lunedì 21 settembre 2009

Dell'autarchia, di un compleanno e di alcune conserve (un lemon curd e una marmellata di cipolle)


Sono da anni una grande sostenitrice del regalo fai-da-te, e per questioni squisitamente sentimentali e ideali.

Non mi distinguerò di certo per originalità dicendo che l'oggetto nato dalle proprie mani e dalla propria creatività, pensato con in mente i gusti, le inclinazioni, le passioni della persona cui è destinato, sarà veicolo eccellente e graditissimo dei sentimenti che si provano per il suo destinatario, resi concreti e tangibili dall'amore, la cura e l'attenzione che si sono profusi nella creazione del manufatto (qualunque cosa esso sia: una torta, una sciarpa, un biglietto d'auguri).

C'è da dire che quel che più mi affascina nel fare a mano i miei regali è anche l'aspetto 'autarchico' della questione. Da molti anni cerco, e sempre più coscientemente, di perseguire questo ideale, di svincolarmi il più possibile dalla dipendenza nei confronti dei prodotti finiti.
Per questo, più che comprare maglioni preferisco, se posso, comprare la lana e farmeli, faccio il mio pane una volta alla settimana invece di mangiare quello - pur ottimo - del forno qui vicino, disegno da sola i biglietti d'auguri, non metto nel carrello della spesa un pacco di biscotti da almeno 6 anni e assai raramente decido di acquistare una collana che, dopo un'attenta e realistica valutazione delle mie capacità, capisco essere in grado di riprodurre da sola.

Ovviamente, optando per l'autarchia, in molti casi si finisce per risparmiare, ma la cosa non è tanto ovvia e non bisogna comunque darla per scontata: se si scelgono materie prima di alta qualità (cosa che conviene sempre o quasi sempre, visto che ci si prende la briga di far le cose da sé), si può finire per spendere molto più che acquistando un prodotto finito. Ma, come si suol dire, i soldi non son tutto (per quanto, di questi tempi, sono abbastanza...).

Dunque, in occasione del compleanno del mio babbino, che pochi giorni fa ha festeggiato le sue 77 primavere, ho deciso di sfidare le mie insicurezze, i paragoni con la mia mamma mani-d'oro e gli altissimi standard qualitativi paterni quando si parla di cucina, per preparargli una serie di conserve.

Anche perché il mio babbo è uno di quegli esseri infernali a cui è praticamente impossibile fare un regalo: ormai legge assai raramente (e non gli piace praticamente nulla di quel poco che legge, dai romanzi, ai gialli, ai thriller, ai saggi storici, alle inchieste di attualità, alle raccolte di articoli di giornalisti famosi... niente); se non è mai stato particolarmente interessato a ciò che indossa, adesso lo è ancora meno: col maglione di cachemere ci va in campagna a zappare l'orto, perché è caldo ma leggero; in compenso, può benissimo presentarsi ad una cena dalla sua snobissima sorella con la camicia da boscaiolo ormai lisa sul colletto e sui polsini 'perché mi piacciono i colori' (provocando comprensibili crisi isteriche nella mia genitrice).
Ha una grande passione (un po' inquietante ma assolutamente innocua) per i coltelli e le armi da taglio in generale. Ma ne ha di ogni foggia, materiale e prezzo e sinceramente non avrei proprio idea da dove cominciare se decidessi un giorno di comprargliene una (e poi l'idea non mi rende felicissima, per principio).

Dunque, dopo aver pensato e ripensato, ho passato in rassegna i miei libri di cucina e ho scelto quattro diverse conserve: come si evince dalla foto, un lemon curd, una marmellata di cipolle, una tapenade e delle olive condite.

Le prime due ricette le ho prese pari pari da Rachel's Favourite Food at Home di Rachel Allen; le altre due dal sempre amato Pausa pranzo del mio caro Stefano Arturi (che ringrazio ancora e ancora per tutte le idee e le bontà che tanto generosamente decide di condividere con quanti lo vogliano).

