lunedì 19 aprile 2010

Di avatar che prendono corpo e di alcuni muffins al formaggio


Chi frequenta il mondo della rete sa benissimo quanto sia facile dare vita a rapporti di vario genere con gli altri suoi frequentatori. Trasformare questi rapporti in legami autentici e significativi è evidentemente, invece, un altro paio di maniche.
È indubbio, però, che il tipo di relazione che può nascere tra due persone che non si conoscono, non si sono mai viste e che, almeno all'inizio, non sanno nemmeno che suono abbia la voce dell'altro sia singolarissimo, per certi versi assolutamente unico e inimitabile. Sociologi, psicologi, giornalisti, tuttologi e cialtroni vari hanno scritto pagine e pagine sul tema 'Le relazioni personali nell'era di internet'. Dunque non aggiungerò banalità a banalità.

Posso però dire che, quando una creatura abitatrice della rete entra nella mia vita e, dopo i primi scambi, ne diventa una piacevole costante, a me viene quasi subito il desiderio di darle una voce, in primis, e poi anche un volto. Mi piace anche di più ritrovarmela accanto, guardarla negli occhi, vedere come si muove nello spazio, come si siede su una poltrona, se quando parla si tocca spesso i capelli o gesticola con le mani, se sorride spesso, se ha rughe d'espressione.
Insomma, mi piace incontrarla in carne ed ossa.

Finora non sono state molte le persone che, partendo da un avatar o da un nickname, hanno acquistato davanti ai miei occhi materia e spessore, ma sono state tutte belle conferme: uomini e donne che non hanno mostrato in rete un'immagine 'ripulita' e insincera di loro stessi e il contatto con i quali non ha ingenerato in me alcuna piccola o grande delusione ma, al contrario, grande tripudio, e la sensazione nettissima e confortante di essere una persona per molti versi fortunata.

Qualche giorno fa, nel salotto di casa mia, si è materializzato un mio amico conosciuto su aNobii. Insieme alla sua compagna e alla Spia abbiamo trascorso il tempo di un pranzo.
Pranzo improvvisato (non era previsto) e per questo tanto più gustato e condiviso in un reale spirito di intimità e di rilassatezza.

Il pezzo forte era costituito da dei muffins al formaggio che avevo preparato per il mio amico e la sua compagna e che avevo diligentemente infilato in un sacchetto del pane per fargliene omaggio. Cambiati i programmi, sono stati messi al centro della tavola, accompagnati da affettati e da un'insalata.

La ricetta è questa, tratta da Nigella Bites della mia Nigellona (a proposito! A settembre uscirà in Inghilterra il suo nuovo libro. Ovviamente ho il dito già pronto sul tasto buy it nella libreria online dalla quale in genere mi servo).

Welsh-Rarebit Muffins (chi di voi fosse curioso e leggesse l'inglese potrebbe aver piacere a consultare la pagina di Wikipedia relativa a questo singolare piatto gallese, il welsh rarebit, appunto, di origine settecentesca, al quale Nigellona si è moooolto liberamente ispirata per la rielaborazione di questa ricetta, apparsa originariamente in un libro americano, The Joy of Muffins. Troppo complicato? In questo caso, passate direttamente agli ingredienti e lasciate le preoccupazioni filologiche a chi voglia perderci qualche minuto).

Dicevamo...

(per Jörg e Luisa)

Welsh-Rarebit Muffins


(per 12 muffins)

225 gr. di farina autolievitante
50 gr. di farina di segale (io ho usato una normale farina integrale)
1 cucchiaino di lievito
½ cucchiaino di bicarbonato
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaino di senape in polvere
125 gr. di formaggio grattugiato (nella ricetta originale è il Cheddar; io in genere colgo l'occasione per dare un senso agli ultimi istanti di vita di pezzetti di formaggio che languono nel mio frigo; di solito opto per formaggi abbastanza saporiti: del pecorino, per esempio, 'tagliato' con un po' di caciotta di mucca o di Asiago; mai provato il parmigiano; voi sbizzarritevi)
6 cucchiai di olio (vegetale nella ricetta originale, ed è quello che uso io; se vi fa orrore anche solo l'idea, provate con dell'olio di oliva leggero)
150 gr. di yogurt intero (greco nell'originale)
125 ml. di latte intero
1 uovo
2 cucchiai di salsa Worcestershire

Preriscaldate il forno a 200°.

La procedura per i muffins è più o meno sempre la stessa.

Mettete in una ciotola capiente tutti gli ingredienti secchi.

In un bricco dosatore tutti gli ingredienti liquidi.

Versate questi ultimi nella ciotola di cui sopra, mescolate con una forchetta giusto per amalgamare (la mia amica Paolina dice che bisogna girare 7 volte, non una di meno e soprattutto non una di più), versate il composto grumoso nella teglia da muffins, eventualmente rivestita da pirottini di carta.

Fate cuocere per 20', trascorsi i quali tirate fuori velocemente la teglia, aggiungete un paio di gocce di salsa Worcestershire sul cucuzzolo di ogni muffin, rimettete sempre con velocità la teglia nel forno e aspettate altri 5'.

