mercoledì 13 aprile 2011

Le poesie del mercoledì: l'epigrafe di Adriana Zarri

La poesia di oggi non poteva che essere questa, io credo.

La riporto qui, a parziale conclusione del discorso iniziato nell'ultimo post sul bel libro di Adriana Zarri.

Di questa poesia esistono varie versioni, leggermente diverse da quella che ho trovato nel libro: più lunghe, più articolate.
Io però preferisco quest'ultima, con la sua aria provvisoria, spontanea, incompleta.

Ma prima vi copio questo brano, che concludeva Erba della mia erba, il libro pubblicato da Adriana Zarri nel 1978 e ora riproposto nel volume dell'Einaudi di cui vi parlavo la volta scorsa.

Se ora volessi chiudere con un congedo edificante vi potrei dire: "Ricordatevi che, in una cascina, in mezzo alla campagna, c'è un'eremita che prega". Ma mi parrebbe estremamente pletorico. Sento il bisogno di semplificare, di ridurre all'essenza: spoglio, nudo, un osso. Lasciamo cadere l'eremitismo, il monachesimo, la cascina, la campagna, perfino la preghiera. Preferisco dire che vivo: mi sembra più semplice e più ricco perchè la vita comprende la preghiera, e forse la preghiera comprende la vita ed è la vita stessa. E non è necessario ricordarmi; ma, se mai, i termini sono questi: "In una casa c'è una persona che vive". E non è poi quello che diciamo sempre quando ci chiedono: "In quella casa chi ci abita?" e noi rispondiamo: "C'è Tizio; ci abita Caio". 
 Quanto narrare per concludere con quasi nulla, quasi una banalità! E sbiadiscono tutte le strutture: anche quelle più care, quelle che mi hanno portato e che mi portano, che mi fanno esser chi sono e come sono ma non dissimile, nella profondità, da ogni uomo che vive, che lavora, studia, s'interroga, si tormenta... e tutto questo ripiegarsi e complicarsi è per scoprire la semplicità.
Sono un'eremita come potrei essere una suora, o una moglie o un padre; vivo in una cascina di campagna come potrei vivere in un monastero o in un appartamento di città; faccio la scrittrice come potrei fare la sarta. Niente importa perché tutto è importante nella medesima maniera.
 Ormai s'è fatto scuro e io accendo la luce. Si vede, fin dalla strada, la luce del Molinasso. Anch'io rischiaro debolmente il buio come ogni finestra che s'accende di notte. Uno passa, vede quei piccoli punti luminosi e pensa che c'è una casa, un uomo, una vita. "In una casa c'è una persona che vive".

Ed ora, ecco la poesia:


Non mi vestite di nero:
è triste e funebre.
Non mi vestite di bianco:
è superbo e retorico.
Vestitemi
a fiori turchini e rossi
e con ali di uccelli.

...

E, sulla tomba,
non mi mettete marmo freddo
con sopra le solite bugie
che consolano i vivi.
Lasciate solo la terra
che scriva, a primavera,
un'epigrafe d'erba.

E dirà 
che ho vissuto,
che ho atteso,
che attendo.

...

16 commenti:

  1. che meraviglia. però, pensando ai profughi, agli affamati, ai disperati del mondo, penso anche: che privilegio.
    che privilegio poter vivere tranquilli e dimenticati in una bella casetta ai margini del bosco.
    non dimentichiamo nemmeno questo, e credo che adriana zarri ne sia pienamente consapevole.

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  2. Molto bella..anche se il nero non è sempre un triste colore...

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  3. Hai fatto bene a parlare ancora di Adriana Zarri : ogni volta mi incuriosisce ogni volta mi appassiona : una gran donna.
    " Faccio la scrittrice come potrei fare la sarta.Niente importa perchè tutto è importante alla stessa maniera " È vero : tutto è importante alla stessa maniera quando è vissuto con intensità, con passione e con onestà.
    Un abbraccio

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  4. Sono considerazioni così essenziali che ricordano certe storie del buddhismo zen.

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  5. Non potevo spegnere il computer senza venirti a leggere, cara Duck.
    Sicuramente una gran donna come scrive anche Grazia e quei versi sono incredibilmente appassionanti, nella loro sobrietà.
    Grazie ancora una volta, Duck!
    Ti abbraccio,
    Lara

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  6. Mi è piaciuta molto questa poesia di Adriana Zarri. Grazie cara Duck,

    un abbraccio

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  7. ammazza! rimango senza parole. st

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  8. @ Paola: hai ragione. Credo che Adriana Zarri fosse consapevole del suo privilegio: del resto affermava spesso di aver scelto quella vita proprio per obbedire a un proprio desiderio e non sono in molti a poter dire altrettanto, credo.

    @ Artemisia: sono d'accordo; per anni mi sono vestita praticamente solo di nero e non lo trovavo affatto funereo. Ora, come tutte le signore di una certa età, sto riscoprendo gli altri colori. Saluti!

    @ Grazia: sì e non è affatto semplice fare quel che si fa con intensità, passione e onestà. Ma credo fermamente che sia un ingrediente fondamentale della felicità.

    @ Vitamina: sì, è vero. E in comune a quello spirito la Zarri aveva anche una certa ironia.

    @ Lara: credo davvero che la Zarri fosse una donna di grandi passioni: è ciò che rende le sue parole così vicine e coinvolgenti.

    @ Iulia: sono contenta che ti sia piaciuta. Un abbraccio anche a te.

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  9. molto, molto, interessante.

    suerte.

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  10. bel libro sul comodino!!! buona serata

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  11. I versi sono dita che mi toccano da dentro spesso evocando ricordi lontanissimi che non ho mai fatto, parlando lingue che non conosco eppure capisco. E' in quegli attimi di smarrimento che seguono la lettura che mi sembra di ritrovarmi davvero. Anche adesso è successo. E' la magia unica della bella poesia. A te il grande merito di offrire a chi passa di qua un sorso d'acqua pura, come questo.

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  12. Ancora una volta, passo di qua e "rubo" un titolo di un libro e dei versi di poesia, li porto un pò con me e li condivido con chi ho vicino.
    Grazie
    Chiara

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  13. ..me ne stavo a casa in malattia e dalla polvere è emerso "il respiro delle donne" di Luce Irigaray. da qui a "erba della mia erba" per un vero e proprio incontro di anime..
    grazie, Adriana, per esser passata nel mio respiro.

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  14. @ Anonimo: (ma sei Oriana?) ho pensato in principio a non rispondere al tuo commento; è così bello il tuo messaggio e chiaramente non indirizzato a me che mi sembra brutto intromettermi.
    Lo faccio solo per ringraziarti per avermi ricordato che il libro della Irigaray è anche nella mia libreria. Andrò a leggere il breve saggio di Adriana Zarri.
    Saluti

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