venerdì 3 agosto 2012

Dei gusti alimentari dei bambini, della maturità, di donne barbute del circo e di un insolito sorbetto

Ho trascorso qualche giorno con la sorella della Spia e sua figlia di 7 anni in un campeggio, vicino al mare.

Sono stati giorni per lo più sereni, animati dal contatto con la natura  (anche se aver paura di quasi qualunque forma di vita animale che possieda più di 4 zampe non è un punto di partenza dei più felici se si dorme in una tenda, accampati in una pineta; infatti non ho praticamente dormito), da incontri umani singolari, anche se effimeri, da riflessioni solitarie e no su molte questioni: l'infanzia, l'educazione, la maternità, la seduzione, l'autonomia, la famiglia, il potere aggregante e trasformatore della musica. Queste le prime che mi vengono in mente.

Ma più di tutte, la questione del cibo ha conquistato la mia attenzione.
Sarà perché in questo campeggio moltissimi erano i bambini, ho avuto la conferma di quanto si tratti, per molte famiglie, della Questione per eccellenza.
Per chi, come me, vi assista dall'esterno, i complicatissimi negoziati che madre e figlio trattano ad ogni pasto di fronte a un piatto sono un fenomeno affascinante e complesso.

Ho notato che i bambini sono terribilmente limitati e simili tra loro, in fatto di gusti alimentari: la pasta al burro pare vada per la maggiore, sempre e comunque, così come le patate, praticamente in tutte le preparazioni. La carne non riscuote unanime successo, nemmeno il pollo arrosto che, chissà perché, mi aspettavo avesse quotazioni altissime presso giovanissimi palati. Ben piazzate, però, le polpette.
I dolci, ovviamente, figurano ai primi posti della classifica: il cioccolato, in primis, e i gelati, ovviamente. 
Le torte di frutta si mangiano, ma solo martoriandole con efferate trivellazioni al fine di rimuoverne ogni minima particella di frutta, e trasformando il tavolo da pranzo in un mezzo delirio.

E che dire della generale diffidenza infantile nei confronti di tutto quel che è nuovo? 
Sono rarissimi i pargoli che messi di fronte a una forchettata di una pietanza mai assaggiata prima accettano - seppur titubanti - di fare un tentativo. Impossibile spiegar loro che si privano di un'esperienza che potrebbe anche essere gradevole.

Per contrasto, mi pare sempre più evidente che l'età adulta annoveri, tra i suoi molti doni, la capacità di accettare ed accogliere la complessità, intesa come pluralità: con gli anni aumenta il numero degli strumenti di lettura e comprensione del reale, si amplia il ventaglio e la varietà delle esperienze che si vanno accumulando, delle storie dalle quali ci si lascia avvicinare, toccare, attraversare e cambiare - o così dovrebbe essere, io credo.

Il che si traduce, anche dal punto di vista alimentare, in una maggiore disponibilità a tentare, a rischiare, a dare credito. La curiosità vince la paura e soprattutto la certezza, dettata dall'immaturità, di sapere già tutto di tutto, di aver abbracciato e compreso tutto il mondo dal proprio ridottissimo e individualissimo punto di osservazione.
Tutta questa pappardella perché la ricetta di oggi è decisamente insolita: si tratta del sorbetto di sedano e limone di Lisa Casali, tratto dal suo Ecocucina (Gribaudo, 2012).

Non sono una grandissima amante del sedano, ma uno dei produttori dal quale ci riforniamo di verdure con il nostro gas ne produce quantità ingestibili (lo ama molto, ci ha confessato durante una visita alla sua azienda agricola - non che non l'avessimo capito) e dunque ogni volta devo trovare il modo di smaltirlo: talvolta lo unisco all'insalata; per lo più lo congelo per fare il brodo - posso fare brodo per interi reggimenti da qui al 2020.