Non mangiateli appena sfornati (la temperatura sarà più o meno quella dei pomodorini di Fantozzi), ma non lasciateli raffreddare troppo. L'ideale è che siano ancora tiepidi (detto ciò, si riscaldano benissimo).

Anzi, l'ideale è che li mangiate insieme a qualche bella persona che fa parte della vostra vita, che ci sia entrata fin da subito in carne e ossa o sotto forma di parole su un monitor, sentendovi incredibilmente fortunati e privilegiati per aver incrociato la sua strada.

Enjoy!

18 commenti:

  1. welsh rabbit - si puo dire anche cosi credo, ci pensavo l'altro giorno a proposito di jane austen e di una sua ricetta di pickles :::
    invidio quel tuo amico anobii, mi piacerebbe conoscerti !

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  2. Ciao Vera!
    Welsh rarebit è in effetti la 'storpiatura' di welsh rabbit. Ho letto sulla pagina di Wikipedia di cui ho indicato il link che quella di coniglio era considerata la carne più a buon mercato ma che i Gallesi, provenienti da una regione particolarmente povera dell'Inghilterra, non potevano permettersi neanche quella, dunque il loro 'coniglio' era in realtà il Cheddar.
    Ma dimmi della ricetta della Austen di pickles, mi è sfuggita! Dov'è?
    Anche a me piacerebbe molto conoscerti, ma tu torni mai in Italia?
    Un abbraccio

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  3. Cara Alessia,
    che bella sorpresa :) ma guarda un po' tu...penso proprio che presto o tardi anche tu diverrai pagina ;)

    E i Muffins erano meravigliosi...guarda che ora vi portiamo alle Cinque Terre a mangiare le acciughe!

    Jörg

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  4. Eccoti qui!
    Quanto al progetto Cinque Terre, abbiamo già la valigia in mano
    :-)

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  5. Mi ero persa qualche puntata..ma oggi mi sono rimessa in pari!! Bellissima la crostata, il semifreddo e questi muffins, tutto condito dalle tue parole e dal modo incantevole che hai nel raccontarle.

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  6. nel libro "A Jane Austen household book" http://brikebrok.wordpress.com/2010/04/19/os-pickles-da-jane-austen/-

    eh si torno in italia ogni tanto ma nelle prossime vacanze rimarro in questo continente, ho ancora molto da scoprire

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  7. welsh rarebit/rabbit.... strabuoni e divertenti. dei cibi nomenclatura ironica (un post moderno ante litteram quasi, a fare gli sboroni)si potrebbe scrivere un post. nella cucina inglese ci sono poi scotch woodcock (a voi scoprire)...in quella italiana: gli spaghetti con le vongole fuite e poi i piatti con le uova a frttatina (in trippa/trippati?? non mi ricordo, ma esistono). ah poi il polpettone genovese (fatto con le verdure). chi ne conosce altri? e nella cucina francese di cui ignorantissimo sono?
    cmq, passare dall'avatar a tavola(r) e' sempre un momento pericolosissimo delle e-amicizie. spesso pero' da grande soddisfazioni. nigellona in procinto di uscire con nuovo tomo ? (o prosciutto di uscire??, considerando le sue forme simil emiliane voluttuose)... speriamo che abbia imparato a fare qualche altro gesto simil-godurioso:ieri sera rivedevo alcuni suoi video e tutto quel leccare il cucchiaio alla fine diventa soooooo boringgggg!!1 (ma averceli personaggi cosi' ovviamente qui da noi).... ottimi muffin. la cosa che mi fa ridere del successo di nigellona e' che veramente moltissime delle sue ricette sono roba vecchissima di decenni... eppure la stampa ha gridato al miracolo... poteri di un sorriso e di un bel decolte', di un cognome,... scherzo. ms lawson sa cucinare ed e' brava, ma c'e' anche tanta fuffa attorno al personaggio. (la mia invidia ovvviamente:) ) cius, stefano

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  8. @ Vera: grazie per avermi segnalato il libro! Ma io come faccio a leggere il tuo blog in portoghese? Ho provato a usare il traduttore, ma devo aver sbagliato qualcosa, non è accaduto nulla!

    @ Stefano: a me viene in mente solo 'la mousse del tonno felice', cavallo di battaglia della sciura Gabriella, ricetta imparata durante un corso di cucina macrobiotica nei lontani anni '70, che ovviamente rendeva il tonno felice perché di tonno non ce n'era l'ombra.
    Quanto a Nigellona concordo con te sugli sguardi ammiccanti e i vari leccamenti di mestoli e stoviglie; spero che, compiendo quest'anno il mezzo secolo, Nigellona lasci a casa tutto il corredo di cuoca-pornodiva e mantenga invece tutto il resto, soprattutto il suo modo di parlare così pomposo e immaginifico, che alcuni trovano insopportabile e che io invece trovo irresistibile!
    Detto ciò, nessuno mi tocchi Nigellona! :-)

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  9. @ Federica: Grazie per la visita e per le belle parole che hai trovato per me. Buona giornata!