Cominciamo dal lemon curd.

Non spaventatevi per gli ingredienti; sono bizzarri, ma la loro combinazione, ve lo garantisco, è paradisiaca. Se vi piace il limone, questa diventerà, ne sono sicura, la vostra 'marmellata' preferita (da gustare con moderazione, come avrete certamente capito da soli).

per un vasetto da 400 gr.

2 uova + 1 rosso
100 gr. di burro
175 gr. di zucchero
la buccia finemente grattugiata e il succo di 3 limoni

Sciogliete a bagnomaria su fuoco dolcissimo il burro, aggiungete lo zucchero, la buccia e il succo dei limoni ed infine le due uova e il rosso, che avrete precedentemente battuto leggermente con una forchetta.
Mescolate per circa 10'.
Quando il composto vela il mestolo di legno, è pronto.
Invasate in un barattolo sterilizzato (in genere io lo lavo con acqua calda e sapone, lo asciugo e, accanto al suo tappo, lo metto in forno a 150° per 10').
Conservate in frigo fino a due settimane.

E questa è invece la marmellata di cipolle, che ovviamente non è pensata per accompagnare il tè delle quattro, ma un bel piatto di bollito, una braciolina di maiale, ma soprattutto un ricco piatto di formaggi saporiti (ma io l'adoro e la mangerei praticamente con qualunque cosa).

per 2 barattoli da 400 gr.

25 gr. di burro
675 gr. di cipolle, tagliate fini (io ne ho usate di bianche)
150 gr. di zucchero
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaino di pepe macinato al momento
100 ml. di aceto balsamico
250 ml. di vino rosso (usate tranquillamente anche i resti di una bottiglia già aperta; se invece siete degli irresponsabili, o non avete nessuna bottiglia di vino aperta a languire in cucina, aprite pure un Bordeaux Château Saint-Germain del 2000)

Sciogliete il burro in una padella, aggiungete le cipolle, lo zucchero, il sale e il pepe.
Incoperchiate e fate cuocere a fuoco dolce, mescolando di tanto in tanto, per circa 30', trascorsi i quali togliete il coperchio e aggiungete l'aceto e il vino.
Fate cuocere per altri 30', questa volta senza coperchio.
La marmellata si sarà ispessita e avrà riempito la vostra cucina di un sublime profumo.
Invasate nei soliti barattoli sterilizzati.
Si conserva per mesi.
Una volta aperta, tenetela in frigo, dove è possibile che il burro si solidifichi un po' (basta però mescolarla, se la cosa vi indispone).

Se decidete di regalare queste due prelibatezze a qualcuno (che si spera meriti tutta questa bontà), spendete cinque minuti in più per fare anche un bigliettino con su scritto gli ingredienti e le modalità di conservazione.
E se proprio non volete farvi mancare quel tocco un po' lezioso-finto country-stile Nonna Papera (per me imprescindibile, ne converrete, dato il mio soprannome), coprite il tappo con uno scampolino di stoffa colorata. Basterà poi dello spago per arrosto (o, se siete un filo più sofisticati di me, un bel nastrino) e il vostro barattolo sarà bellissimo. E unico.

Le altre due, la prossima volta.

Enjoy!

12 commenti:

  1. mi piace e condivido l'idea della autarchia alimentare, per quanto possibile. Per me che vivo in una metropoli e che lavoro con le parole al pc, il fare da me il piu' possibile con le mani, mi ricongiunge idealmente, limitatamente e parzialmente e selettivamente, ad un modo di vivere (e di essere) altrnativo, meno legato alla contemporaneita', che affonda le sue radici nel nostro passato di paese povero e agricolo. So che potrebbe apparire la posizione di un radical chic, ma, ad ora, e' la mia unica possibilita' di ricongiungermi alla parte piu' emotiva, meno intelletuale, manuale, naturale, diretta, mediterranea, amorevole di me, che altrimenti farebbe fatica ad emergere e a cui tengo immensamente. Detto cio' agli oro saiwa del super non ci rinuncio
    ciao, ste

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  2. Come sempre, "passo" per quel che riguarda le ricette, e mi complimento per il tuo modo delizioso di scrivere. E' un piacere leggerti, davvero.

