mercoledì 23 marzo 2011

Le poesie del mercoledì: L'albatros - Charles Baudelaire

Eccomi, sono tornata, dopo una settimana di silenzio.

Una settimana durante la quale ho imparato anche diverse cose, alcune delle quali abbastanza sorprendenti per me.

Per esempio, cosa che non avrei mai detto, che sono internet-dipendente.

Ci sono giorni in cui ci passo diverse ore ed altri in cui controllo solo la posta e basta, ma non sapevo che l'idea di non poter scegliere se starci mezza giornata o mezz'ora mi stranisse così tanto e mi facesse sentire una mezza derelitta esiliata dal mondo e da tutti (io la chiamo "sindrome della piccola fiammiferaia").

Soprattutto mi sono mancate molto le tante finestre - una diversa dall'altra, ognuna affacciata su un panorama differente - che apro quasi ogni giorno sul mondo che mi circonda.

Il che in parole povere vuol dire che mi siete mancati voi, lettori e amici bloggers che passate di qui. 
E rendermene conto mi ha fatto molto molto piacere.

Ed ora basta sdilinquimenti e passiamo alla poesia di oggi.

Era da un po' che pensavo che avrei voluto postare qualcosa di Charles Baudelaire (e sono rimasta piacevolmente stupita quando ho visto che anche Grazia e anche Paola, tempo fa, hanno parlato di lui: sarà un "momento Baudelaire", forse legato alla primavera appena arrivata).

Famosissima, anche se non mi risulta venga considerata un suo capolavoro, la poesia di oggi ha per me un valore sentimentale enorme: la copiai, con una punta di vergogna e una di snobismo, su una delle prime lettere che spedii alla Spia, quando ancora la mail non si sapeva nemmeno che cosa fosse e il pc ce lo avevano in pochi (ed io ovviamente non ero tra loro).

La storia nacque così: lui un giorno mi scrisse che qualcosa di me gli ricordava un cigno (oggi probabilmente sarebbero i miei occhi cerchiati a fargli dire una cosa del genere; allora, forse, una certa qual inconsapevole leggiadria dovuta alla giovinezza, chissà...); io gli risposi che, più che a un cigno, mi sentivo somigliare all'albatros di Baudelaire, tormentato dai marinai e avvilito nel suo esilio terrestre (noterete da soli l'autocompiacimento adolescenziale insito in una simile affermazione).

Lui commentò dicendomi che la poesia era bella ma assai deprimente e che se proprio dovevo assomigliare a un pennuto, allora tra il cigno (il paragone col quale mi metteva a disagio) e l'albatros (la cui immagine gli comunicava una grande tristezza) era meglio la papera, che almeno è simpatica.

E quel giorno nacque Duck.

****

L'albatros
 

Per divertirsi, spesso, gli uomini degli equipaggi
catturano gli albatri, grandi uccelli marini 
che seguono,  indolenti compagni di viaggio,
il bastimento che scivola sugli amari abissi.

Non appena li depongono sulla plancia,
questi re dell'azzurro, goffi e vergognosi,
penosamente trascinano lungo i fianchi le loro grandi ali bianche,
come fossero remi.

Com'è goffo e debole questo viaggiatore alato!
Lui, prima così bello, com'è comico e brutto!
Uno gli stuzzica il becco con la pipa.
L'altro, zoppicando, imita l'infermo che volava!

Il poeta è simile al principe delle nubi
che è aduso alla tempesta e ride dell'arciere;
esiliato sulla terra, tra gli scherni,
le sue ali da gigante gli impediscono di camminare. 




****

17 commenti:

  1. Sei unica, Duck! E stare tra i pennuti ( albatros, cigni o quant'altro) ti garantisce una meravigliosa leggerezza ! Torno poi a leggere i post di Grazia e Paola. Adesso "volo" a scuola...

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  2. Svelata quindi la genesi di Duck! Ci sei mancata molto pure tu, sai? Nel mentre, siccome sei la mia papera preferita, ho pensato di segnalarti…
    E tu, quasi di rimando, hai inconsapevolmente elencato alcune cose di te che certamente io non conoscevo…
    Ben tornata!

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  3. Carissima! Mi sei mancata tanto!!!!
    Speravo davvero di trovare qualcosa di tuo oggi quando mi sono collegata!!

    Comunque, tornando a noi... :)
    Ho sempre adorato questa poesia, fin dalla prima volta che la lessi durante la lezione di letteratura inglese. E da allora devo dire che provo un certo amore anche per l'albatros, uccello a me sconosciuto prima, amore che tra l'altro condivido con il mio ragazzo, grande appassionato di volatili.

    Nel tempo mi son chiesta più volte da dove provenisse la scelta di questo grazioso "duck" ed ora finalmente capisco che è tutto merito della Spia! :-)))

    un caro saluto

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  4. Ben tornata, Ducketta, mi sei mancata davvero.
    Baudelaire, lo sai è uno dei miei poeti preferiti e questa poesia mi commosse da quando la lessi, adolescente , al liceo.Allora certo c'era,come tu ben dici,anche un certo compiacimento adolescenziale nel sentirsi(a torto)esclusi dal mondo.Ora l'apprezzo più liberamente e ancora di più da quando so che è in parte responsabile di uno dei nomi con cui ti conosco.
    Grazie Baudelaire e grazie a te per il link
    g

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  5. Che bello, il tuo ritorno!
    La lessi da ragazzino, e mi sentii anch'io tanto simile al principe delle nubi, così debole e goffo, nell'esilio quaggiù...