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  10. Sono un goloso non molto capace in cucina. Ti confesso, però, che mi sono divertito a leggerti. Ciao. Domus

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  11. Ciao Domus e benvenuto.
    Sono andata a curiosare sul tuo blog e mi sono rammaricata che l'ultimo post risalisse a più di tre mesi fa. Condividi riflessioni interessanti.
    Anche io sono golosa: l'amore per la cucina è nato in me, soprattutto, per l'impazienza di soddisfare certe mie voglie e come anelito all'autonomia. Dipendere da altri per la soddisfazione dei miei appetiti era per me una limitazione insopportabile! :-)
    A presto!

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  12. Il Welsh rarebit è una delle mie porcate più sacre e intoccabili, nella fattispecie quello che faccio io, ricalcato dopo attenti studi su quello di Hanselmann a St. Moritz, pressoché inarrivabile. Per cui difficilmente posso apprezzare ciò che ne ha fatto Nigella. Ma sono tante le cose che non capisco. Credo che siano buoni.

    Questo post però mi ha messo in ansia. E se non fossi all'altezza? E se incontrandomi muso a muso, in anticamera, con i bigodini e il pigiamino con gli orsetti, tu non sentissi tutto questo afflato di privilegio e fortuna? Nel caso ti prego di farmelo capire con delicatezza e diplomazia, facendomi trovare la valigia fuori dalla porta. Tornerò immantinente nel mio monitor, lasciando aleggiare a mezz'aria solo un sorriso gattesco.

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  13. Cara Esmé, non vedo proprio motivo di essere in ansia, a meno che quest'ansia non riguardi anche le TUE aspettative nei miei confronti. In anticamera (senza bigodini ma con il pigiama con gli orsetti)ci sarò anche io, dunque saremo in due ad essere esposte. Nel caso dunque fossi tu a non trovarmi irresistibile, potrai sempre fare la valigia e andartene nel cuore della notte, facendomi trovare, al mattino dopo, la stanza degli ospiti senza ospite.
    Tranquilla! Ci divertiremo
    :-)

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  14. Ecco spiegato l'arcano del tonno felice (da non confondersi con il nonno Felice, che è un'altra roba)

    CREMA DEL TONNO FELICE
    La crema del tonno felice è molto simile alla salsa tonnata, ma si prepara con i ceci. Mettete a bagno 100 gr. di ceci secchi per almeno 24 ore (cambiando l’acqua 2 o 3 volte durante questo periodo), finchè sono ben morbidi e cominciano a germogliare. Allora frullateli, crudi, con abbondante latte (circa 1 litro) oppure yogurt al naturale diluito con un po’ d’acqua, aggiungendo anche 100 gr. di ricotta. Fate sciogliere in una pentola 50 gr. di burro, versatevi i ceci frullati, aggiungete un cucchiaino di sale, una manciata di capperi tritati, un cucchiaio di salsa di pomodoro, mezzo cucchiaio di curcuma in polvere, e, se lo desideriamo aglio e cipolla in polvere. Fate scaldare la crema a fiamma dolce mescolando spesso, finchè si raddensa. A fine cottura aggiungete una manciatina di prezzemolo tritato.
    Enjoy!

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  15. La ricetta della mousse del tonno felice! Grazie del prezioso contributo!
    :-)

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  16. Anche io ho avuto esperienze di questo tipo. Alcune felici, altre molto meno.
    E' molto bello quello che hai scritto :)
    Quanto ai muffins, direi che Nigellona non fa cilecca! Vorrei solo un parere: visto che per principio non uso la farina autolievitante, dici che posso utilizzare della comune 00 aggiungendo poi del lievito? In che quantità?
    Grazie cara Duck.
    Un abbraccio e buon fine settimana,

    wenny

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  17. Ciao Wenny,
    che domanda difficile! Io credo che la farina autolievitante si possa sempre sostituire con farina 'normale' e lievito. Mi pare, però, che una farina 00 sia un po' sprecata per una ricetta del genere; io opterei per una 0.
    Visto che anche con la farina autolievitante Nigellona indica comunque un cucchiaino di lievito e mezzo di bicarbonato (questo perché l'impasto è decisamente pesante), a questo punto userei 2,5-3 cucchiaini di lievito in totale (più il mezzo di bicarbonato). Certo, mi pare un'enormità! Ma forse è meglio abbondare piuttosto che rischiare di tirare fuori dal forno delle frittelle. Se mai dovessi sperimentare, fammi sapere!
    Un abbraccio

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  18. Grazie mille!
    Si, sono d'accordo con te: meglio la 0.
    Devo soltanto procurarmi uno stampo da muffins da piazzare in casa della metà (non credo che ne sarà molto contento. Però sono certa che proponendogli il nuovo acquisto già utilizzato e colmo di muffins l'accettazione sarà fulminea) e poi sperimento. Sarai contattata subito :)
    Buon sabato,

    wenny

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