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  3. ... e facevo bene a pregustare la lettura! da anni ormai anche qui pratichiamo felicemente l'autarchia, cercando di espanderla sempre un pizzico più in là, per tutti i motivi che hai elencato e nei quali mi trovo comoda e soddisfatta. aggiungo il solito piacere di leggerti, di leggere la tua bella forma espressiva e una serie di modi e atteggiamenti che trovo così vicini al mio modo di essere. che bello! :-)

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  4. @ Stefano: gli Oro Saiwa???
    Comunque potrei sottoscrivere interamente ciò che dici: anche io, che passo ore davanti al pc a lottare con le parole, a pensarle, a rimuginarci su, ogni tanto ho bisogno di fare qualcosa con le mani, e tanto meglio se si tratta di 'manipolare' la materia e trasformarla (come accade in cucina, ovviamente, ma anche in quelle tante attività 'donnesche' cui mi dedico quando posso.

    @ Alf: secondo me getti la spugna troppo presto per quel che riguarda la tua presunta incapacità culinaria! E grazie comunque e sempre per i tuoi apprezzamenti.

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  5. Ciao t time!
    Anche io trovo molto bello (e confortante, aggiungo) che tra noi ci sia questa affinità. E poi i tuoi commenti mi fanno gongolare per giorni!
    (Mi sa che siamo proprio cugine)
    A presto e grazie ancora!

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  6. "mi piacciono i colori" è un argomento imbattibile.

    quanto all'autarchia, ti ricorderò quando mi deciderò a postare qualche memoria delle ebridi esterne: casa fatta con le pietre scavate dall'orto, orto, convivenza con la mucca e la gallina, pesca dal vicino mare, tweed - magnifico - tessuto con la lana della propria pecora, fuoco con la torba tagliata tre metri più in là :))

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  7. Ciao Artemisia,
    pregusto il tuo racconto, sperando che tu ti decida, un giorno, a condividerlo con noi tutti.

    Dirò al mio babbo che ha trovato in te una sostenitrice nella sua quotidiana battaglia per difendere la libertà di indossare quel che gli pare!

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  8. uhm ! lemon curd ! bellissimo il tuo blog , complimenti !

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  9. Grazie Vera!
    Ho fatto un giro nel tuo blog e ho capito che sei per metà italiana e che devi aver vissuto (o vivi ancora?) in Africa. E dove? In Niger?
    Sei sempre la benvenuta, spero a presto!

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  10. I commenti non li ho letti , ma il lemon curd lo conosco e l'ho anche mangiato , me l'ha portato mia figlia da Londra, gliel'avevo chiesto io . Verrò a prendere la tua ricetta il giorno che vorrò farmi molto male con le calorie .

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  11. Un'altra cosa , anch'io faccio molte cose da me, soprattutto ora che non ho un vero lavoro fuori di casa , mi faccio dei golf, addirittura sfacendo quelli realizzati anni fa e aggiungendoci fili di lana nuova e mi piacciono! Penso però di non essere affatto alla moda e di apparire come un pò stramba ...

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  12. @ Vitamina: la ricetta del lemon curd è facile e basta consumarme con moderazione.
    Quello di sfare i maglioni è un mio progetto da anni: ora ho anche comprato l'attrezzo di cui non ricordo mai il nome che serve per fare le matasse di lana riciclata e prima o poi mi lancerò.
    Come mi piacerebbe vedere uno dei tuoi (bella l'idea di mischiare lana vecchia e lana nuova)!
    E che ti importa se appari stramba: per certi versi è molto bello essere originali!

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