo in vita fondamentalmente perché mi piace scrivere, e perché mi piace l'idea di poter condividere qualcosa che mi interessa e che potrebbe interessare ad altre persone (e senza dubbio per quella forma di narcisismo assai diffuso nel mondo contemporaneo per cui si ritiene in effetti, o meglio ci si illude, anche nella propria piccolezza, di essere in qualche modo di un qualche interesse per qualcuno, là fuori).

Il silenzio è stato dovuto alla banalissima ragione che non ho pensato neanche un minuto all'eventualità di portare con me questo portatile dal quale scrivo, benché probabilmente avrei potuto utilizzarlo, almeno nella prima metà delle mie vacanze. E non per la volontà di 'staccare', ma perché avevo paura di romperlo, perderlo, danneggiarlo in qualche modo (sia mai). Nessuna pausa di riflessione, nessuna disintossicazione, nessuna astinenza purificatrice.
Temo ciò mi renda assai patetica e banale, ma tant'è.

Detto ciò, delle mie vacanze, trascorse con amici e in luoghi assai diversi tra loro (la campagna tra Siena e Grosseto prima, un'isola greca poi), mi rimangono bei ricordi, un po' di abbronzatura (assai poca, essendomi sempre ricoperta di vari strati di crema solare protezione 40), dolci memorie di pantegrueliche mangiate in Toscana e di sobrie ma saporitissime cene a base di tsatsiki e insalate greche poi, e alcune riflessioni che sono nate in me la notte che ho dovuto trascorrere a Santorini, da dove il giorno dopo io e la Spia siamo ripartiti per Milano.

Non ci ero mai stata a Santorini, e ci ho trascorso una tra le notti più strane, difficili e - a modo suo - interessanti della mia vita.

Eravamo in una stanza di un alberghetto microscopico (e dall'aria vagamente equivoca e abusiva, con i mobili raccogliticci e il vasetto con i fiori finti sul comodino, il boiler antidiluviano in bagno e il televisore portatile in cima all'armadio per mancanza di spazio altrove), gestito da due anziane sorelle di qualche paese dell'Europa dell'est, arrampicato su quella costa che si affaccia direttamente sulla baia dominata dalla caldera, dunque nel pieno della movida santoriniana, in mezzo a locali notturni e ristoranti che hanno continuato a rigurgitare musica a tutta volume e cocktails colorati e alcolicissimi per i loro clienti per tutta la notte.

Non ho dormito niente, con la Spia che aveva i tappi nelle orecchie e russava per la stanchezza come un facocero nella savana, e fuori tutta Santorini che impazzava e faceva di tutto per stonarsi e dimenticare malinconie, incertezze e problemi. Io i tappi non li ho messi perché avevo paura di non sentire la sveglia il giorno dopo (quando si dice l'idiozia...).

In quella notte solitaria e affollatissima ho fatto parecchie riflessioni. Alcune assai deprimenti. Altre invece no. Ho pensato che con quell’ansia di stonarsi di musica e alcolici, con quell'euforia coatta e quelle promiscuità passeggere e adrenaliniche, io non ho mai avuto niente a che fare (se non in una fase transitoria quando ero in seconda liceo, e l’ho vissuta con quel distacco e quel lieve, annoiato disgusto che la 17enne snob e imbottita di libri che ero doveva ostentare per ogni esperienza estrema e potenzialmente pericolosa) e tanto meno ho a che fare adesso.

Ho pensato che, di questi tempi, la maggior parte delle persone, in quella notte folle e resa ottusa dall’alcol e dalla musica a tutta volume, si sarebbe trovata perfettamente a suo agio, mentre io, lì, al riparo in quella cameretta un po’ squallida affacciata sulla caldera illuminata da uno spicchio di luna, mi sentivo sotto assedio e in preda ad un angoscioso senso di straniamento, come se fossi stata un animale raro di cui esistono pochi esemplari al mondo, minacciato da un'imminente estinzione.