Quando ho letto questa ricetta, che tra l'altro usa ciò che spesso del sedano si scarta (le foglie e le parti apicali), l'ho voluta provare, animata dalla curiosità e anche da quella strana miscela di incredulità, repulsione e fascinazione che si può provare di fronte - che so - la donna barbuta del circo.

Fino a pochi anni fa non mi sarebbe mai venuto in mente di sprecare tempo ed energia per preparare una pietanza tanto insolita e, sulla carta, tanto poco appetibile per me - e mi riallaccio al discorso di cui sopra (che, sia ben chiaro, vale soprattutto per la sottoscritta, come quasi tutti i discorsi che faccio in questo blog).

E avrei fatto male.
Perché questo strano sorbetto è molto gradevole, rinfrescante e - almeno per me - digestivo.
Mi piace mangiarne qualche cucchiaino dopo pranzo: essendo di gusto deciso (ma questo dipende moltissimo dal sedano) a little goes a long way, come dicono gli inglesi, cioè ne basta poco per avere la propria soddisfazione: per me un bonus.

Due parole sul libro: è scritto in maniera scorrevole, è gradevole dal punto di vista grafico ed estetico, con dietro un progetto preciso e un'idea di cucina e di vita improntata ad un sano (e necessario) ridimensionamento e contenimento dei consumi e degli sprechi.
Lisa Casali sembra sapere quel che fa: ha un piglio sicuro, semplice, garbato, senza leziosità e bamboleggiamenti. Spiega con precisione l'idea di fondo del suo libro - che non potrebbe vedermi maggiormente d'accordo - citando fonti attendibili, sostenendo le sue posizioni con dati che han tutta l'aria di essere autorevoli e affidabili.

Per me, promossa a pieni voti!

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Sorbetto di sedano e limone (ho modificato leggermente la procedura)

3 dl di acqua
180 gr di zucchero di canna
100 gr di foglie e parti apicali del sedano (quelle che normalmente si scartano)
1 limone
1 albume

Mettete l'acqua e lo zucchero in un pentolino, portate a bollore e fate sobbollire per 5'.
Lasciate raffreddare.

Lavate e tritate il sedano: mettetelo dentro il bicchiere del frullatore insieme alla scorza grattugiata del limone.
Unite lo sciroppo di zucchero e azionate per 25"-30": per i miei gusti, meno si sentirà la granulosità delle foglie tritate e meglio sarà.

Aggiungete l'albume e azionate nuovamente il frullatore per altri 30".
Trasferite in un tupperware e mettete in freezer.

In teoria ogni 2-3 ore dovreste tirarlo fuori e dargli un'altra energica mescolata (con una frusta, elettrica o no). Io preferisco lasciarlo dentro il freezer tutta la notte e l'indomani mattina ripassarlo brevemente nel frullatore.

Quando volete consumarlo non c'è bisogno di tirarlo fuori con largo anticipo: 10-15 minuti sono sufficienti.

Enjoy!

10 commenti:

  1. Mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmh! Questo è per me. Ho lasciato l'infannzia da un pezzo e posso lasciarmi andare a tutte le tentazioni: è l'unica consolazione della vecchiaia.
    Grazie per la ricetta.

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    1. Vecchiaia è una parola che faccio molto fatica ad associare a te, Grazia.

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  2. Sono stata una zia presente e attiva e il problema del cibo dell'infante c'era, eccome! Alla pupa ho somministrato un po' di tutto forse perché era una piccola sperimentatrice e sono stata fortunata. In genere le raccontavo un sacco di storie favolose su quello che stava per mangiare. Per esempio ricordo che per merenda mia cognata lasciava un Buondì Motta ed io invece preparavo la "merenda super-segreta della zia". Se hai quattro anni non c'è storia, la "merenda super segreta della zia" o il "budonzo di cioccolonzo" vincevano sempre. Non sono un'amante del sedano ma proverò ugualmente il sorbetto perché forse mi riconcilierà con l'ortaggio. Cos'era la "merenda super segreta della zia"? Pane burro e zucchero o pane burro e alici. Una prelibatezza. :-)

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    1. La "merenda super segreta della zia", nella versiona salata, è stata la mia "colazione super speciale del babbo", quella che mio padre mi preparava, quando ero piccola, forse una volta l'anno. Mi piaceva tantissimo. Mi piace ancora oggi, pure non me la preparo mai. So che la troverei meno speciale, non preparata da lui. Roba sentimentale, lo so.
      Chissà come si è divertita tua nipote con te!

