lunedì 14 febbraio 2011

Che cosa combino nella stanza accanto: una collana rossa

È cosa risaputa che io abbia inclinazioni animiste, che tenda cioè a credere che anche gli oggetti abbiano una loro sensibilità (ne ho parlato, per esempio, qui). 


È una cosa che mi viene dall'infanzia, da quando trovavo grande conforto nell'immaginare che - per esempio - il tavolo, la sedia, la vecchia radio a cassettone che era nella mia camera, il giradischi arancione e la tazza della colazione fossero, invece che semplici oggetti muti e indifferenti, miei alleati ed amici.

Intrattenevo con loro lunghe e per lo più silenziose conversazioni, attribuendogli sentimenti e idiosincrasie e persino una certa libertà d'azione (come quella volta che il pentolino del latte cadde "inspiegabilmente" dalla credenza: non era stato sistemato al posto giusto e non era a suo agio lì dove si trovava, tutto qui).


Mi facevano molta pena tutti gli oggetti che per qualche ragione mi sembravano esclusi o emarginati, magari perché spaiati: l'ultimo cucchiaino da caffè di un vecchio servizio ormai andato perso; l'unico bottone di madreperla sopravvissuto ad una camicia che da tempo era stata trasformata in straccio per la polvere; un vecchio orecchino di mia sorella che aveva perso il gemello chissà dove. 


Tendevo a conservare tutti questi derelitti in qualche mia scatolina segreta, tutti insieme, perché si facessero compagnia e si sentissero meno infelici - secondo il ben noto principio del "mal comune etc etc" - che oggi, detto per inciso, mi lascia piuttosto perplessa, ma che da bambina trovavo giustissimo.

A dire il vero non sono cambiata molto da questo punto di vista.

Sebbene sia diventata più selettiva nel mio accumulare oggetti apparentemente inutili (per non dire che son diventata spietata nell'eliminarli), pure ho una particolare predilezione per gli "spaiati".

Nella vetrina rossa dove conservo tutti i materiali che uso per fare i miei orecchini, ce ne sono molti di questi cani sciolti: rimasugli e avanzi di altre realizzazioni cui non ho trovato ancora un utilizzo e che rimangono lì, in qualche bustina o scatolina - ho un debole per i contenitori di ogni foggia e misura - in attesa di poter diventare parte di qualcosa.

Qualche giorno fa, dunque, mi sono accorta che avevo voglia di fare qualcosa di rosso, una collana per la precisione, proprio utilizzando molti di questi "orfanelli" e alcune perline di vetro rosse che un tempo erano infilate in una collana con una lunga storia: ricordate l'amico ritardatario della tragicomica cena di questo post? Ecco, quella collana me la portò lui da Damasco, ma poi mi si ruppe (la storia non è in effetti poi tanto lunga, a ben pensarci).

Volevo che fosse una collana asimmetrica e un po' bislacca, che portasse anche nella forma l'impronta di tutti i suoi elementi spaiati e singoli.

Ci ho messo un bel po' per arrivare a un risultato che mi soddisfacesse, ma alla fine, ieri pomeriggio, credo di esserci riuscita.

Ora,  guardandola adagiata sul mio collo, mi sento un po' come una benefattrice: non più sole, tutte queste perline si fanno una bella compagnia, e grazie a me.

Adesso mi piacerebbe trovarle un nome a questa collana: è da almeno una settimana che ci parlo, sarà prima o poi il caso di darglielo.


Magari potete pensarci voi.
Nel frattempo, la potete trovare ovviamente qui.

9 commenti:

  1. E' bellissima, Duck. Rossa come un cuore, adattissima alla festa di san Velentino.

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  2. @ Grazia: grazie, cara. Tra l'altro non me ne sono accorta, ma ho fatto una collana rossa e ho pubblicato questo post il giorno di San Valentino, una festa che ho cordialmente sempre trovato detestatibile (e non ho mai festeggiato).
    Vuol dire che i condizionamenti culturali (?) son davvero duri a morire.
    Grazie ancora, comunque!

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  3. Gli oggetti hanno un'anima, altrimenti da cosa deriverebbe l'inquietudine che a volte mi prende in loro presenza quando sono sola?
    Da piccola scrissi un racconto che aveva come protagonista una macchina abbandonata presso uno sfasciacarrozze ( così si chiamano, in Meridione, i demolitori di auto ): provavo pena per quell'oggetto abbandonato, perchè destinato ad arrugginire in solitudine. Meritorio, consolatorio e bellissimo, allora, il tuo intervento di recupero!
    Ti abbraccio

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  4. Mi piace, sembra l'acrobata di un circo...
    Ti abbraccio forte,

    wenny

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  5. @ Giacynta: mi pare tu abbia colto in pieno ciò che volevo dire, sicuramente perché anche tu, da bambina, avevi il mio stesso sguardo sugli oggetti. E la cosa mi fa molto piacere. Un abbraccio

    @ Wenny: che bella immagine! Grazie.

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  6. "Red Embrace" ? Troppo lungo ? mi viene in mente Troisi...infatti...sì, meglio Ugo :-))
    Condivido completamente riguardo la "festa(???)" di San Valentino, infatti semplicemente la ignoro, come molte altre cose. Solo che se in altri casi questo mio atteggiamento è una questione di silenziosa "resistenza", in questo qui è proprio che "non me ne può frega' di meno..." tanto per dirtela come me la sento (chi sa tua suocera come direbbe...) Un abbraccio a arcobaleno

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  7. @ Marilì: grazie dell'idea, ma credo resterà "collana asimmetrica rossa" (e che ridere ripensare a "Ugo" di Trosii!).
    Non posso dirti come direbbe mia suocera, che ha una frase molto colorita e molto pittoresca per esprimere il concetto che hai espresso tu, ma forse te la puoi immaginare.
    Un bell'abbraccio anche a te

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  8. ... fra l'altro trovo bellissimo (anche solo) vederla indossata.
    a prestissimo!

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  9. @ Tiziana: eh grazie! A prestissimo anch'io!

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