Volevo svegliare la Spia e dirgli queste cose, e sentire che cosa ne pensava lui, e farmi rassicurare (o più probabilmente avere la conferma delle mie lugubri riflessioni), ma dormiva ed era stanchissimo e non ho avuto cuore di interrompere il suo sonno (benché abbia cercato di filmarlo con la digitale per documentare, finalmente, i suoi russamenti selvaggi, cui lui non crede, anche se esistono testimonianze diverse e da almeno due decenni che confermano la sua tendenza a russare come il suddetto facocero, cosa che ovviamente lui nega. Non ci sono riuscita, però. Non era destino, evidentemente).

Allora sono rimasta lì, sola, gli occhi aperti nel buio, sentendo nella pancia il rimbombo attutito e ossessivo di orridi pezzi da discoteca, e le risate e le urla di una folla nottambula di gente disperatamente desiderosa di divertirsi, e dopo un po’ l’ansia e la solitudine che mi attanagliavano si sono placate, naturalmente.

Dico naturalmente perché per me è sempre così. Gira e rigira, nei momenti veri di spaesamento e solitudine e angoscia, mi ritrovo sola, o meglio, voglio ritrovarmi sola. Per poter forse essere capace di uscirne con le mie forze, o per sentire che sono in grado di farlo e senza dover imporre a nessuno il fardello pesante e ingrato di angosce non proprie ma 'riflesse', e sostituirlo con la condivisione, molto meno ingrata e molto meno onerosa, a esperienza conclusa, delle riflessioni che essa ha generato in me. Allora sì, mi piace cercare gli altri, e sono anche disposta, a volte, a svegliarli, per condividere la gioia di essere riemersa dal buio di una notte insonne e travagliata, provata forse, ma ancora viva e tutta intera.

E quando la calma ha preso il sopravvento ho capito che sì, il mondo forse sarà anche come quella notte a Santorini, rumoroso, artificioso, stonato e intontito dalle droghe e dall'alcol e dalla paura di affrontare il presente e ancora di più il domani, e che io sentirò sempre di non appartenere del tutto a questo tempo in cui mi trovo a vivere.

Però non sono l'unico rappresentante superstite di una razza in via di estinzione. Altri esemplari come me mi sono vicini. E con loro posso condividere ciò che mi sta a cuore e che quotidianamente, con ostinazione e pazienza, salvo, o tento di salvare, dall’abbrutimento e dall’ottundimento in cui si cerca di farci vivere.

E tra questi esemplari ci sono anche quelle anime pie che passano da questo blog e trovano il tempo, nelle loro giornate convulse e difficili, di leggere ciò che ho voglia di scrivere.

E allora grazie, e bentornati a tutti.

6 commenti:

  1. Grazie anche a te, Papera. E bentornata!
    La Spia non russa. E' solo che gli piace dormire, e quando dorme fa le fusa come i gatti.

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  2. che piacere leggere questo tuo post!
    l'ho veramente gustato tutto, divertendomi e riflettendo assieme a te.
    e, che aggiungere, se non un: ti sono vicina ;)
    bentornata,
    t.

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  3. un'altra delle anime pie il cui passaggio nel mio tinello-con-cucina mi conforta e mi rallegra.
    grazie t. per essere capitata da queste parti!

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  4. Che bello, siete tutti qui! Due delle persone più belle da me incontrate in questi mesi ed il dolce marito spione e russatore di una delle due!
    Paola

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  5. Paoletta carissima,
    che bello averti qui! Sei sempre la benvenuta!
    La Spia gongola per quel 'dolce'...

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  6. In parte condivido il senso distraniamento, ma, allo stesso tempo, ho anche imparato negli anni, faticosamente, che anche in quel mondo discotecaro-bumBumbu-cheFigatastoMojito esistono lati positivi che forse sta a me riconoscere e usare a mio vantaggio, se mi fa. Ho imparato che la separazione bianco/nero non solo non esite, ma che e' bene che esistano infiniti grigi. Sto imparando che ci sono anche gli altri, spesso cosi' diversi da me eppure anche speciali. A volte mi fa piacere gettarmi nel bumbum e mischiarmi con la gente e riconoscermi in tanti dei volti che vedo e avvertire che sono parte di un tutto e che non sono solo e che abbiamo cosi' tanto che ci accomuna, pur rivendicando sacrosante e sane differenze. Un tempo spesso pensavo "A da passa' a nuttata" ora cerco di godere del passare della notte. Cius, S

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