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  3. bella ricettina!
    sui gusti alimentari dei piccoli, ti rispondo "dipende"
    dipende dall'età, da come sono stati educati, dalle abitudini alimentari familiari.
    ad esempio sia a me che a mio marito piace molto il cetriolo, e i nostri figli l'hanno di conseguenza sempre amato, cosa rara fra la prole.
    cmq è vero che hanno dei gusti definiti e limitati.
    ma poi crescono, e tutto cambia. mia figlia di 11 anni adesso è diventata improvvisamente curiosa.
    in realtà le scelte alimentari dei bambini sono una delle tante aree dove si dimostra che se c'è un aggettivo che definisce l'infanzia è "impermanente". sempre che esista comeaggettivo ;-)

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    1. Sì, nel post mi sono resa conto ho dimenticato di aggiungere che spesso, molto spesso - ma non sempre - i gusti dei bambini dipendono moltissimo da quelli dei genitori, dalle abitudini di casa, da come gli è stato presentato, fin dall'inizio, il cibo.
      Quanto all'impermanenza, hai perfettamente ragione: i bambini sono spesso ossessivi e limitati nei loro gusti e in molte delle loro esperienze, ma così come all'improvviso hanno deciso di amare alla follia qualcosa, altrettanto improvvisamente possono abbandonarla dall'oggi al domani, senza farsi questioni, domande, senza rimpianti. Beati loro!

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    2. Mentre vi leggevo, mi son venuti in mente due esempi. Mio nipote, otto anni, non mangia verdure. La mamma sostiene che tutti i bambini, per definizione, non mangino verdure, omettendo il particolare che né lei né il marito sono erbivori (Frase classica che sento ripetere ogni volta che ci invitano a cena: “Ho preparato l’insalata solo per voi”).
      Bimbetta di sei anni, figlia di amici molto erbivori. In pizzeria, alla domanda: “Che cosa ordiniamo?”, risponde di slancio: “Un’insalata!”. La mamma: “No amore, siamo in pizzeria”. Lei, un po’ urtata: “Allora una zuppa di ceci”. Ci ha lasciati di sasso. Se non fossi stata presente non c’avrei creduto!

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    3. Verissimo. Ma, come dice Gaia, i gusti infantili sono "impermanenti".
      La stessa nipotina con cui sono stata in campeggio - che non mangia una verdura nemmeno a pagarla in cremini e panini alla Nutella - figlia di una madre molto erbivora e di gusti tendenzialmente calvinisti (cucina sanissima, ai limiti del penitenziale), da bambina ingollava entusiasticamente bidoni di passati di verdura, yogurt magro senza zucchero, zupponi di legumi, piattoni di verdure bollite. Poi, all'improvviso, è cambiata, con grande sconcerto e disperazione della sbigottita genitrice.
      La bambina che in pizzeria vuole ordinare un'insalata è quasi inquietante, comunque :-)

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  4. Oddio, io col sedano non ho un buon rapporto, Però è anche vero che ti scrive una che si è identificata molto nella tua descrizione sull'infanzia prevenuta sulle novità gastronomiche: ho iniziato a mangiar tortellini solo a 15 anni. Cosa abbastanza insolita visto la mia origine.
    Poi, però, mi sono rifatta sul tempo perduto.

    Bye&besos artusi-ani

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    1. Sarai sembrata un'eccentrica, Nela San!
      Mi hai fatto venire in mente quel film gioiello che è Incantesimo napoletano, lo conosci? Se no, cercalo. Sono sicura ti piacerà molto.

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