Dura ed esaltante al tempo stesso, come lo sono tutte le esperienze che lasciano un segno, piccolo o grande non importa, e tutti gli incontri che ci aiutano a conoscere e interpretare questa realtà sempre più complessa e indecifrabile e al tempo stesso sempre più appiattita, elementare, bidimensionale, impoverita.
Critici e lettori ben più esperti e colti di me hanno scritto a lungo sull'impressionante e inquietante valore profetico della visione di Orwell, quella di un futuro possibile in cui esiste solo una massa condizionata da media asserviti al potere e in cui è repressa e condannata ogni espressione individuale, dalla più insignificante, come tenere un diario, alla più sublime, come innamorarsi.
Orwell è potente ed efficace nel rendere l'assoluta inerzia e mancanza di volontà della massa bruta, senza mai esprimere un giudizio, senza mai fare del facile moralismo: pure il suo ribrezzo si respira ad ogni pagina, il suo inquieto e disperato presagire un simile futuro contagia il lettore ad ogni riga: il libro si legge con crescente cupezza e a volte con un'avvilente sensazione di déjà vu.
Ripenso, ad esempio, alla scena delle donne che al mercato si contendono fieramente alcune pentole e che lottano per accaparrarsele con una violenza e un'energia che, se ben dirette, potrebbero costruire la possibilità per tutti di liberarsi dallo squallido ottundimento della volontà e della dignità.
Eppure, per un istante, quale spaventosa potenza non era risuonata in quel grido emesso soltanto da poche centinaia di gole! Perché non riuscivano mai a gridare in quello stesso modo per qualcosa che fosse importante sul serio?
Quante volte ho pensato qualcosa di simile negli ultimi tempi?
io pure... chissà quanto potremmo pensare e urlare anche noi per qualcosa che fosse importante sul serio!
RispondiEliminaLeggo. Sembro assente ma sappi che ti leggo.
RispondiEliminaCosì, avevo voglia di fartelo sapere :)
wenny
Era stato profetico ma non abbastanza: non aveva previsto una massa bruta talmente abbrutita, banalizzata e lobotomizzata da accettare il Big Brother in senso "positivo"... :-(
RispondiEliminaForse- ha ragione zio Scriba- abbiamo superato anche le previsioni di Orwell.
RispondiEliminaCi hanno cambiato la testa e ne siamo pure contenti.Ti ricordi la scena finale del"Caimano"di Nanni Moretti?
Ho paura che ormai sia davvero così
g
mai + avuto voglia di rileggerlo tanta angoscia mi aveva provocato da ragazza...
RispondiEliminachissà cosa penserebbe Orwell del web che allora non poteva prevedere e che, voglio essere ottimista(!), è e sarà l'iperspazio x le voci libere...
bentornata comunque!
buona settimana
ps pinterest mi ha mandato mail proprio qs mattina :-)
@ Chiara: pensieri deprimenti, ma giustissimi.
RispondiElimina@ Wenny: e hai fatto bene a dirmelo, mi fa piacere. Baci
@ Zio Scriba: hai ragione, porca vacca quanto hai ragione!
@ Grazia: perché quel "ci" hanno cambiato la testa? Ci sarà pure qualche differenza o dici che è un'illusione pensare di non essere lobotomizzati e contenti?
@ Aldebarina: ecco, allora forse è meglio che non lo rileggi, perché è davvero un libro duro e angoscioso. Però è bellissimo, e vale la pena di leggerlo, anche se con il cuore stretto dall'indignazione e dall'inquietudine.
(Concludiamo con una nota leggera: vedrai adesso diventerai anche tu pinterestaholic! Cercami, sono con il mio account di facebook)
Ho letto molto di Orwell. E' un autore che è impossibile non apprezzare, anche per le scelte che ha compiuto. Penso alla sua autonomia che lo ha portato a criticare da sinistra il totalitarismo staliniano o al suo impegno che lo ha condotto in Spagna durante la guerra civile o ancora all'amore per la verità che lo ha indotto a sperimentare, per documentarsi, la vita da barbone ( " Senza un soldo a Parigi e a Londra" ). Una persona che dava molta importanza alla responsabilità individuale ( basti pensare alla frase incisa sulla lapide della sua tomba: " A cinquant'anni ognuno ha la faccia che si merita". Per me è davvero un riferimento. Quando penso a lui mi sento meglio.Un bacio.
