mercoledì 18 maggio 2011

Le poesie del mercoledì: I nomi delle strade di Nino Pedretti

Da diverso tempo sto meditando di rinegoziare - se così si può dire - il mio rapporto con il mondo della rete.

Ci sono molte occasioni in cui mi sento sopraffatta dalla considerevole mole di messaggi cui rispondere, blog da leggere, post da scrivere e mi chiedo se tutto questo bell'affannarsi dietro lo schermo del pc non possa e non debba essere in qualche modo ridimensionato.

So bene che son discorsi che si sentono fare da più parti e proprio per questo motivo rivendico il diritto di farli anche io: mi chiedo cioè, e so non trattarsi di una domanda originale, come sia possibile che nel giro di una manciata di anni la mia vita sia stata così tanto assorbita (felicemente assorbita, per lo più) da questo magico e in parte inquietante mondo della blogosfera.

Ultimamente prevale un certo qual sbigottimento di fronte a questa domanda e anche la tentazione, come dicevo in apertura di post, di ridimensionare - e in modo drastico - la porzione di tempo, energie, attenzione e cura che giornalmente dedico a questo mondo.

Perché sento il bisogno di fare altro, anche.

Per esempio di muover le gambe e di muovere le mani, e non solo sopra intorno accanto a questa tastiera; di avere più ore a disposizione per leggere libri invece che pagine web (per quanto interessanti, divertenti, serie, profonde, stimolanti, ricche di suggestioni e di idee esse possano essere) e soprattutto per parlare con chi nella mia vita ha una voce reale  e non solo "virtuale" e anche, in allegro sovrappiù, un corpo e una presenza fisica di cui godere con tutti i sensi.

Proprio in questi giorni, però, mentre nel mio testone mi rigiravo simili riflessioni, ho avuto anche l'ennesima riprova di quanto questo mondo, quello virtuale della rete,  possa anche essere, e spessissimo sia, veicolo e mezzo di begli incontri, di grandi scoperte, di nuove prospettive da cui guardare al mondo: tutte cose di cui si ha sempre bisogno, io credo - o quanto meno di cui io ho sempre bisogno - ed allora tutte le riflessioni di cui sopra si sono di nuovo offuscate e ingarbugliate e complicate e sono state dunque rimandate ad altro momento.

La cara Tiziana mi ha fatto scoprire, proprio qualche giorno fa, un poeta a me del tutto ignoto, che lei stessa ha scoperto grazie al blog di Paolo Nori.

Il poeta è Nino Pedretti, romagnolo di Santarcangelo, nato nel 1923 e morto nel 1981, autore di liriche in dialetto.
Paolo Nori, nel suo blog, ne ha presentate alcune e Tiziana me le ha segnalate, cosa di cui le sono molto grata.

Quelle scelte da Tiziana mi sono piaciute tutte (e ho già deciso di recuperare il volume dell'Einaudi che raccoglie i versi di Pedretti, benché non abbia capito se si tratti dell'opera omnia o solo di una selezione), ma in particolar modo mi ha colpito questa, che vi riporto oggi.

Mi piace, di questa poesia, il tono colloquiale, quotidiano e casalingo - ormai lo sapete, queste sono le atmosfere che più sento mie e nelle quali mi riconosco con maggiore slancio - e quell'immagine finale che mi parla di un modo di stare al mondo apparentemente semplice e facile e non complicato, ma che è in realtà un modo che richiede una precisa scelta, e un impegno e una certa costanza e il desiderio di non perdere mai di vista l'essenziale, il necessario, e di goderne, con grazia, consapevolezza, riconoscenza e naturalezza.

Una bellissima lezione, che cerco di fare mia giorno dopo giorno.

****

I nomi delle strade


Le strade sono
tutte di Mazzini, di Garibaldi,
son dei papi,
di quelli che scrivono,
che dan dei comandi, che fan la guerra.
E mai che ti capiti di vedere
via di uno che faceva i berretti
via di uno che stava sotto un ciliegio
via di uno che non ha fatto niente
perché andava a spasso
sopra una cavalla.
E pensare che il mondo
è fatto di gente come me
che mangia il radicchio
alla finestra
contenta di stare, d’estate,
a piedi nudi.


(da Al vòusi, Einaudi 2007)

11 commenti:

  1. Bella ! E' quello che penso da tanto , che si insegue la notorietà , come società, non come singoli, non tutti per lo meno, e alla notorietà arrivano persone mediocri, che a sentirle parlare e guardarle vivere ti vien da sbadigliare per la noia. Invece tanti , oscuri e ignoti, sono interessanti e pieni di sorprese e vivono così , semplicemente , gustandosi la vita senza pensare mai a come renderebbe la loro faccia sotto un riflettore o davanti ad una telecamera. Tutte quelle domande che ti fai me le faccio anch'io, perchè ritaglio tempo per iil blog e i blog degli altri e alla fine, ritagliando di qua e di là, mi sento in colpa con parecchia gente, inclusa me stessa..

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  2. C'è chi sa dire la verità agli altri, oltre che a se stesso e chi no. Pedretti e tu avete sicuramente dalla vostra la genuina e salvifica schiettezza. Come darvi torto? "Aprile è il mese più crudele" scriveva profeticamente T.S.Eliot: aveva già visto cosa sarebbe capitato a noi bloggers? Ho avuto modo di notare il mese scorso un senso di stanchezza diffusa, sì, diffusa perchè ho capito che non riguardava solo me. Mi sono posta i tuoi stessi interrogativi ed ho capito di non essere l'unica a interrogarmi sul "totalitarismo" del blog. Effettivamente l'esperienza che stiamo condividendo è unica, è bellissima e ricca di emozioni e sorprese ma è altrettanto impegnativa ed inevitabilmente logorante. Ciò succede perchè si è stabilito tra noi un legame affettivo che abbiamo il timore di incrinare non occupandoci costantemente l'uno dell'altro. Il rischio è quello di una sorta di tirannia dell'amicizia che deve essere scongiurata dalla ammissione che, come nella vita di tutti i giorni, non è materialmente possibile pretendere ciò che non possiamo fare. Dal mo canto, ti assicuro che non mi sentirò trascurata o "tradita" se non leggerai un mio post, così come so che così sarà per te. Dirsi queste cose è importante e ti ringrazio per aver affrontato l'argomento.
    p.s.
    Si vede che ho anch'io voglia di andare all'aria aperta?
    Con affetto! Bacio grande.