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  6. Quando parli di te-voi e si apre questa finestra di vissuto, raccontato con la rara abilità che appartiene alle belle penne (è proprio il caso di dire - no "Duck"?), be' io rimango sempre intenerita...

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  7. bella. me la ricordavo dal liceo. ;)
    sai che invece stamattina facevo i tuoi stessi ragionamenti al contrario: ho avvertito la tua assenza. nostalgicamente. mi mancava proprio leggerti. menomale che sei tornata! ;)

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  8. @ Barbara: ehi ma grazie, che onore ricevere una segnalazione da te. Ora è tardi, ma domani cerco di capire come funziona la faccenda. Grazie ancora, che cara che sei.

    @ Iulia: bello condividere una passione con il fidanzato, e soprattutto una passione naturalista. Hai visto, dunque? C'entra sempre la Spia, anche nell'attribuzione del mio più noto soprannome (ne ho circa 23753) con le sue molte varianti: c'è Duck, ovviamente, ma anche Papera, Paperotta, Paperina e Paperini e poi in varie lingue straniere, Canard, Duckling e persino Papaki - che sarebbe greco.
    Saluti!

    @ Grazia: sì, a quell'età ci si compiace e ci si tormenta di sentirsi degli emarginati e degli esclusi incompresi. Per fortuna poi passa (o almeno dovrebbe...)

    @ Zio Scriba: un altro del club degli adolescenti tormentati! Bentrovato a te, appena posso passo a vedere che cosa hai combinato nel frattempo.

    @ Marilì: tu ti intenerisci, e anch'io a leggere quello che hai scritto mi sono intenerita. Ebbene sì, sono una papera piuttosto sentimentale.
    Saluti!

    @ Manusa: che cara che sei a dirmelo. Speriamo non ti debba rimangiare tutto e pensare un giorno "ma non sarebbe bello se il pc della Papera si scatafasciasse un'altra volta per un mesetto?"

    @ Tiziana: che giro di pensieri e rimandi e che bello essere in compagnia di una sula, di Riondino, di Brunello Robertetti e soprattutto tua!

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  9. Certo che è proprio vero: ci sei mancata!!!
    Cara Duck, ora è ancora più gradevole chiamarti così, perché ci hai fatto sapere la simpatica e affettuosa origine di questo nick.
    Penso che nell'adolescenza sia più sentita questa esclusione e derisione del povero Albatros.
    E' una identificazione che, come scrive Grazia, con il tempo si assottiglia e svanisce.
    A presto :)
    Lara

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  10. Ciao cara, ti avevo lasciato un commento oggi pomeriggio ma non lo trovo! Distratta come sono ultimamente chissà cosa avrò combinato.
    Consideravo, comunque, come la dimestichezza con i volatili abbia finito per regalarti una straordinaria levità...
    Bacioni

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  11. finalmente. secondo me la storia del pc grande bufala e ti ripigliando solo ora da abbufffata di pajata di coda fritta alla vaccinara rifritta in padella alla giudea.
    respect per la spia che ti ha, metaforicamente, legnato sui denti per mega pippone poetico inviato in delirio di "oh/pomera/ma/nessuno/mi/ama!".
    quack quack quack... mooolto meglio.
    s

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  12. @ Lara: sì, per fortuna passa - in teoria. Saluti!

    @ Giacy.nta: è colpa mia, per qualche motivo dopo averlo letto non ho cliccato su "pubblica" e dunque stamattina ho rimediato. Spero bene di essere lieve, ma so che non sempre è così e che so anche essere pesante come un gigante dell'isola di Pasqua e malmostosa come una vecchia rompiscatole. Ma confido nella maturità!

    @ Stefano: mi conosci poco se credi che un'abbuffata di cibo possa ridurmi al silenzio per ben una settimana! La Spia fece bene allora a proporre l'alternativa Papera, ma ad onor del vero lo fece con grande delicatezza e tatto, senza bisogno di alcuna legnata.
    Quack!

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  13. Piacere di conoscerti!:)
    Passo di qui grazie ad amici blogger comuni...e mi piace tanto star qui, anche per le affinità in fatto di letture. Posso restare un po'?
    A presto....

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  14. Ciao Duck! In tuo onore, posto sul mio blog la mia versione dell'albatro.

    Paola

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  15. @ Luly: benvenuta e piacere. Stai pure quanto vuoi, faccio presto un giro da te.
    Saluti!

    @ Paola: allora devo assolutamente dare un'occhiata.

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  16. Me la ricordo perfettamente questa poesia anche se da molto tempo non l'avevo più letta. Avessimo le ali anche noi, quante volte l'ho pensato.

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  17. Così però non vale: si sa che rimestare senza preavviso nel mare magnum della nostalgia può avere esiti letali!
    Ebbene sì, cara Papera: siamo gli ultimi romantici della busta affrancata, intemerati epigoni di un mondo che purtroppo non c'è più (sappiano i tuoi lettori che all'epoca indulgevi addirittura all'uso della stilografica!)
    Resta che il "mio" albatros continua ad essere quello di Coleridge, immortalato in veste di capro espiatorio nella "Rime of the Ancient Mariner". Solo un "brutto anatroccolo" a nome Duck poteva spalancarmi davanti gli orizzonti baudeleriani in maniera sì lieve.

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