RispondiElimina@ Giacy.nta: sì, ho letto la breve nota biografica che accompagnava 1984 e mi ha colpito molto il fatto che, pur essendo destinato - per nascita - ad una vita di privilegi abbia scelto invece di seguire altre strade, difficili e piuttosto impervie, e le abbia seguite, pare, con coraggio e coerenza. Bellissima la frase sulla sua lapide, e molto vera. Baci
RispondiEliminaEh sì, anch'io spesso ho pensato a questo ultimamente, a come non urliamo, o troppo poco, per le cose veramente importanti... forse la risposta sta nel fatto che è spesso difficile rendersi conto a breve termine di quanto alcune rivendicazioni non siano solo di principio, ma abbiano ripercussioni dirette anche sul nostro vivere individuale e quotidiano. Ma devo dire anche che spesso mi sento disorientata e impotente di fronte a tante realtà ingiuste che vedo, e che forse è questo il sentimento di tanti altri... o forse è solo codardia? Un abbraccio, cara Duck!
RispondiEliminaSai che 1984 è uno di quei libri che mi son sempre ripromessa di leggere? Ne ho letto alcune parti nelle lezioni di letteratura inglese e quei pochi brani li ricordo ancora alla perfezione, con le immagini che mi sono creata, a volte decisamente migliori a confronto con la nostra realtà.
RispondiEliminaun caro saluto
Sul mio profilo di Blogger ci sono tre libri. Uno è questo. Ogni tanto ne regalo qualche copia. Ha previsto molte cose, tra cui la neolingua, sempre più semplificata per poter manipolare meglio le teste. Ciao.
RispondiElimina@ Cristina: capisco perfettamente il tuo punto di vista che è anche il mio a ben guardare, il senso di smarrimento e di scoramento e la sgradevole sensazione di essere codardi perché non ci si ribella quanto si vorrebbe/dovrebbe. Sono considerazioni sgradevoli, ma io penso sempre le cose sia meglio dirsele, non trovi?
RispondiElimina@ Iulia: leggere un libro dopo che ci si è fatta un'idea della storia è rischioso, ma 1984 è speciale; sento che non ne saresti delusa. Un saluto anche a te
@ Alberto: mi ha colpito molto il versificatore che nel romanzo serve a comporre canzonette e poesie: secondo me non se l'è inventato Orwell, ha solo dato un nome a qualcosa che c'è da molto tempo e ora è particolarmente utilizzato. Ciao a te
Bel post e bei commenti, cara Duck.
RispondiEliminaE' un libro che dà angoscia, ma che andrebbe diffuso a palate.
Anche se, come scrivono Zio Scriba e Grazia, forse addirittura siamo andati oltre e non in senso positivo.
Grazie e buona serata!
Lara
Condivido quanto scritto da Lara. Assolutamente e brutalmente angosciante. Andrebbe riletto e riletto e riletto.
RispondiEliminaCi sono testi, come questo, come Cristo si è fermato a Eboli, la Costituzione Italiana ed altri che andrebbero riproposti nella fatidica ora di una volta (tempi Jurassici) di Educazione Civica. Ma chissà se Mary Star Gelmini capisce queste 2 parole: Educazione e Civica. Forse dovrebbe consultare il Devoto-Oli. Ma vaglielo a spiegare cos'è il Devoto-Oli! Di sicuro penserà a un libro di preghiere mentre si fanno massaggi...
@ Lara: dà angoscia perché mette il dito su una piaga, sulla straordinaria capacità dell'uomo di rinunciare al pensiero critico e di intrupparsi nel branco. Io spero che non siamo andati oltre, ma ti dirò che in certi giorni mi è difficile crederlo.
RispondiElimina@ Nela San: che sagoma, mi hai fatto morire dal ridere. E poi mi è venuto da piangere, vabbe'.