domenica 1 maggio 2011

Sunday Music: La storia - Francesco De Gregori

Per questa domenica ho cercato a lungo una canzone che parlasse di lavoro.

In un momento oscuro come questo, in cui il lavoro è ancora - nel migliore dei casi - spesso uno strumento di asservimento invece che di liberazione e - nel peggiore - un lusso che non ci si può permettere, volevo una canzone che parlasse soprattutto del suo lato salvifico, del senso pieno che può dare a una vita intera quando venga svolto con responsabilità, onestà e magari, se si è fortunati, anche con passione e amore, di quanto esso possa dare all'individuo la misura di sé, delle proprie capacità, dei propri talenti e l'inebriante consapevolezza di dare il proprio contributo, unico, insostituibile, prezioso alla realtà di tutti.

Ma per quanto mi sia sforzata, non mi è venuta in mente nessuna canzone che facesse al caso e, anzi, invito chiunque passi di qui a suggerire, segnalare, indicare: ne sarò felice.

Mi tornavano in mente, però,  L'abbigliamento del fuochista e La ragazza e la miniera di Francesco De Gregori, due perle che parlano entrambe di emigrazione, la nostra, quella che appartiene alla storia recentissima di questo paese (anche se adesso c'è chi ha la sfrontatezza di essersene dimenticato e di respingere non solo chi viene qui a cercar lavoro - come abbiamo fatto noi per un secolo in altri paesi - ma anche chi scappa da violenze, guerre, tirannie folli e disumane, negandogli così non il diritto ad una vita migliore, ma il diritto alla vita tout court) e parlano anche di lavoro, ma di quello duro e pesante e ingrato che strema il fisico e avvilisce lo spirito e non aiuta chi lo svolge ad avere un senso di sé, a dire con pacato orgoglio: "Questo è il mio lavoro, questo sono io".

E allora, rigirandomi nel testone queste riflessioni sull'emigrazione e il lavoro, mi è venuta in mente quest'altra gemma di De Gregori, forse una delle sue canzoni più belle - ma quante ce ne sono! - che con il lavoro e con questo giorno in cui si vuole celebrarlo sembra non entrarci  niente e invece c'entra eccome, e lo dice subito, nel primo verso.

Quel verso in cui si dice che la storia siamo noi, perché noi siamo la nostra storia - individuale, personale, familiare - ma siamo anche la storia di tutti gli altri, e che è una pia illusione o un prodotto della nostra malafede convincerci del contrario e sentire dunque di avere il diritto di  disinteressarci di ciò che accade intorno e attraverso di noi.

E allora in questa domenica in cui si parlerà di lavoro, e si urleranno e canteranno parole sacrosante di protesta, e si cercherà di non dimenticarsi che il lavoro è un diritto, come quello alla casa e all'istruzione e a una vita dignitosa in cui si possano esprimere le proprie idee e il proprio dissenso in modo civile, e che ci sono battaglie che sono davvero di tutti, nessuno si senta escluso, mi sembra proprio che questa canzone sia perfetta.

Buona domenica e buon lavoro a tutti.









15 commenti:

  1. Buon Primo Maggio. E che sia il Primo Maggio delle vittime di Portella della Ginestra, delle donne e degli uomini ammazzati dal dittatore cileno con la benedizione del suo amico polacco, dei morti di AIDS anche a causa delle decennali campagne di quest'ultimo contro la contraccezione. Non facciamoci rubare la storia. La storia siamo noi. Nessuno si senta escluso!

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  2. Secondo me hai scelto molto bene, cara Duck.
    La canzone che hai proposto è una vera gemma.
    La Storia siamo noi.
    Buon Primo Maggio a te e a tutti noi!
    Lara

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  3. Che emozione mi hai dato, Duck! Ti ringrazio, si ha bisogno di essere incoraggiati in questi momenti oscuri, momenti in cui il lavoro è diventato "uno strumento di asservimento invece che di liberazione " se non "un lusso". E la gente, oggi più che mai, perchè in stato di bisogno e dunque ricattabile, ha necessità di sapere di essere la Storia.
    A proposito di emigrazione, vorrei solo aggiungere un dato, quello che a qualche razzista, orgoglioso ( sob! ) dell'appartenenza a una comunità nazionale, andrebbe appeso sulla punta delle palpebre: dagli anni settanta dell'Ottocento, agli anni settanta del Novecento sono emigrati 27.000.000 di italiani...