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  3. Il tempo per se' è il migliore in tutti i sensi..
    Bisogna respirare.. bisogna vivere.. bisogna fre molto altro...Parola di chi lege la posta elettroica e pochi, ma buoni.., blog.
    Un saluto
    Clelia

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  4. Carissima, ma sai è da da un pò che faccio anch'io la tua stessa riflessione sul blog e sul mondo del web in generale?
    Però poi grazie a persone come te scopro poesie meravigliose, autori non conosciuti, illustrazioni da favola, ricette incredibili..come poter rinunciare a tutto ciò? :)
    Questa poesia di Nino Pedretti è davvero molto bella. Che gioia la gente che mangia il radicchio alla finestra contenta di stare a piedi nudi. E' di questa gente che dovrebbero parlare le strade. Perchè è questa la gente che le crea.

    un caro saluto

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  5. cara, carissima alessia... talmente tanta è la nostra sintonia, che ormai non dovrei più nemmeno stupirmene. le tue riflessioni, sono, quasi sempre, anche le mie. e vedo che, comunque, non solo.
    perché è proprio vero che il mondo è pieno di gente come noi, che mangia il radicchio alla finestra contenta di stare, d’estate, a piedi nudi.
    (faccio mie anche le parole di giacy.nta).
    un abbraccio!

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  6. Come sempre condivido le tue impressioni su questo mondo straordinario ma esigente che è la rete, la blogsfera...o come la vogliamo chiamare. È vero anche quello che dice Giacynta sulla "tirannia"dell'amicizia Vero è che quando penso che sia troppo, ecco che questo "mondo"mi offre scoperte , relazioni e amicizie che non credevo di potere ancora avere.E allora ? irrinunciabile, per ora almeno.E quante amicizie sono diventate vere anche nella vita reale. e quante poesie, come quelle di Nino Pedretti, che non conoscevo, potrò leggere da ora in poi , anche nelle vita di tutti i giorni ! Allora non ci poniamo tante domande, tante questioni di principio e assaporiamo quello che la vita virtuale ( tanto simile a quella reale ) semplicemente ci offre.Un abbraccio dall'amica
    Grazia
    l

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  7. @ a tutte: in parte mi ha stupita, in parte no, che le mie riflessioni siano anche le vostre. Il tema è complesso, come si suol dire, e c'è tutto il tempo di portare a maturazione le proprie idee, anche aiutati - e molto - dal contributo degli altri.
    Mi preme dire, però, che non ne faccio affatto una questione di principio (le questioni di principio raramente mi interessano). La cosa è molto più terra terra e riguarda il tempo che sembra non essere mai abbastanza per fare altro che esuli dalla vita sul web. Dovrebbe essere il contrario, io credo, e invece spesso, nella mia quotidianità, le percentuali si ribaltano: più tempo al web e meno a tutto il resto e questo ribaltamento spesso mi stranisce, non mi persuade e mi lascia svuotata e al tempo stesso "bombardata" dai troppi stimoli che la rete, nella sua meravigliosa e democratica generosità, mette a disposizione di chiunque ne voglia approfittare.
    Grazie a tutte di aver detto la vostra.
    E, ovviamente, sono contenta che Pedretti vi sia piaciuto.

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  8. Semplicemente me-ra-vi-glio-sa.
    La seconda parte mi ha ricordato L'Elogio dell'Ozio (quello di Stevenson, non quello di Russell)

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  9. Eh, quanto hai ragione e quanto mi ritrovo nelle parole della tua introduzione: come sai anch'io ho vissuto quel periodo, oltretutto con ricadute, e tanti dei blogger *storici* che conosco hanno conosciuto un'esperienza simile. Alcuni di loro meditano la chiusura, altri hanno già messo in atto questo proposito, e confesso di essere egoisticamente molto, molto dispiaciuta.
    Ti lascio il link di un breve post, riportato da una cara amica che anche lei da tempo si sta barcamenando in una situazione poco piacevole {non che sia il tuo caso, ma penso che possa esserti utile}.

    http://corsaro.splinder.com/post/24377850/perche-muore-un-blog

    Buona giornata carissima,


    wenny

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  10. @ Zio Scriba: bella vero? Confesso la mia ignoranza: non ho mai letto L'elogio dell'ozio di Stevenson - e se per questo nemmeno quello di Russell.

    @ Wenny: ho letto il post che mi hai segnalato (grazie). L'autore del blog fa un discorso "politico", che condivido in linea generale ma non nei particolari - nel mio blog raramente commento la realtà cui lui fa riferimento e che comunque mi avvilisce, eccome.
    Grazie mille per l'ennesimo pezzetto aggiunto al quadro: ogni contributo serve quando si riflette approfonditamente su una questione.
    Buona giornata a te

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  11. Brava. "Per esempio di muover le gambe". E questo vuole anche dire sentire la primavera. O no?

    Una perla questa poesia. Quante perle nascoste di ri-scoprire ci sono, e grazie a tutti quelli che le portano alla luce. Ciao.

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