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  4. Duck,stamani ero in piazza maggiore a Bologna.Giornata non facile di pensieri,di rabbia,di riflessioni. Mi rimane però sempre nel cuore quello che dice de Gregori, quello che dici tu.La storia siamo noi, non scordiamolo.Indigniamoci,arrabbiamoci ancora, riprendiamoci la possibilità di fare ed essere futuro.
    Grazie.

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  5. bellissima scelta duck!
    e concordo con il commento dello spione.
    oggi (ieri) è il primo maggio. la storia siamo noi. e altre iniziative non c'entrano proprio niente. anzi, stonano.

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  6. Una delle ragioni della scomparsa della speranza nella lotta sociale per un cambiamento possibile nella vita del maggior numero possibile di persone sta nel rifiuto di far i conti con la Storia. Con la propria Storia, innanzitutto. Questa canzone è un modo semplice e bellissimo per ricordarci che "la Storia siamo noi" e noi siamo la nostra Storia. Altrimenti, non siamo più niente.
    Grazie Ale. Ottima scelta.
    Gil

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  7. Le mani ferme sulla tastiera, come legate, fatico a scrivere, chè con qualsiasi parola mi vien su un fiotto di rabbia difficile da domare.

    Quasi quasi me ne vado in cucina a spignattare e metto su De Gregori, che spesso accantono per anni, ma poi quando mi capita di risentirlo, come ora, mi fa piangere.

    E tu ? Come al solito fai risuonare dentro qualcosa di perso. Non va mica bene così, eh ? Ti abbraccio

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  8. Cara Duck,
    io non so più se urlare o smettere di dire la mia quando si parla di lavoro, diritti, senso del dovere, pensioni… Necessità di lavorare e voglia di mandarlo al diavolo il lavoro, anche quando il lavoro lo si ha ma alle nostre condizioni. Lavoro da dieci anni e sono passata per stage, secondo stage, rinnovo della stage, co.co.co., co.co.pro., collaborazioni occasionali di vario tipo, contratti a progetto di vari tipo, part time orizzontali, verticali, black, e per non farmi mancare nulla, l’ultima trovata dei nostri tempi: la partita iva per il contribuente minimo che non svolge una professione che necessiti di partita iva. È la mia storia ma, ahimè, non è solo la mia. Poi, qualcuno, disoccupato cronico, mi guarda esterrefatto chiedendomi di cosa mi lamenti. E dal suo punto di vista, come dargli torto? Sarà certamente anche colpa nostra ma, nel corso degli anni, in cosa è stato trasformato l’art.1 della nostra Costituzione?

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  9. Arrivo in ritardo, però questa canzone ce la siamo adesso cantata in tre. Grazie.

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  10. A tutti grazie dei vostri commenti e in particolare:

    @ Spia: il tuo pensiero è il mio pensiero.

    @ Giacy.nta: i numeri sono davvero impressionanti e lo so bene: la mia tesi era proprio sull'emigrazione italiana (anche se femminile). Quest'amnesia recente è vergognosa.

    @ Gil: hai ragione, credo. I conti con la Storia non tornano mai se prima non si sono fatti quelli con la propria storia.

    @ Marilì: se qualcosa risuona dentro, allora non è andato perso. È stato solo dimenticato, credo. E lo si può ricordare e recuperare, se lo si vuole. Un abbraccio anche a te

    @ Barbara: non so che cosa risponderti se non darti ragione e unirmi a te nell'incredulità e nell'insofferenza. Quanto all'articolo 1, come sai, c'è qualcuno che si sta adoprando perché venga modificato anche quello.

    @ Alberto: è sempre bello cantare insieme.

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  11. Duck , non trovo la mail, comunque penso di non essere del tutto sicura di poter venire a Firenze , mi farò sentire di nuovo domani, cioè mercoledì.

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  12. Quanto adoro questa canzone! :)
    grazie cara Duck, è sempre un gran piacere leggerti.

    un abbraccio forte forte

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  13. @ Vitamina: ti ho risposto nel blog.

    @ Iulia: grazie a te, Iulia!

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  14. Molto bello e vero quello che scrivi e anche io amo la canzone che hai postato. E' stato un gran piacere leggerti
    Giulia

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  15. Hai ragione, è proprio una canzone perfetta per l'occasione (arrivo un po' in ritardo, ma per questo tema non è mai tardi...)! Un abbraccio, ciao!

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